mark rutte 3

RUTTE IN FACCIA - PEGGIO DEL PREMIER DEI PAESI BASSI SONO QUELLI CHE FINO A QUALCHE TEMPO FA LO ELOGIAVANO COME SALVATORE DELL’EUROPA E ARGINE CONTRO I POPULISTI - LA REALTÀ È CHE IL VOLPONE OLANDESE HA SEMPRE GIOCATO SU DUE TAVOLI: DEMONIZZARE IN PATRIA WILDERS MA GUARDARSI BENE DALL'INVOCARE “PIÙ EUROPA” - E DIFENDE IL SUO DIRITTO DI FARE DEL SUO PAESE UN PARADISO FISCALE NEL CONTINENTE…

Daniele Capezzone per “la Verità”

 

kelder rutte

Peggio di Mark Rutte, solo i nemici dell' ultim' ora di Mark Rutte, il primo ministro olandese. I nemici in patria, come l' alleato-rivale ministro delle Finanze Wopke Hoekstra, che in un gioco a chi ce l' ha più lungo (il conto aperto con i Paesi mediterranei, cos' avete capito?), vuole improvvisamente mostrarsi ancora più rigido e inflessibile del suo premier, per esporre Rutte all' eventuale arrabbiatura dell' opinione pubblica interna olandese.

ANGELA MERKEL MARK RUTTE

 

E i nemici all' estero, che in genere lo attaccano per l' unica cosa per cui dovrebbero invece criticare se stessi, e cioè il livello delle tasse: lo accusano perché in Olanda la tassazione è troppo bassa (»un paradiso fiscale», urlano), e non si accorgono che il problema è il nostro «inferno fiscale», che induce chi può a scappar via.

 

HOEKSTRA E RUTTE

Quando invece ci sarebbero ben altre ragioni per fare a pezzi (politicamente) questo cinquantatreenne, ormai vecchio volpone della politica, al governo da ben 10 anni. Liberale, ma di quelli irregimentati appartenenti all' Alde (il raggruppamento europeo che oggi si chiama Renew Europe, quello dell' altro simpaticone, il belga Guy Verhofstadt, e ovviamente dei macronisti francesi), Rutte e il suo partito Vvd hanno governato da un decennio con tutti e contro tutti: con i laburisti di sinistra e con i democristiani come Hoekstra, e non si sono fatti mancare nemmeno una fase di appoggio parlamentare, tra il 2010 e il 2012, di Geert Wilders, che ora descrivono come un orrido populista.

HOEKSTRA E RUTTE

 

Peccato che i laudatores non olandesi di Rutte lo abbiano a lungo presentato proprio come un eroe antipopulista. Tre anni fa, ecco il ritratto commosso del Foglio: «Tra Rutte e Wilders lo scontro è sull' identità. E il premier-teflon si era mosso più di un anno fa, quando l' Olanda assunse la presidenza di turno dell' Ue mentre l' Ue era sull' orlo del collasso per la crisi dei rifugiati.

 

All' epoca Rutte la mise più o meno così: o entro marzo gli arrivi in Grecia si azzerano, oppure finisce Schengen e dunque l' Ue. Poi con Angela Merkel negoziò lo sporco accordo con la Turchia. La lotta a Wilders ha origine lì. Nella testardaggine di un europeista più pragmatico che idealista, e che forse ha salvato l' Europa dalla più grave delle sue crisi esistenziali». Un salvatore, un eroe, un campione.

 

HOEKSTRA E RUTTE

La realtà è che il volpone olandese ha sempre giocato su due tavoli: demonizzare Wilders ma cercare di interpretare le paure degli elettori; attaccare i populisti ma guardarsi bene dall' invocare «più Europa».

 

Semmai, ben più astuto degli eurolirici italiani, Rutte prova da anni a proporre l' idea di un' Europa che faccia di meno, che si occupi di meno cose. Sempre in bilico tra pragmatismo e calcolo politicante, Rutte si è opposto a Brexit, ma ora gli piacerebbe assumere dentro l' Ue il ruolo che era stato del Regno Unito prima del referendum britannico del 2016, e cioè quello di una voce non favorevole agli eccessi di centralizzazione a Bruxelles.

