pnrr paolo gentloni raffaele fitto

PNRR A PASSO DI LUMACA VERSO IL DISASTRO – A BRUXELLES SONO INCAZZATI PERCHÉ I CONTATTI PER LA REVISIONE DEL RECOVERY VANNO A RILENTO. COLPA ANCHE DEL FATTO CHE NÉ FITTO NÉ MANFREDI SELVAGGI, IL CAPO DELLA NUOVA STRUTTURA DI MISSIONE DI PALAZZO CHIGI, PARLANO INGLESE –  IL CASO ESPLOSIVO DEL SUPERBONUS: 13,5 DEI 75 MILIARDI SPESI PER QUESTA MISURA VENGONO DAL PNRR, E ORA BRUXELLES VUOLE VEDERE RISULTATI AMBIENTALI, CHE NON CI SONO…

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

URSULA VON DER LEYEN E GIORGIA MELONI

Prima che Giorgia Meloni ripartisse dal G7 di Hiroshima, Ursula von der Leyen deve aver cercato di parlare riservatamente alla premier. Almeno era la sua intenzione, dettata da una preoccupazione della presidente della Commissione Ue: lo stallo con l’Italia su vari aspetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

 

Perché non c’è un fronte solo. Ce ne sono vari con ricadute sui progetti aperti, sulla revisione dei piani, sul versamento totale (o parziale) delle rate del Pnrr e dunque sulla gestione della liquidità del Tesoro in un anno particolarmente impegnativo perché andrà piazzato sul mercato un volume di titoli pubblici molto elevato.

RAFFAELE FITTO E PAOLO GENTILONI

 

[…]

 

Ciò che ha spinto Von der Leyen a sollevare il tema con Meloni è che il rapporto di lavoro fra Roma e Bruxelles sul Pnrr non sarebbe fluido. Almeno a livello superficiale, un ostacolo deriverebbe dal fatto che non parlano inglese né il ministro agli Affari europei Raffaele Fitto — delegato al Pnrr — né il capo della nuova Struttura di missione rafforzata di Palazzo Chigi, il magistrato della Corte dei conti Carlo Alberto Manfredi Selvaggi.

 

giorgia meloni e raffaele fitto

I due terrebbero riunioni in videoconferenza con gli uffici europei preposti al Recovery ogni sette o dieci giorni, senza contatti costanti. E almeno in un caso si sarebbero serviti di un funzionario di Bruxelles portato dal precedente governo a Palazzo Chigi, Claudio Casini, per farsi tradurre le proprie affermazioni e le risposte dei funzionari europei.

 

[…] A Bruxelles c’è irritazione perché il governo italiano, dopo averla annunciata fin da febbraio, continua a rinviare la sua proposta di revisione del Pnrr e di integrazione con i piani di RepowerEu sull’energia: la Commissione vorrebbe essere informata prima della presentazione formale, per valutare nel merito e preparare con l’Italia un pacchetto che passi il vaglio di tutti i governi europei (soprattutto i finanziatori netti del Piano, a Berlino o all’Aia).

 

raffaele fitto giorgia meloni

Invece Fitto tiene per ora coperte quasi tutte le sue carte. Il ministro dice di voler prendere tempo almeno fino a estate inoltrata, anche se paradossalmente parte della revisione coinvolge alcuni dei 27 obiettivi che l’Italia dovrebbe – in teoria – centrare a giugno per poter chiedere l’erogazione della prossima rata del Pnrr da 16 miliardi di euro (la quarta della serie).

 

L’insofferenza nella Commissione su questo punto è palpabile. Di certo quasi tutte le riunioni in video Roma-Bruxelles (con traduttore) si stanno concentrando non sulle mosse future, ma sul passato. In particolare, sui passi che mancano per sbloccare la terza rata da 19 miliardi che l’Italia ha chiesto fin da gennaio.

 

raffaele fitto giancarlo giorgetti paolo gentiloni

Sarebbero risolti i problemi più noti, come le concessioni portuali, ma da Bruxelles c’è irrigidimento su varie questioni minori: per esempio, si esige che passi al vaglio del Parlamento e venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto già varato dal ministero dell’Ambiente sul passaggio al libero mercato delle utenze elettriche nel 2024.

 

[…]

 

C’è anche un tema più concreto: giorni fa la Ragioneria dello Stato ha pubblicato la nota sulla finanza pubblica nei primi quattro mesi dell’anno e le notizie non sono buone. Non è tanto che il fabbisogno, di 65,7 miliardi, a fine aprile è già di 42 miliardi più alto rispetto a un anno fa; soprattutto le disponibilità liquide del Tesoro, quelle che servono per i pagamenti correnti dello Stato, viaggiano a soli 40 miliardi, mentre erano al livello sicuramente elevato di cento miliardi a fine aprile del 2021 e del 2022. Insomma, la disponibilità di tesoreria del governo non è certo abbondante.

raffaele fitto giancarlo giorgetti paolo gentiloni 1

 

La ragione in gran parte è legata al Pnrr. Il Tesoro ha infatti impostato il suo calendario di emissioni di titoli di Stato (che servono a dare la liquidità con cui funziona lo Stato) presumendo che il governo avrebbe puntualmente incassato da Bruxelles i 19 miliardi della terza rata del Recovery e i 16 della quarta.

 

Ma la prima resta bloccata in un contesto di rapporti freddi e tesi; e la seconda a giugno rischia seriamente di esserlo perché l’Italia non centrerà alcuni dei 27 obiettivi previsti. Anzi ha già chiesto revisioni per dieci di essi, di cui tre o quattro sostanziali.

 

Il caso più esplosivo riguarda il Superbonus, perché 13,5 dei 75 miliardi spesi su di esso vengono dal Pnrr e ora Bruxelles vuole vedere risultati ambientali, che non ci sono: l’accordo prevedeva che si sostituissero grazie al credito d’imposta solo caldaie a gasolio, mentre sono state sostituite quasi solo caldaie a gas con altre caldaie a gas.

RAFFAELE FITTO ALLA CAMERA ALLA DISCUSSIONE SUL DL PNRR

 

Ora Fitto e Meloni sono a un bivio. Il Tesoro ormai ha bisogno di sapere al più presto se deve prepararsi a collocare bond sul mercato per 20-40 miliardi più del previsto nei prossimi mesi. Non sarebbe certo una sfida da poco: con la fine del sostegno della Banca centrale europea e un fabbisogno elevato, questo è già l’anno di maggiori emissioni destinate al mercato dall’inizio dell’euro (circa cento miliardi). Una via d’uscita ci sarebbe: l’Italia può accettare pagamenti parziali da Bruxelles, defalcando le somme legate agli obiettivi del Pnrr ancora in sospeso. È una possibilità legale. Ma presuppone una chiarezza sui piani futuri che, per il momento, si fa attendere.

giorgia meloni ursula von der leyen 3

 

giorgia meloni ursula von der leyen 2

Ultimi Dagoreport

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…