COSA BIANCA, NON IN BIANCO - PIERFURBY HA CAPITO CHE SULLA SUA NUOVA BALENA BIANCA VOGLIONO CAVALCARE IN TANTI SENZA METTERCI LA FACCIA O PORTARE VOTI - DATO CHE IMBARCARE ADESSO PASSERA E ALTRI MINISTRI PUÒ SIGNIFICARE UNA CRISI DI GOVERNO, CASINI TIRA PER LA GIACCA TUTTI GLI ALTRI: CHI VUOLE GODERE, MUOVA IL SEDERE E SI DIA DA FARE - L’ASSOCIAZIONISMO CATTOLICO, PEZZI DI CONFINDUSTRIA E GLI AMICHETTI DI MONTEPREZZEMOLO DEVONO ANCORA SCIOGLIERE LE RISERVE...

Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"

Il percorso è iniziato, le prime tappe sono stabilite, ma l'approdo lo si capirà solo quando sarà decretata la fine della legislatura. Perché se è sempre più probabile che le grandi manovre al centro porteranno alla nascita di un nuovo soggetto politico moderato - di ispirazione liberaldemocratica, cattolico e laico insieme, che guarda all'alleanza con la sinistra almeno per la prossima legislatura - chi ne farà parte e chi lo guiderà è ancora tutto da decidere.

Non c'è dubbio che Pier Ferdinando Casini, e con lui Gianfranco Fini e fin dalla prima ora Beppe Pisanu, sono disponibili ad andare verso un nuovo contenitore unitario il prima possibile: già alla festa dell'Udc di Chianciano la prima settimana di settembre, Casini rinnoverà la disponibilità ad aprire il cantiere, a fine mese nell'assemblea dei 1000 Fini farà altrettanto, tra ottobre e novembre potrebbe tenersi la convention fondativa con l'ingresso di «società civile, mondo del volontariato, delle professioni, delle categorie».

Ovvero esponenti della Cisl come Bonanni, di Confindustria come Emma Marcegaglia, di Confagricoltura, dell'associazionismo cattolico e no. Più problematiche invece le adesioni di ministri come Riccardi e Passera, che chi lavora al progetto dà già per scontate, e forse della Cancellieri. Complicate e delicatissime da gestire.

Chi lo conosce bene assicura che il ministro per lo Sviluppo economico mai e poi mai lascerebbe il governo per aderire ad un partito, e mai e poi mai farebbe qualcosa che possa mettere in discussione l'identità tecnica dell'esecutivo, creando ovviamente difficoltà a Monti. Stessa posizione espressa dagli altri suoi colleghi che pure potrebbero essere interessati a proseguire la propria esperienza in una formazione politica.

Ma tanta obbligata cautela - perché è chiaro che il Pdl in caso di ministri schierati con la «concorrenza» farebbe fuoco e fiamme, e la rottura nella maggioranza sarebbe inevitabile - rende altrettanto cauto Pier Ferdinando Casini. Che continua ad esprimere l'intenzione di ricostruire l'area moderata ma «non per rifare la Dc», conscio che in tempi di crisi estrema dei partiti inseguire il passato non avrebbe senso. Ma è altrettanto deciso a raffreddare gli entusiasmi di quanti danno per fatta l'operazione.

L'Udc, è l'avvertimento che sta mandando in queste ore il leader, non si scioglie fino a quando tutti non saranno in grado di portare non solo il proprio nome ma anche qualcosa di più pesante al progetto comune. Il timore dei centristi è infatti che sotto una casa già costruita vogliano venire ad abitare in troppi senza spendersi concretamente, senza mettersi in gioco, senza assicurare un seguito di consensi in qualche modo visibile. E anche la gelata che arriva dai ministri dopo le accelerazioni mediatiche degli ultimi giorni su un progetto già in rampa di lancio, non piace a chi ha comunque un partito da gestire e deve tener conto anche di quale sarà alla fine la legge elettorale e quali le convenienze per ciascuno.

Insomma, chi è interessato a costruire qualcosa - fanno sapere dall'Udc - deve muoversi. Un messaggio rivolto anche a Luca di Montezemolo, che non ha ancora sciolto le riserve su un suo eventuale impegno sul campo (autonomo o nella «Cosa Bianca»), all'associazionismo cattolico che - come quello del Forum delle associazioni cattoliche, che sta preparando la propria Todi 2 - manda segnali contrastanti, ma anche a quella parte di Confindustria a parole disponibile all'intesa, così come ai tanti esponenti del Pdl che guardano con speranza ad un approdo nella creatura centrista ma che per avere accoglienza devono portare consensi visibili.

Si naviga con cautela insomma, mentre dal Pdl si ostenta sicurezza: «Sono operazioni di maquillage che non ci preoccupano», assicura Mariastella Gelmini. E spiega l'ex ministro che il suo partito punterà tutto «sui programmi, sui messaggi concreti da dare alla gente: abbattimento del debito per ridurre le tasse, rapporto con le categorie. Non è con i politicismi che si conquistano gli italiani, ma con le proposte».

 

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