1. MA COSA HA CHE FARE LA FAMOSA “NUVOLA” DI FUKSAS CON I “RENDER” PROGETTUALI? 2. IL RITARDANTE CENTRO CONGRESSI DI ROMA Più CHE “NUVOLA” SEMBRA UN MAMMOZZONE 3. MA GLI “SFREGI” DELL’ARCHI-STAR NON FINISCONO MAI: LO STORICO DELL’ARTE SALVATORE SETTIS LO SBRANA PER LA “CUPOLA” IN CIMA AL MEGASTORE BENETTON NEL CENTRO DI ROMA 4. “QUELLO CHE C’ERA PRIMA ERA PEGGIO” NON PUO’ ESSERE UNA SPIEGAZIONE: E LA TUTELA DEI CENTRI STORICI? BONDI-GALAN-ORNAGHI? UN TERZETTO CHE, FOSSE STATO A FIRENZE NEL QUATTROCENTO, SAREBBE RIUSCITO A INSABBIARE IL RINASCIMENTO…”

1- MAIL
Caro Dago
Il grande (nel senso di stazza) architetto Fuksas sproloquia sull'Italia e sui danni che avrebbe avuto da 20 anni di Berlusconi. anche io vorrei avere avuto i suoi danni ; mi pare di ricordare che per la Fiera di Milano (committente Regione Lombardia di Formigoni taglio del nastro di Berlusconi appunto) abbia ricevuto 30 milioni di parcella.
Poi se mai sarà finita la famosa ‘'nuvola'' ti chiederei di mettere vicino i render progettuali e le foto dell'opera (??? ) finita per verificarne la corrispondenza. Basta infatti passare anche adesso e l'unica nuvola che siamo sicuri di vedere sta nel cervello del progettista....

2. FUKSAS, BENETTON E LA TUTELA DIMENTICATA
Salvatore Settis per La Repubblica

«Una soluzione in chiave contemporanea di problemi causati dalle leggi sul condono»: questo e non altro è la contestatissima "cupola" di Fuksas secondo il giudizio dell'architetto Federica Galloni, direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio. Nella sua foga auto-assolutoria, l'architetto Galloni ci informa (intervista di Francesca Giuliani, ieri in queste pagine) che «il cantiere del megastore di Benetton è un immobile non vincolato, sul quale il ministero si limita a dare parere consultivo», che naturalmente «può essere disatteso», e che comunque è meglio la sopraelevazione con cupola piuttosto che «un ammasso di impianti e volumi tecnici, legittimo in quanto sanato da condono».

È dunque il caso di ricordare sommessamente all'alta funzionaria che, oltre all'eventuale vincolo su singoli edifici, il solo che ella sembra conoscere, la legge prevede anche un vincolo contestuale, quale risulta per esempio da determinati contesti urbani, quando - si capisce - vengano considerati meritevoli di tutela. La vera domanda è dunque: il centro di Roma è meritevole di tutela? La cupola di Fuksas è a un passo da quella di San Carlo al Corso, la più alta della città dopo San Pietro, firmata da Pietro da Cortona nel 1669: basta per "far contesto", nella visione dell'architetto Galloni? Il nome di Fuksas, e l'invocazione a «un'architettura di qualità» sollevano i soprintendenti dai loro compiti di legge?

Da troppo tempo le nostre città sono paralizzate da un patchwork normativo, che distribuendo le competenze autorizzative tra comuni e soprintendenze lascia spazio ad arbitri di ogni sorta. Non passa giorno senza che qualcuno ci spieghi che bisogna avere il "coraggio" di innestare il contemporaneo nel tessuto storico delle nostre città. E questo nel Paese che ha le più squallide e incontrollate periferie d'Europa, esito infelicissimo della mancata applicazione della legge urbanistica del 1942 e del suo mancato raccordo con la tutela dei paesaggi.

Gli osservatori dotati di qualche cultura (specialmente se non italiani) si chiedono spesso perché, se davvero vogliamo nuove architetture di qualità, esse non debbano riscattare le periferie, anziché (come accade) invadere i centri storici, avviando un processo di omogeneizzazione, una vera e propria periferizzazione delle loro gloriose architetture.

A questa domanda non si può rispondere con un generico de gustibus non disputandum.
Qui non si tratta di discutere sul gusto personale, ma sulla legalità e sul rispetto delle regole. Perciò un pubblico funzionario non può giocare in ritirata, cestinando il principio della tutela contestuale dei centri storici, e autorizzando di fatto qualsiasi "novità" negli edifici non individualmente vincolati.

Certo è difficile chiedere il rispetto delle regole ai funzionari di un ministero devastato dalla micidiale sequenza Bondi-Galan-Ornaghi, un terzetto che, fosse stato a Firenze nel Quattrocento, sarebbe riuscito a insabbiare il Rinascimento. È in questo clima che l'architetto Galloni, a quel che pare cedendo a pressioni di parte, non ha messo il vincolo a una preziosa Commode del Settecento, ed è stata per questo rinviata a giudizio (l'udienza preliminare è fissata al 26 marzo), ma prontamente festeggiata da Ornaghi che l'ha confermata nel suo ufficio con quattro mesi di anticipo, pochi giorni prima di concludere il suo inglorioso mandato (ne ha scritto Tomaso Montanari sul Fatto del 16 febbraio).

Se lo Stato è in fuga, il Comune avanza: e infatti il soprintendente comunale Umberto Broccoli non esita a paragonare Fuksas a Bramante, e proclama quello che (per lui) è il principio supremo della tutela: «Noi non siamo in condizione di giudicare». Carlo Gasparrini, urbanista e consulente del Comune, qualche dubbio deve averlo, se ha dichiarato che la cupola di Fuksas «quando sarà illuminata avrà anche una sua bellezza», percepibile evidentemente solo by night; comunque «quel che c'era prima era molto peggio». Prese nel loro insieme, queste dichiarazioni hanno un senso solo: mano libera sulle città, meglio non giudicare e lasciar fare.

