stefano bonaccini andrea orlando enrico letta

IL POVERO “COTO-LETTA” È GIÀ FRITTO E DORATO? AL NAZARENO GIÀ CIRCOLA UN TOTO-NOMI IN VISTA DEL CONGRESSO DEM - LA CORRENTE DEGLI EX RENZIANI DI “BASE RIFORMISTA" MINACCIA DI ANDARSENE SE IL PD IL 25 SETTEMBRE OTTERÀ UN RISULTATO PEGGIORE DEL 2018 - DALL’ALTRA, LA CORRENTE DEI SINISTRATI È AL LAVORO PER LA RIAPPACIFICAZIONE CON GIUSEPPE CONTE - DA BASE RIFORMISTA FIOCCANO LE BATTUTE: "MA DOVE VANNO? SI FANNO ANCORA PRENDERE IN GIRO DA CONTE?"

 

Alfonso Raimo per www.huffingtonpost.it

 

CONFRONTO LETTA MELONI

Ottobre 2022. Mentre Giorgia Meloni insedia il suo governo, il Pd si lacera nella resa dei conti. È lo scenario che i maggiorenti dem vogliono evitare: il lungo day after di un partito che ha perso le elezioni e si consuma in una lite furibonda tra sconfitti, con le truppe parlamentari balcanizzate tra lettiani, sinistra ed ex renziani.

 

ENRICO LETTA

“Così ci facciamo male. Serve un patto tra gentiluomini”, confidano al Nazareno. Ma l’intesa cordiale è tutta in salita. Più d’uno ammette: “Il brand non tira più, il giocattolo non funziona”. Il cuore in campagna elettorale, la testa al congresso. I Democratici camminano su due strade verso il 25 settembre.

ENRICO LETTA CON LE PIZZE

 

Vanno alle urne con l’obiettivo di strappare quanti più voti al centrodestra, ma ognuno si chiede anche cosa accadrà dopo. Non mancano i veleni. “Si avverte, come dire, un certo disimpegno. Probabilmente c'è chi ha puntato sulla sconfitta”, spiegano da sinistra. I sospetti piovono sulla minoranza degli ex renziani, Base riformista, che avrebbe gioco facile a imputare la disfatta a Letta. “E’ calunnioso anche solo pensarlo”, replicano dall’area che fa capo a Lorenzo Guerini.

 

E' l’ombra lunga del congresso a dividere il Pd a dieci giorni dalle urne. In questi mesi Letta ha governato il partito con una segreteria plurale. La campagna elettorale, con la stesura delle liste, ha riaperto il solco tra le componenti. L’ipotesi che Letta resti è più remota. Qual è la soglia che definisce la sconfitta? Un mese e mezzo fa si ragionava sulla possibilità di arrivare primi, e ottenere l'incarico dal Quirinale.

 

enrico letta

Ora le cose sono cambiate, i sondaggi registrano un calo di consensi in campagna elettorale (uno, due punti ma comunque un calo) e le ambizioni si sono ridimensionate. "Io non credo che scenderemo sotto il 20 per cento. Ma cambia poco. Vediamo i risultati e poi facciamoci la domanda che conta: il giocattolo funziona ancora o no?", ragiona con Huffington Post un candidato di punta.

lorenzo guerini

 

E' la domanda tabù che percorre il partito, da una parte e dall'altra della linea di faglia interna. Il Pd conviene ancora? Per dire, esponenti di rilievo di Base riformista declinano in questi termini la richiesta perentoria del congresso: "E' semplice: o ce lo danno o ce ne andiamo". Tatticismi a parte, il big bang ha una cifra scritta nera su bianco ed è quel 18,7 per cento che prese Renzi nel 2018. Il peggior risultato mai raggiunto. A quel livello c'e' poco da fare. Addio Pd.

