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SUL PNRR UNA REVISIONE TIRA L’ALTRA – ALLA FINE DEL PIANO MANCANO 18 MESI E, VISTI I RITARDI, IL GOVERNO PRESENTERÀ UNA QUINTA MODIFICA DEL PIANO PER EVITARE UNA FIGURACCIA – È IMPOSSIBILE ACCELERARE LA SPESA A UN RITMO ESPONENZIALE, OLTRE CINQUE MILIARDI AL MESE – I LAVORI PER UNA SERIE DI INFRASTRUTTURE VERRANNO RIPROGRAMMATI – A RISCHIO 17 MILA POSTI NEGLI ASILI NIDO. IN GRAVE RITARDO I NUOVI OSPEDALI AL SUD – BRUXELLES POTREBBE CONCEDERE UN ALLUNGAMENTO DEI TEMPI PER LE OPERE IN BUON STATO DI AVANZAMENTO…
1. PNRR, ULTIMA CHIAMATA
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
Via i progetti irrealizzabili entro la scadenza. Ridimensionamento degli obiettivi impossibili, spostamento degli investimenti a rilento verso altre fonti di finanziamento. Alla scadenza formale del Recovery Plan manca ormai meno di 18 mesi. Con l'arrivo di Raffaele Fitto alla Commissione europea e la delega alla sua attuazione, per l'Italia il problema politico di presentarsi alla scadenza senza rimediare una figuraccia si fa sempre più impellente.
Il successore di Fitto al ministero degli Affari europei - Tommaso Foti - per raggiungere l'obiettivo di spendere le risorse chieste entro i tempi stabiliti ha davanti a sé una sfida quasi impossibile: accelerare la spesa ad un ritmo esponenziale, oltre cinque miliardi al mese.
L'Italia - il maggior beneficiario in assoluto con la Spagna del primo esperimento di debito europeo - ha chiesto fin qui ben quattro revisioni. Germania, Grecia, Finlandia, Irlanda e Cipro ne hanno presentate tre, altri dieci Paesi due. Foti ha annunciato a questo giornale mercoledì scorso che in marzo presenterà in Parlamento la quinta richiesta di modifica: quasi certamente l'ultima, poi occorrerà sperare nell'inevitabile proroga che Foti nega solo per ragioni di opportunità.
[…] Non è nulla di nuovo: se il Pnrr si fermasse qui, la media dei fondi già utilizzati - un terzo del totale - sarebbe la stessa della programmazione ordinaria dei fondi europei. Con un occhio al successo spagnolo, a Palazzo Chigi sanno cosa non ha funzionato del piano italiano: Madrid ha concentrato gli investimenti su meno obiettivi e concentrati verso il sistema produttivo.
Il nostro Pnrr - nonostante i tentativi ripetuti di modifica - ha più di 260mila appalti. Una polverizzazione che avvantaggia i piccoli interventi sul territorio e i Comuni, meno le imprese. Basti qui citare il caso del progetto Transizione 4.0, sei miliardi a disposizione per l'installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni. Secondo le stime che circolano nel settore, fin qui non sarebbero stati accolti progetti per nemmeno un miliardo: colpa delle procedure complicatissime per ottenere i fondi. E così fra Palazzo Chigi e i ministeri si lavora a tessere l'ennesima tela di Penelope.
[…] La questioni asili è quella che imbarazza di più: secondo le stime aggiornate della struttura di missione il 30 novembre la spesa ha raggiunto il trenta per cento dei fondi a disposizione. Secondo Palazzo Chigi è un'ipotesi prudenziale, perché i Comuni tardano a caricare i dati sulla piattaforma unica di rendicontazione della spesa. L'ultima revisione aveva già ridotto l'obiettivo nazionale dei nuovi posti da 264mila a circa 150mila. Ora - lo ha scritto l'Ufficio parlamentare di bilancio - il governo potrebbe essere costretto a tagliarne altri 17mila.
giorgia meloni tommaso foti - foto lapresse
Sia come sia, nell'ultima revisione dovrebbe essere fatto ciò fin qui evitato è stato evitato: tagliare i fondi ai Comuni manifestamente incapaci di rispettare la scadenza di metà 2026, quantomeno come data ultima per l'apertura dei cantieri. Così come nell'ultima revisione, ci sarà anche un aggiornamento delle opere pubbliche finanziate direttamente dallo Stato, a partire da quelle ferroviarie, che pure vanno meglio di altre ma restano sotto al 40 per cento della spesa potenziale.
[…] E' sempre più probabile che l'anno prossimo Bruxelles conceda un allungamento dei tempi fin qui concordati per l'intero piano. Non una proroga secca (che dovrebbe passare dal voto del Consiglio europeo), più probabilmente uno strumento giuridico che permetta di evitare contestazioni e permetta di considerare come finite opere in buon stato di avanzamento.