 

mark rutte giuseppe conte

Solo gli euroentusiasti italiani non hanno mai capito bene le mosse di Rutte, che - calcisticamente parlando - ha sempre nascosto il pallone ai suoi strampalati tifosi nei palazzi romani. Questi ultimi impegnati a battere le mani per l' omogeneizzazione fiscale (la chiamano «armonizzazione»), mentre Rutte - ovviamente - difende il suo pieno diritto a maneggiare in proprio la leva fiscale nazionale. E ancora: gli italiani a celebrarlo, mentre lui - per evidenti ragioni elettorali interne - ha tutto l' interesse a inasprire la polemica con i Paesi mediterranei, a presentare l' Italia come un paese che vuole campare a spese dei nordici.

 

Ora, improvvisamente, politici e giornaloni mainstream si sono accorti di quello che era evidente da anni. E, come neofiti zelanti, si lanciano all' attacco per dire che Rutte è cattivo, Hoekstra è cattivissimo, e gli olandesi sono egoisti. Ma guarda. La triste realtà è che i governi nordici sono sempre stati cinicamente in grado di negoziare ciò che faceva comodo a loro, avendo ben chiara la bussola dell' interesse nazionale. Mentre qui, gli euroillusi di casa nostra continuavano a raccontare che a Bruxelles qualcun altro avrebbe pensato al nostro bene.

Ultimi Dagoreport

donald trump elon musk vincenzo susca

“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA UNA SCELTA DEMOCRATICA” - VINCENZO SUSCA: “WASHINGTON OGGI SEMBRA GOTHAM CITY. È DISTOPICO IL MONDO DELLE ARMI, DEI MURI, DELLA XENOFOBIA, DEL RAZZISMO, DELL’OMOFOBIA DI ‘MAGA’, COME  DISTOPICHE SONO LE RETI DIGITALI NEL SOLCO DI ‘X’ FITTE DI FAKE NEWS, TROLLS, SHITSTORM E HATER ORDITE DALLA TECNOMAGIA NERA DI TRUMP E MUSK - PERSINO MARTE E LO SPAZIO SONO PAESAGGI DA SFRUTTARE NELL’AMBITO DELLA SEMPRE PIÙ PALPABILE CATASTROFE DEL PIANETA TERRA - IL SOGNO AMERICANO È NUDO. SIAMO GIUNTI AL PASSAGGIO DEFINITIVO DALLA POLITICA SPETTACOLO ALLA POLITICIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO. UNO SPETTACOLO IN CUI NON C’È NIENTE DA RIDERE”

ursula von der leyen giorgia meloni donald trump friedrich merz

DAGOREPORT – HAI VOGLIA A FAR PASSARE IL VIAGGIO A WASHINGTON DA TRUMP COME "INFORMALE": GIORGIA MELONI NON PUÒ SPOGLIARSI DEI PANNI ISTITUZIONALI DI PREMIER (INFATTI, VIAGGIA SU AEREO DI STATO) – LA GIORGIA DEI DUE MONDI SOGNA DI DIVENTARE IL PONTE TRA USA E UE, MA URSULA E GLI EUROPOTERI MARCANO LE DISTANZE: LA BENEDIZIONE DI TRUMP (“HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA”) HA FATTO INCAZZARE IL DEEP STATE DI BRUXELLES – IL MESSAGGIO DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO, MERZ, A TAJANI: "NON CI ALLEEREMO MAI CON AFD" (I NEONAZISTI CHE STASERA SIEDERANNO ACCANTO ALLA MELONI AD APPLAUDIRE IL TRUMP-BIS), NE' SUI DAZI ACCETTEREMO CHE IL TRUMPONE TRATTI CON I SINGOLI STATI DELL'UNIONE EUROPEA..."

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT - COSA VOGLIONO FARE I CENTRISTI CHE SI SONO RIUNITI A MILANO E ORVIETO: UNA NUOVA MARGHERITA O RIVITALIZZARE LA CORRENTE RIFORMISTA ALL’INTERNO DEL PD? L’IDEA DI FONDARE UN PARTITO CATTO-PROGRESSISTA SEMBRA BOCCIATA - L’OBIETTIVO, CON L’ARRIVO DI RUFFINI E DI GENTILONI, È RIESUMARE L’ANIMA CATTOLICA NEL PARTITO DEMOCRATICO – IL NODO DEL PROGRAMMA, LA RICHIESTA DI PRODI A SCHLEIN E IL RILANCIO DI GENTILONI SULLA SICUREZZA – UN’ALTRA ROGNA PER ELLY: I CATTO-DEM HANNO APERTO AL TERZO MANDATO PER GOVERNATORI E SINDACI…

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)