LORENZO GUERINI ADOLFO URSO

 

Ma proprio perché l'implosione è un esito possibile, il congresso potrebbe rivelarsi un tema feticcio. Lo vuole Base Riformista, che punta tutto su Stefano Bonaccini. L'area che fa capo a Lorenzo Guerini mette in conto che il congresso ci sarà ad ogni costo. “È previsto dallo statuto e non è vero che si rischia se lo si tiene. Il 17 settembre scade l'assemblea nazionale. Da quel momento ci sono sei mesi per rinnovarla. Quindi entro marzo 2023 va tenuto. Per noi bisogna indirlo al più tardi entro novembre", spiegano fonti di area.

 

enrico letta stefano bonaccini

Giusto il tempo di vedere Meloni insediarsi a Chigi. Di contro, Dario Franceschini e Andrea Orlando provano a blindare Letta. Ma chiedono in cambio un mutamento della direzione di marcia. Torna il Campo Largo.

 

Il segretario aveva ottenuto il voto della direzione sull'ostracismo nei confronti dei Cinque Stelle, i draghicidi. Su quello aveva costruito la campagna del voto utile. Ma i consensi al M5s - e al Terzo Polo - invece di diminuire sono aumentati. Così senza dirlo a nessuno, la campagna del 'rosso e nero' - che puntava sul pericolo autoritario della Meloni e considerava ogni voto al M5s come un regalo alla destra - è andata in archivio.

 

NICOLA ZINGARETTI STEFANO BONACCINI

Ora quelli dei Cinque Stelle sono voti che possono tornare utili per conquistare collegi al Sud. "E' stato un errore imperdonabile presentarsi divisi alle elezioni", dice Michele Emiliano, il garante con Vincenzo De Luca della svolta sancita dalla Carta di Taranto.  Per Letta e' un'inversione a U. Per la Sinistra interna un'occasione da cogliere al volo per ricostruire quello che chiama Campo progressista (ex Campo largo).

 

VINCENZO DE LUCA

In questa chiave leggono anche il futuro congresso, che deve lasciare il passo a un appuntamento costituente di tutta l'area di centrosinistra. La primarie di coalizione a urne chiuse. "Ci mettiamo a fare un congresso dove Bonaccini vuole portare il partito a destra e noi diciamo che bisogna andare a sinistra? Serve a qualcuno un dibattito del genere?", confida una fonte di area. "Ma dove vanno, si fanno prendere ancora in giro da Conte?", replicano da Base riformista.

 

enrico letta andrea orlando

La frattura è profonda. Del resto Orlando al Manifesto spiega che il Pd non è più il partito del jobs act. Una sconfessione della stagione renziana che rinfocola le polemiche. Bettini lavora alla ricostruzione del partito in un'area piu' vasta. Bersani vedrebbe bene una rifondazione democratica, sposta a sinistra. Al Nazareno e dintorni, con un occhio alla rotta, si valutano strade alternative. Soluzioni barocche in puro stile dem.

andrea orlando 4

 

Ecco la margherita dei candidati terzi: circola il nome del presidente Anci Antonio Decaro. O quello del sindaco di Firenze Dario Nardella e perché no quello di Pesaro Matteo Ricci. Servirebbe qualcuno "in grado di guidare una discussione profonda in un passaggio difficile", dice Orlando che continua a pensare a Letta, magari attorniato da un direttorio. Un traghettamento, ma verso dove non e' chiaro: "Noi a parlare di triumvirati e caminetti, con la Meloni a Palazzo Chigi. Attenzione, che ci ridono dietro".

