POLITICA, TUTTI I CASINI ARRIVANO DALLA CASA - JOSEFA IMU E’ LA “SCAJO-LETTA” DELLE LARGHE INTESE

Gabriele Barberis per "il Giornale"

Josefa Imu. Nel pentolone ribollente di internet sono bastate poche ore per cucinare un menù intero di calembour e fotomontaggi sulla disavventura domestica del ministro Idem. Gli italiani sono fatti così, a di fare spallucce di fronte a un bonifico off­shore alle Isole Cayman, ma spietati quando una figura pubblica intrallazza con mutui gonfiati, affitti con maxi sconto e trucchetti fiscali.

Passino i finanziamenti illeciti, passino gli scandali sessuali, ma il mattone per ogni politico può veramente sbriciolare una carriera. Per la Idem, neo icona della sinistra impegnata, la storiaccia inverosimile della palestra­prima casa resterà una macchia indelebile. Se al suo posto ci fossero state una Gelmini o una Biancofiore, buonanotte: avrebbero eretto la ghigliottina per punire l'odioso reato di evasione in spregio ai poveri proprietari di case divorati dal fisco. E invece da sinistra si levano solo imbarazzati silenzi, a parte la fiducia del premier Letta (sulla parola).

Come può commettere furbate così smaccate un'olimpionica, simbolo delle migliori sinergie Germania-Italia, mamma esemplare che porta il figlio al Quirinale, volto nuovo del Pd e madrina del prossimo Gay Pride? Di sicuro la matrice tedesca non ha impiegato molti anni a farsi corrodere dell'italica arte di arrangiarsi per risparmiare qualche euro.

Tanto le è bastato per collezionare una nuova medaglia, quella di primo politico della stagione delle larghe intese a farsi pizzicare in un pasticcio immobiliare. Ma non è questione di formule politiche, ogni ciclo di governo negli ultimi vent'anni è sempre stato segnato da scandali e privilegi ingiustificabili.

Persino la già archiviata epoca dei tecnici ha offerto spunti di discussione popolare come le abitazioni di due super professori, l'ex ministro dell'Economia Vittorio Grilli e l'ex titolare della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi, oggi braccio destro a Palazzo Chigi del premier Letta. Il grande capo del Tesoro chiuse malamente la sua esperienza di governo balbettando giustificazioni su un'abitazione da un milione di euro acquistata con un generoso mutuo di 1,5 milioni.

E Patroni Griffi, proprietario di una casa Inps acquistata con 177mila euro di fronte a un valore di mercato di circa 800mila, si aggrappò goffamente al «rischio sismico» che incombeva sull'immobile.

Per il vero anche la stagione finale del centrodestra al governo fu segnata da un profluvio di disavventure di pezzi da 90. Il famoso appartamento al Colosseo, acquistato a «propria insaputa» con un aiutino di 900mila euro da parte di un costruttore, costò il posto al ministro delle Attività produttive Claudio Scajola.

La desolante querelle tra il ministro Giulio Tremonti e il deputato-braccio destro Marco Milanese che si è rivolto ai giudici per ottenere dal suo ex capo 174mila euro di affitti arretrati. E ancora le velenose faide leghiste tra bossiani e maroniani che schizzarono veleni su Roberto Calderoli, indicato come fruitore di una casa al Gianicolo offerta dal partito.

Ma la vera casta delle supercase a buon mercato è quella del centrosinistra. Resta agli atti l'inchiesta giornalistica dell' Espresso, quella su Svendopoli nel 2007, che alzò i veli sulla capacità dei vari leader di scovare abitazioni magnifiche dai canoni popolari. L'elenco dei personaggi coinvolti coincide con la massime cariche politiche di quegli anni: Nicola Mancino, Franco Marini, Walter Veltroni, Pier Ferdinando Casini, Clemente Mastella, Luciano Violante, Raffaele Bonanni.

Da perdersi nella giungla dei benefici strappati dagli inquilini eccellenti, tutti abili a cascare dalle nuvole o dipingere i loro acquisti come casermoni bui e pieni di spifferi, anche se rivenduti a peso d'oro. Senza poi dimenticare i piccoli guai giudiziari dell'ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco per abusi edilizi nella ristrutturazione di un dammuso a Pantelleria.

Tante vicende che oggi si ricordano in modo confuso, nulla a che fare con la maestosità della vicenda di Massimo D'Alema, il primo ex comunista a diventare presidente del Consiglio e a farsi sfrattare da un quotidiano. Nel 1995 scoppiò il caso Affittopoli, svelato dal Giornale di Vittorio Feltri. E così Baffino, rosso di vergogna, annunciò in tv di avere lasciato l'appartamento a Trastevere di 146 metri quadrati per il quale pagava un canone mensile di 663mila lire, oggi poche centinaia di euro.

Cari politici, andateci piano quando dite che il Parlamento è la casa degli italiani. Con Imu, mutui e affitti non si può più scherzare.

 

josefa idem medaglia josefa idem x claudio scajola La casa di Vittorio Grilli ai ParioliVITTORIO GRILLI FOTO ANSA Filippo Patroni Griffi calderoli-robertoMarco Milanese Giulio Tremonti Massimo Dalema

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…