sergio mattarella giorgia meloni

PREMIERATO COMPLICATO – PER NON ANDARE ALLO SCONTRO CON MATTARELLA SULLA RIFORMA CHE PREVEDE LA NOMINA DIRETTA DEL CAPO DEL GOVERNO, GIORGIA MELONI DEVE RIVEDERE LA NORMA “ANTI-RIBALTONE” CHE TOGLIEREBBE AL CAPO DELLO STATO LA PREROGATIVA DI SCIOGLIERE LE CAMERE – L'IPOTESI È QUELLA DI PREVEDERE UN MASSIMO DI DUE PREMIER PER LEGISLATURA: SE ANCHE IL SECONDO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO CADE, ALLORA IL COLLE È OBBLIGATO A INDICARE LA STRADA DEL VOTO – L'INCUBO DELLA SORA GIORGIA DI FINIRE COME RENZI: “IL MIO DESTINO A PALAZZO CHIGI NON DIPENDERA’ DAL REFERENDUM”

1 – RIFORMA ANTI-RIBALTONI MASSIMO DUE PREMIER PER OGNI LEGISLATURA

Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “La Stampa”

 

sergio mattarella giorgia meloni centenario aeronautica militare

Un fantasma con il quale convivere, quello di Matteo Renzi e un ostacolo da superare, il rapporto con il Quirinale. L'obiettivo esplicito di Giorgia Meloni è di non ripetere l'errore dell'ex sindaco di Firenze, ovvero legare la grande riforma costituzionale al proprio destino politico, e ovviamente quello del suo governo. Ma nel frattempo c'è una partita politica da giocare, quella sul testo da portare nel Consiglio dei ministri di domani.

 

Il nodo resta quello della cosiddetta norma anti-ribaltone che Fratelli d'Italia vorrebbe togliere, ma alla fine si dovrà accontentare di una rimodulazione. Meloni insiste che il principio del premier eletto direttamente dai cittadini non può prevedere sostituzioni. Ovvero: se il premier perde la fiducia del Parlamento, finisce la legislatura.

 

Messa così, però, si arriverebbe a un contrasto con il Quirinale, che perderebbe la sua principale prerogativa di sciogliere le Camere. Un cortocircuito che a Palazzo Chigi vogliono evitare. La soluzione di compromesso alla quale si sta lavorando in queste ore è la seguente: viene stabilito il limite di un solo cambiamento durante una legislatura.

 

sergio mattarella giorgia meloni alla riunione del Consiglio Supremo di Difesa

Se anche il secondo premier cade allora il presidente della Repubblica scioglie le Camere per tornare al voto. Così, il principio "Simul stabunt, simul cadent" (tra premier e Parlamento) caro a Meloni, scatterebbe solo in una seconda fase.

 

[…]

 

In alternativa alle urne e sempre per definire la norma anti-ribaltone, è tornata in auge per qualche ora l'opzione di un ticket premier-vicepremier entrambi eletti dai cittadini. Prevista nelle prime versioni della proposta di legge e accantonata, potrebbe consentire al capo dello Stato di incaricare il vicepresidente del Consiglio – e non più genericamente un altro eletto della stessa coalizione di governo – al posto del premier che vede cessare il suo mandato.

 

giorgia meloni ignazio la russa sergio mattarella parata 2 giugno

«Andava bene per il presidenzialismo, con il premierato non funziona», chiude la porta uno dei massimi dirigenti di Fratelli d'Italia. Nel governo, in ogni, caso prevale una certa tranquillità, anche perché viene dato per certo che il testo varato domani sarà solo un punto di partenza, che subirà necessarie modifiche nel corso del lungo iter parlamentare. […]

 

Ma nella mente di Meloni si affacciano i fantasmi dei predecessori caduti sull'altare della "grande riforma". Il consiglio le era arrivato dal diretto interessato, Matteo Renzi: «Lei presidente, dice che sulle riforme potrebbe andare avanti da sola, per esperienza personale non glielo suggerirei…». Era il 26 ottobre 2022, giorno della fiducia al nuovo governo e Meloni dal suo banco rise di gusto per quel riferimento autoironico.

 

[…]

 

giorgia meloni sergio mattarella

Meloni ripete a tutti in questi giorni che l'obiettivo è non tanto di cercare un largo consenso (è quasi impossibile raggiungere i due terzi necessari per evitare il referendum), quanto piuttosto di evitare l'epilogo del 2016, quando i cittadini bocciarono la riforma e Renzi si dimise. «Non farò la sua fine», è il refrain.

 

L'antidoto sarebbe andare veloce in Parlamento per poi passare le forche caudine di un referendum il più lontano possibile dalla fine della legislatura: si calcola (con ottimismo) che si possa andare alle urne nella primavera del 2025. A quel punto, anche una sconfitta nella consultazione referendaria potrebbe non avere effetti travolgenti come quelli subiti dall'attuale leader di Italia Viva.

 

2 – PREMIERATO, MELONI: “SE PERDO IL REFERENDUM NON MI DIMETTO”

Estratto dell’articolo di Giacomo Salvini per “il Fatto Quotidiano”

 

[…]

 

giovanbattista fazzolari giorgia meloni al senato

In questi giorni, Meloni, consultandosi con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari e con il presidente del Senato Ignazio La Russa, ha delineato la strategia politica dei prossimi mesi sulla riforma. Una road map precisa: l'idea della premier è quella di approvare il disegno di legge entro un anno e celebrare il referendum nella primavera del 2025, a metà legislatura.

 

Il referendum sarà obbligato se la riforma costituzionale non dovesse passare con una maggioranza qualificata, cioè dei due terzi dei componenti di entrambe le Camere nella seconda lettura. Meloni punterà anche su una campagna elettorale che punti a semplificare il messaggio: “Volete l'elezione diretta del capo del governo?”. Il quesito sarà, per legge, più complesso perché dovrà riportare gli articoli della modificati, ma lo slogan elettorale si baserà sul rispetto della volontà popolare, la fine dei governi tecnici e degli “inciuci di Palazzo”.

 

MATTEO RENZI GIORGIA MELONI

Ma la strategia elettorale si baserà su un altro cardine: Meloni proverà a “spoliticizzare” la consultazione cercando di evitare l'errore di Matteo Renzi di personalizzare il referendum. Una strategia (“se perdo me ne vado”) che costò all'allora segretario del Pd le dimissioni da premier. Meloni spiegherà che, anche in caso di “no” alle urne, non si dimetterà.

 

“Il mio mandato a Palazzo Chigi non dipenderà dal referendum”, ha detto la premier ai suoi interlocutori. “Giorgia non farà come Renzi – spiega il capogruppo alla Camera di FdI Tommaso Foti in Transatlantico – spiegherà che l'elezione diretta è nel programma del centrodestra ma se dovesse fallire, amici come prima”. Nella propaganda della leader di FdI ci sarà anche molta attenzione per i poteri del Presidente della Repubblica.

 

sergio mattarella giorgia meloni

La premier proverà a spiegare che i poteri del Quirinale non vengono intaccati e che Sergio Mattarella non si dovrà dimettere in caso di vittoria del “sì” al referendum. In quel caso, la riforma entrerebbe in vigore comunque dalla prossima legislatura, ma a Palazzo Chigi si vuole evitare vuoti di potere e anche una crisi istituzionale se il disegno di legge dovesse passare. […]

SERGIO MATTARELLA GIORGIA MELONI MEMEsergio mattarella e giorgia meloni alla scuola nazionale dell amministrazione 1

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