E' quel che chiede da tempo il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti, e a cui Fitto lavora da settimane. Manca ancora il consenso dei Paesi che della proroga avranno effettivamente bisogno: l'Italia non vuole muoversi da sola.
2. INVESTITO SOLO IL 30% DEI FONDI IN FORTE RITARDO GLI OSPEDALI AL SUD
Estratto dell’articolo di P.Bar. per “La Stampa”
Nonostante la revisione dell'anno passato il Pnrr stenta a decollare. Secondo l'ultimo monitoraggio effettuato dalla fondazione Openpolis, da mesi in pressing sul governo per ottenere dati aggiornati, a un anno e mezzo dalla scadenza del piano gli investimenti realizzati non arrivano nemmeno ad un terzo dei fondi che l'Europa ci ha messo a disposizione: in base ai dati aggiornati allo scorso 13 dicembre siamo infatti al 30,5%, ovvero a 58,6 miliardi di euro su un totale di 194,4.
Stando al ministro degli Affari europei Tommaso Foti, in realtà saremmo già oltre quota 64 miliardi, ma è un dato di fatto che un anno fa eravamo in ritardo e oggi lo siamo ancora. Da mettere a terra ci sono ben 269.299 progetti e ora ci si rende conto che forse sono troppi. [...]
il video di giorgia meloni sul pnrr 3
Secondo la Svimez il Sud ha realizzato solamente i 30% dei progetti relativi a ospedali, case di comunità e telemedicina contro il 72,7% del Nord. Per quanto riguarda i comuni, invece, i progetti esecutivi più in ritardo riguardano gli impianti per il trattamento dei rifiuti con appena l'11% dei lavori avviati al Sud ed il 27% al Nord ma anche la realizzazione di nuovi asili avanza a fatica. [...]
A conti fatti le Regioni, con l'82,3% dei progetti avviati al Nord ed il 64% al Sud, hanno fatto meglio dei comuni arrivati rispettivamente al 75,9 ed al 50%.
[...] Stando a Openpolis il settore messo peggio è quello della Pa (10 progetti in tutto) dove sono stati investiti appena 37,8 milioni su 535,5 (7,6%). Molto male anche la voce "Transizione ecologica", dove la spesa per 8.568 progetti è ferma all'8,46% (3,2 miliardi su 37,3). Questo perché nel campo della tutela del territorio sono stati investiti appena 1,6 miliardi su 10, nelle rinnovabili nemmeno 50 milioni su 8,6 miliardi, 202 milioni nell'economia circolare anziché 2,1 miliardi.
pnrr - fondi e misure da qui al 2026 - la stampa
Cultura e turismo si fermano invece all'11,25% (552 milioni), il programma a favore dell'inclusione sociale arriva al 13,69% (799,8 milioni) coi progetti nel campo della disabilità che però annaspano al 3,81% (spesi appena 19,1 milioni su 500).
Anche i programmi nel campo della salute faticano ad avanzare: a fine 2024 con 10.084 progetti in corso erano stati infatti investiti solo 2,3 miliardi su 15,6. In ritardissimo soprattutto quelli sulla medicina territoriale fermi all'11,32% (877,2 milioni).
Quasi non pervenuti quelli in ricerca e formazione (stanziati 1,3 miliardi, speso solo il 2,36%). Poco più di un terzo dei progetti del Pnrr riguarda la digitalizzazione: in questo campo le riforme sono state realizzate al 100%, gli investimenti invece arrivano appena al 22,31% (3 miliardi anziché 13,1).
Su scuola, università e ricerca si contano in tutto 59.501 progetti: finora sono stati spesi 7,4 miliardi (26,21%) per cui ne restano altri 21 da investire, soprattutto sul fronte delle 25.229 strutture scolastiche inserite nel Pnrr dove la spesa è al 27,79% dei 12,1 miliardi disponibili. Va meglio nel campo della Giustizia, dove però erano previsti appena 5 progetti e dove è stato già investito 1 miliardo pari al 42,66% del totale.
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Infine il capitolo "Imprese e lavoro" dove gli investimenti hanno raggiunto quota 47,33% con la messa a terra di 15,8 miliardi su 33,3. Ma questo risultato lo si deve essenzialmente ai programmi dedicati a competitività e innovazione che grazie alle imprese private destinatarie degli incentivi è stato possibile investire 14,2 miliardi su 17,9 (79,08%). Perché di contro alla voce "lavoro" la spesa di ferma al 9,95% (668 milioni), mentre l'agricoltura arriva appena al 2,47% dei 5,9 miliardi messi a bilancio.
Dati non positivi, insomma, che secondo Openpolis confermano le difficoltà e i ritardi che da mesi vengono denunciati, e «che contraddicono il tono trionfalistico sul Pnrr della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dell'ex ministro Raffaele Fitto, oggi diventato commissario europeo». P. Bar.