ANTONIO DECAROmatteo ricci (1)DARIO NARDELLA ENRICO LETTA

Ultimi Dagoreport

maria rosaria boccia gennaro sangiuliano giorgia meloni

IL BOTTO DI FINE ANNO: IL 1 AGOSTO 2024 (DUE SETTIMANE DOPO IL TAGLIO SUL CAPOCCIONE) GENNARO SANGIULIANO FIRMO' IL DECRETO DI NOMINA DI MARIA ROSARIA BOCCIA A SUA CONSULENTE – IL DOCUMENTO SBUGIARDA “GENNY DELON” (CHE AL TG1 MINIMIZZO' IN MODO VAGO “MI ERA VENUTA L’IDEA DI NOMINARLA”) E SOPRATTUTTO GIORGIA MELONI, CHE MISE LA MANO SUL FUOCO SULLA BUONA FEDE DEL MINISTRO (“HA DECISO DI NON DARE L’INCARICO DI COLLABORAZIONE. MI GARANTISCE CHE QUESTA PERSONA NON HA AVUTO ACCESSO A NESSUN DOCUMENTO RISERVATO”) – L’ITER SI BLOCCO', DANDO IL VIA ALL’INCHIESTA DI DAGOSPIA CHE PORTÒ ALLE DIMISSIONI DEL MINISTRO. MA QUESTO DOCUMENTO APRE NUOVE DOMANDE: 1) PERCHÉ, DOPO UN PRIMO STEP, LA NOMINA NON È STATA FINALIZZATA? 2) COSA È AVVENUTO TRA IL GIORNO DELLA NOMINA, E IL 26 AGOSTO, GIORNO DEL DAGO-SCOOP? 3) QUALCUNO È INTERVENUTO A BLOCCARE LA NOMINA A CONSULENTE DELLA BOCCIA? 4) CHI SI È MOBILITATO PER SILURARE L'IMPRENDITRICE? 5) DAVVERO TUTTO È AVVENUTO A COSTO ZERO PER LO STATO? 

pierferdinando casini e matteo renzi nel 2009

DAGOREPORT – RENZI CI AVEVA VISTO GIUSTO: VOLEVA COME LEADER DEL CENTRO PIERFERDINANDO CASINI - PECCATO CHE L’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA ABBIA DETTO DI NO NELLA SPERANZA DI ARRIVARE, UN DOMANI, AL QUIRINALE. MA IL SUCCESSORE DI MATTARELLA VERRÀ ELETTO SOLTANTO NEL 2029 E FINO AD ALLORA, CAMPA CAVALLO, PUÒ SUCCEDERE DI TUTTO E DI BRUTTO -  “PIERFURBY” POSSIEDE I CROMOSONI PERFETTI PER FEDERARE LE DIVERSE ANIME ORFANE DI UN PARTITO LIBERALE CONSERVATORE A FIANCO DEL PD: DEMOCRISTIANO, BUONI RAPPORTI CON IL VATICANO, POI NELLE FILE DEL BERLUSCONISMO FINO ALL'ARRIVO COME INDIPENDENTE, GRAZIE A RENZI, NELL'AREA PD, IL BELL'ASPETTO, L'ELOQUIO PIACIONE E I 40 ANNI IN PARLAMENTO... (SE L’AMORE PER IL DENARO NON L'AVESSE RINCOJONITO, CHISSÀ DOVE SAREBBE OGGI RENZI)

antonio tajani cecilia sala giorgia meloni ali khamenei

DAGOREPORT - CON UN MINISTRO DEGLI ESTERI (E UN GOVERNO) ALL'ALTEZZA, CECILIA SALA NON SAREBBE FINITA IN UNA GALERA DI TEHERAN - LA NOTIZIA DELL'ARRESTO A MILANO DELLA ''SPIA'' IRANIANA ABEDINI, SU "ORDINE" USA, E' DEL 17 DICEMBRE. DUE GIORNI DOPO LA SALA VIENE IMPRIGIONATA - BENE, CONOSCENDO LA "DIPLOMAZIA DEGLI OSTAGGI" PRATICATA DALL'IRAN (ARRESTI UNO DEI MIEI, IO SEQUESTRO UNO DEI TUOI), PERCHE' LA FARNESINA E PALAZZO CHIGI, SOTTOVALUTANDO I "SEGNALI" DELL'INTELLIGENCE-AISE, NON SI SONO SUBITO ATTIVATI PER METTERE IN SICUREZZA GLI ITALIANI IN IRAN? - SCAZZO CROSETTO-TAJANI - NON SAREBBE LA PRIMA VOLTA CHE IL GOVERNO MELONI SI TROVA A GESTIRE NEL PEGGIORE DEI MODI UN DETENUTO NEL MIRINO DI WASHINGTON (NEL 2023 IL RUSSO ARTEM USS). IL VICEMINISTRO AGLI ESTERI, EDMONDO CIRIELLI (FDI), GIÀ ANNUNCIA CHE LA “SPIA” IRANIANA ''POTREBBE NON ESSERE ESTRADATO, HA COMMESSO UN REATO SOGGETTIVO, NORDIO STA STUDIANDO LE CARTE” (A NORDIO E MELONI CONVIENE FARE IN FRETTA, PRIMA CHE TRUMP SBARCHI ALLA CASA BIANCA) - VIDEO

