PRESCRITTO E SOFFRITTO - CONTE E DRAGHI SI VEDRANNO PER DISCUTERE DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA - SUPERMARIO CONFIDA NELLE DIVISIONI DEL M5S TRA L'ALA GOVERNISTA, CHE FA CAPO A DI MAIO, E IL RESTO DEI 5STELLE CHE CHIEDE MODIFICHE - IL MODELLO TEDESCO CHE VUOLE CONTE PREVEDE SCONTI DI PENA SE I PROCESSI SI ALLUNGANO TROPPO. MA STRAPPARE QUESTA MODIFICA VORREBBE DIRE FAR SALTARE L'OBIETTIVO PRINCIPALE DI DRAGHI: OTTENERE IL VIA LIBERA DELLA CAMERA ENTRO FINE LUGLIO E QUELLO DEFINITIVO DEL SENATO ENTRO AGOSTO, A RIDOSSO DEL SEMESTRE BIANCO…
Ilario Lombardo per "la Stampa"
Mario Draghi si dirige verso il carcere della mattanza di Santa Maria Capua Vetere lasciandosi alle spalle, a Roma, le tensioni e le incertezze sulla riforma della giustizia. Una coincidenza che è impossibile non notare. Prima di mettersi in macchina, il presidente del Consiglio riceve a colloquio il leader della Lega Matteo Salvini, così come aveva fatto il giorno prima con il segretario del Pd Enrico Letta e con il coordinatore nazionale di FI Antonio Tajani.
rocco casalino e giuseppe conte
Da tutti e tre ha ottenuto garanzie sul pacchetto degli emendamenti alla riforma del processo penale approvata la scorsa settimana in Consiglio dei ministri. Dovrà entrare e uscire integro dal Parlamento. Questo è il piano, come spiega il segretario del Carroccio: «Se Conte o Grillo proveranno a frenare, troveranno nella Lega un avversario». Ecco, appunto: Giuseppe Conte. Il grande punto interrogativo di Draghi. Mancano solo i 5 Stelle al tavolo degli inviti a Palazzo Chigi, perché fino a oggi non hanno avuto un leader formalmente riconosciuto.
Adesso il presidente del Consiglio è pronto a incontrare Conte. Lo farà la prossima settimana e molto probabilmente a ridosso del previsto esordio in Aula del testo della ministra della Giustizia Marta Cartabia. Sarà il primo faccia a faccia tra Draghi e il suo predecessore dopo quello di febbraio quando si passarono il testimone. Il premier ha tutto l'interesse a incontrarlo perché da Conte dipende il destino della riforma in parlamento. Il M5S è spaccato. I quattro ministri hanno votato il provvedimento che prevede l'improcedibilità nel secondo e terzo grado di giudizio dopo una durata predefinita dei processi, ma il corpaccione dei parlamentari era contrario al compromesso.
Ora vogliono capire fino a che punto Conte intende spingersi con le barricate, o se si farà convincere da Draghi a desistere. Il premier non può che confidare nelle divisioni del M5S tra l'ala più governista, rappresentata dal ministro degli Esteri Luigi di Maio e dalla sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina, favorevoli alla mediazione proposta da Cartabia, e la maggioranza degli eletti che chiedono radicali modifiche contro l'improcedibilità. Il modello tedesco che ha in mente Conte prevede sconti di pena se i processi si allungano troppo.
Strappare questa modifica però vorrebbe dire far saltare l'obiettivo principale di Draghi: ottenere il via libera della Camera entro fine luglio e quello definitivo del Senato entro agosto, a ridosso del semestre bianco, quando non sarà più possibile sciogliere il Parlamento fino all'elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Per questo Draghi si è voluto assicurare con Letta che il Pd resterà compatto e non offrirà sponde al Movimento per far debordare i tempi di approvazione della legge.
mario draghi marta cartabia a santa maria capua vetere
È quello a cui punta Conte, in nome dell'alleanza con i democratici. In realtà, il M5S sa di poter far poco. I numeri sono a favore del resto della maggioranza. Al netto di Fratelli d'Italia, che è all'opposizione, tutti i partiti tranne i grillini sono per dare un rapido ok alla legge. Se daranno seguito alle loro dichiarazioni più bellicose, i 5 Stelle potranno però fare una battaglia di testimonianza, spiegano fonti ai vertici, come avvenne quando si espressero contro il Tav Torino-Lione, agli sgoccioli del governo Conte Uno. Servirà a complicare il cammino, a lasciare una traccia di come saranno ridefiniti i rapporti di lealtà con il governo.
Un assaggio si è avuto ieri dopo che il M5S ha sposato le contestazioni dell'Associazione nazionale magistrati per la quale la riforma determinerà «un incentivo per le impugnazioni», mettendo così a rischio «il perseguimento dell'obiettivo strategico di riduzione dei processi penali del 25 per cento».
Anche per questo motivo, ieri, da Santa Maria Capua Vetere Draghi ha voluto mostrare tutto il suo sostegno a Cartabia, quando ha puntato l'attenzione sulle misure alternative al carcere: un capitolo della riforma di cui si parla meno, perché oscurata dalle polemiche sulla prescrizione. È un sistema che va cambiato, ha promesso Draghi dopo la visita, e per farlo bisogna partire anche da quello che sostiene la ministra: «La pena non è solo carcere».