Lasciar fare a chi? A Venezia da mesi si combatte contro il progetto di ristrutturazione di un insigne edificio del primo Cinquecento, il Fondaco dei Tedeschi, con sopraelevazione, terrazza panoramica, scale mobili nel cortile eccetera, secondo il progetto di un'altra archistar, Rem Koolhaas. Anche lì, come nell'edificio di Roma, a determinare il riuso e il "segno forte" di un architetto è la nuova destinazione commerciale dell'edificio. Ma dobbiamo davvero prendercela (solo) con gli architetti? Non sarà ancor più importante il committente, tanto più che nell'un caso e nell'altro è lo stesso, Benetton?

"Padroni in casa propria" risponderebbe Berlusconi. Perché in questa Italia dove contano solo i padroni abbiamo disimparato responsabilità e dignità, abbiamo perso memoria storica. Abbiamo dimenticato la grande lezione di un sovrano di Roma, papa Gregorio XIII (quello del calendario gregoriano oggi in uso in tutto il mondo), che nella costituzione apostolica Quae publice utilia et decora( 1574) vieta le sopraelevazioni nel centro di Roma, proclamando l'assoluta priorità del bene e del decoro pubblico sulle cupiditates e sui commoda [interessi, profitti] dei privati.

Da quella tradizione vengono le nostre leggi di tutela: il neoguelfo Ornaghi, tanto ossequiente a papi e cardinali, potrebbe riposarsi presto dai suoi ozii di ministro leggendosi, tanto per curiosità, non dico il Codice dei Beni culturali, ma almeno il bel latino di Gregorio XIII.


3- CUPOLA FUKSAS, "SFREGIO AL CENTRO STORICO" ATTO D'ACCUSA DI URBANISTI E AMMINISTRATORI: "DOVE SONO LE REGOLE?"
Francesca Giuliani per "la Repubblica - Roma"

Riflettori accesi e dibattito aperto sulla Lanterna Fuksas, la copertura di vetro e acciaio in cima al megastore Benetton in via Tomacelli. Il tema è sempiterno ed insoluto: come intervenire sulla città storica senza contaminarla? Come dare forza anche ad attività contemporanee in un contesto così delicato?

«L'opera in sé non è brutta. Il problema è che probabilmente si trova nel posto sbagliato», commenta Federico Oliva, presidente dell'Istituto nazionale di Urbanistica, aggiungendo che «fra tante discussioni che si sono fatte su come intervenire sul Centro, è sorprendente che si sia acconsentito ad un intervento tanto pesante.

Di certo vista dall'alto l'immagine è forte: il problema che quest'opera pone è come far convivere il moderno con l'antico in un centro storico dal tessuto omogeneo come non c'è in altre città, uniformate dagli interventi ottocenteschi, da Parigi a Berlino. La copertura di Fuksas in sé è anche interessante, la struttura leggera e trasparente, ma mi chiedo: cosa ci prende con il contesto?». Aggiunge: «Le città non sono musei: le attività commerciali e anche private devono poter essere realizzate e vanno bene. Ma serve una misura».

Eppure La Lanterna è addirittura l'adeguamento di un progetto iniziale ben più ardito e oggi ha tutte le carte in regola per trovarsi proprio lì dov'è: sotto il sole di Roma, fra i tetti che hanno ispirato fior di pittori di ogni epoca, tra una cupola barocca e l'altra, ad accogliere il riflesso del sole sul vetro prendendo luce a specchio, come un lago alpino. Intanto continuano a fioccare le proteste e le prese di posizione dei cittadini specialmente dato il fatto che «come sta facendo ormai da cinque anni la giunta Alemanno non informa il municipio delle sue decisioni e non concepisce di condividere i progetti con la cittadinanza.

Anche per questo abbiamo scritto all'assessore Corsini chiedendo chiarimenti sull'impatto che questa nuova attività commerciale avrà sul centro di Roma e sui suoi abitanti», sono le parole del presidente del I municipio Orlando Corsetti. Tra le voci contrarie, oltre ad Italia Nostra e alle associazioni di abitanti del Centro, anche quella di Adriano Labbucci, candidato di Sel alla Regione Lazio che parla di «una ferita aperta nel cuore del centro storico che non va deturpato per interessi commerciali».

Critica posizione dell'architetto e docente universitario Giorgio Muratore, che ha nel corso degli anni avversato la teca per l'Ara Pacis di Richard Meier: «La Lanterna è un'esagerazione che va oltre il buon gusto e aldilà del buon senso. È brutta, com'è brutta la teca di Meier. Mi chiedo se a Roma ci sono delle regole dato tutto questo proliferare di serre, di coperture...».

La Lanterna di Fuksas nell'edificio di via Tomacelli all'angolo con via del Corso sarà inaugurata all'inizio di maggio e ospiterà all'interno anche un ristorante: i fratelli Picca della Torre di Viterbo, dati in pole position per la gestione del prestigioso spazio, assicurano che non saranno loro i futuri gestori.

 

REGIONE LOMBARDIAFuksas davanti alla Nuvolail cantiere della Nuvola di Fuksas FuksasNUVOLA FUKSAS NUVOLA FUKSAS alemanno nuvola fuksas ALEMANNO E FUKSAS Fuksas nuvola VELTRONI FUKSAS c lanterna Il progetto di Fuksas copyright giovanna piemonti e beatrice pediconi Benetton fuksas Il progetto di Fuksas copyright Studio Fuksas

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