carlo freccero dago ferragni fagnani de martino meloni giambruno

TE LO DO IO IL 2024! - CARLO FRECCERO: “NELL’EPOCA DELLA NOTIZIA TAROCCATA, IL GOSSIP RAPPRESENTA IL PRESENTE DELL’INFORMAZIONE. E DAGOSPIA VINCE (IL 2024 È L’ANNO DEL SUO MAGGIORE SUCCESSO)’’ – ‘’ IDEOLOGIE NELLA POLVERE, IDEE NEL CASSETTO, IDEALI NEI CASSONETTI. ANCHE LA POLITICA È CONIUGATA A PARTIRE DAL GOSSIP. I DUE FAMOSI FUORIONDA DI GIAMBRUNO IN CALORE SONO DIVENTATI UN EVENTO POLITICO - DI FRONTE AL NUOVO DISORDINE MONDIALE, LA TELEVISIONE HA CHIUSO FUORI DALLA PORTA LA CRUDA REALTÀ E L’HA SOSTITUITA CON IL MONDO REALITY, IN CUI NULLA È SERIO, TUTTO È ARTIFICIO - OGGI IL VERO MISTERO DEL MONDO DIVENTA IL VISIBILE, NON L’INVISIBILE. E, COME BEN SAPPIAMO, TUTTO CIÒ CHE NON VIVE IN TELEVISIONE NON HA UNA DIMENSIONE REALE”

matteo salvini daniela santanche giorgia meloni renzi giovanbattista giovambattista fazzolari

DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL PROCESSO OPEN ARMS, TURBA QUOTIDIANAMENTE I SONNI DELLA MELONI CON IL “SOGNO DI TORNARE AL VIMINALE” – PER LA DUCETTA, PERÒ, IL RIMPASTO È INDIGERIBILE: TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI, SPECIE IN CASO DI RINVIO A GIUDIZIO PER DANIELA SANTANCHÈ – E COSÌ, ECCO IL PIANO STUDIATO INSIEME A “SPUGNA” FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO IN PRIMO GRADO, PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? (C’È UNA GROSSA DIFFERENZA NEL CASO VISIBILIA: NON ERA MAI ACCADUTO DI UN MINISTRO ACCUSATO DI AVER TRUFFATO LO STATO IN MERITO A VERSAMENTI ALL’INPS…)

angelo bonelli nicola fratoianni giorgia meloni simona agnes

FLASH – LA DISPERATA CACCIA AI VOTI PER ELEGGERE SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA RAI FA UN’ALTRA VITTIMA: AVS! NICOLA FRATOIANNI SI È ADIRATO PER L’ARTICOLO DI “REPUBBLICA” SUL POSSIBILE INCIUCIONE DELL’ALLEATO, ANGELO BONELLI, CON LA DESTRA. E HA MESSO AL MURO IL LEADER VERDE SBIADITO: NON TI PERMETTERE DI FARE UN’INTESA CON IL NEMICO, O SALTA TUTTO – I RAS MELONIANI DELLA RAI CI AVEVANO GIÀ PROVATO CON GIUSEPPE CONTE E IL M5S, MA LA FRONDA INTERNA DI CHIARA APPENDINO SI È MESSA DI TRAVERSO…