SINISTRATI ALLE GRANDI MANOVRE - PISAPIA SFIDA RENZI: “VUOLE L’UNITA’ DEL CENTROSINISTRA? FACCIAMO LE PRIMARIE E VEDIAMO CHI LE VINCE" – L’EX SINDACO DI MILANO SI AVVICINA A BERSANI E PUNTA A PORTARE A BORDO ANCHE PRODI CHE ORA ASPETTA LE MOSSE DI RENZI
Tommaso Ciriaco per la Repubblica
Matteo Renzi "chiama" Giuliano Pisapia, l' ex sindaco di Milano risponde. E rilancia: «Se davvero vuole la coalizione di centrosinistra, faccia le primarie. Poi vediamo chi le vince». Dopo il siluramento grillino del sistema elettorale tedesco, la svolta del segretario del Pd smuove le acque progressiste. Al centro torna l' ipotesi di un accordo organico al Senato, dove un' intesa abbasserebbe la soglia d' accesso dall' 8% al 3%. E il leader di Rignano come valuta la contro-proposta?
«Teniamo aperta la porta - detta la linea ai suoi - Certo, ho appena vinto ai gazebo ed eviterei un' altra campagna, ma è anche vero che il tempo non manca, visto che non vogliono mandarci a votare...». E a sera, un petalo del Giglio magico come Francesco Bonifazi muove un altro timido passo in avanti: «Facciamo le primarie e vediamo chi vince? Bene. Chi perde che fa, caro Giuliano: resta o scappa?».
matteo renzi giuliano pisapia a milano pranzo con la moda
La prima reazione di Pisapia al ramoscello d' ulivo renziano è rigida, quasi ostile. «Sono per il massimo dell' unità - premette ma non si può fare un' apertura dopo mesi in cui abbiamo cercato un' alleanza e dopo una sconfitta su una riforma elettorale che presupponeva coalizioni diverse ». L' ex sindaco di Milano avrebbe preferito un' assunzione di responsabilità pubblica, aperta, ufficiale. In ogni caso, poco dopo sfuma i toni e sfida Renzi a essere conseguente. In fondo, i gazebo sono l' orizzonte indicato mesi fa per evitare le larghe intese con Berlusconi: «Solo così potremo costruire una coalizione ampia e unita, capace di governare».
Gli ostacoli sono tanti, ovviamente. Nella galassia di sinistra Pisapia è tra i pochi a considerare Renzi qualcosa di meglio di un avversario da archiviare. «Noi dobbiamo vedere le carte di Renzi - sostiene il suo braccio destro, Massimiliano Smeriglio - Naturalmente serve discontinuità politica e programmatica». L' ostilità contro il leader di Rignano, invece, è cavalcata innanzitutto da Massimo D' Alema. Ma anche tra i bersaniani c' è disagio per un nuovo "abbraccio":
«Sono scettico - confida Miguel Gotor - perché non ne vedo le condizioni politiche. Renzi si è già fatto il suo plebiscito e non credo voglia rimetterlo in discussione». Eppure, Pierluigi Bersani non si farà schiacciare sulla linea dalemiana. E nel Pd crescono i fan della coalizione: «Noi - ammette l' orlandiano Andrea Martella - siamo per le primarie di centrosinistra ». E poi c' è il "fattore P", nel senso di Romano Prodi. Il Professore è sempre più vicino al leader milanese e lavora per ribaltare gli equilibri progressisti.
Tocca a Renzi, adesso, decidere. Nei momenti di sconforto il segretario dem continua a tirarsi su profetizzando un incidente parlamentare che potrebbe ribaltare di nuovo il quadro. Ma è chiaro che l' orizzonte della legislatura torna ad essere quello del 2018, tanto che proprio Pisapia in linea con la campagna di Repubblica - invita il governo a condurre in porto alcune leggi chiave: «Anziché fare accordi con FI, M5S e Lega sulla legge elettorale prendiamo l' impegno di un percorso comune per approvare lo ius soli, il reato di tortura, le disuguaglianze, il codice antimafia».
Per adesso, insomma, ragionare di nuove primarie sembra davvero l' unica strada per ricucire un' alleanza frantumata da scissioni e veleni. Il punto di caduta, poi, potrebbe essere una coalizione organica a Palazzo Madama, con tanto di listone, oppure soltanto una "desistenza". Quel che è certo è che l' onda unitaria si ingrossa di giorno in giorno: «Matteo ha vinto le primarie del Pd va ripetendo in giro il capo della minoranza dem Andrea Orlando - ma perderà le elezioni. È un problema con cui fare i conti».