PRODOTTO INTERNO LOSCO - I CERVELLONI DI BRUXELLES ARRUOLANO MAFIOSI E LUCCIOLE NEL CALCOLO DEL PIL: COSÌ L’ITALIA PUO’ FINALMENTE DIVENTARE LA LOCOMOTIVA DELL’EUROZONA - DROGA, PROSTITUZIONE E CONTRABBANDO VALGONO, INFATTI, UN TERZO DELLA NOSTRA ECONOMIA

1.CI SALVEREMO GRAZIE A PROSTITUTE E DROGATI
Mario Giordano per "Libero"

L'Europa finalmente cresce. Ma è una crescita drogata. Non trovando altro modo per ridare slancio all'economia, infatti i cervelloni di Bruxelles hanno avuto un colpo di genio: da quest'anno saranno inserite nel calcolo del Pil dell'Unione anche attività illegali come prostituzione, contrabbando e appunto la droga. La notizia, battuta ieri pomeriggio dalle agenzie, è stata accolta con particolare entusiasmo in Italia, dove si è intravista, per la prima volta, la possibilità di superare tutti e primeggiare finalmente nell'eurozona.

Lo si potrà facilmente desumere dai dati delle prossime tabelle dell'Istat, ribattezzate per semplicità: Mafia,Camorra e Ndrangheta. Un settore dell'economia sempre in pieno boom. Non si tratta di una barzelletta. Né di un'esagerazione di quei soliti populisti e demagoghi degli euroscettici. Macché: c'è un comunicato ufficiale, scritto nel solito sanscrito di Bruxelles, che spiega che «l'Eurostat ha fornito linee guida ben definite: le attività illegali di cui tutti i Paesi inseriranno una stima nei conti (e quindi nel Pil) sono traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)».

I primi commenti notano con soddisfazione che «viene circoscritto il range» delle attività criminali da considerare a fini del calcolo della ricchezza nazionale. In effetti, è una bella fortuna: per il momento non sono stati considerati dall'Eurostat gli introiti dei serial killer, i proventi della pedofilia, il business della tortura e il traffico di organi umani. Ma non disperate, basta che il Pil fletta ancora un pochino e ci arriveranno.

Il primo passo era stato, qualche anno fa,quello di inserire nel calcolo del Pil l'attività sommersa, cioè la produzione di beni e servizi che, pur essendo perfettamente legali, sfugge alla rilevazione statistica perché viene effettuata in«nero». E fin qui ci siamo: se si vuole calcolare la ricchezza di un Paese non ci si può fermare a quel che trova il fisco, soprattutto nei Paesi come l'Italia dove una parte cospicua della ricchezza,al fisco, è abituata a far cucù.

Ora,però, si fa un passo avanti: si vogliono conteggiare, nelle statistiche, non solo le attività legali in nero ma anche le attività che in diversi Paesi sono completamente illegali, a cominciare per l'appunto da prostituzione, droga e contrabbando. Dando vita così a un effetto piuttosto paradossale: da una parte lo Stato italiano insegue (o dovrebbe inseguire) queste attività per combatterle, dall'altra le insegue (o dovrebbe inseguirle) per inserirle nelle proprie statistiche da presentare in bella copia all'Europa.

In effetti: da oggi più aumenta la criminalità, più aumenta la ricchezza. E tutti vissero felici e tossicodipendenti. Per l'amor del cielo:se questo nuovo giochino ragionieristico dei contabili europei ci aiuterà a sfuggire dalle maglie del 3 per cento e, dunque, ci aiuterà a evitare nuove stangate, ben venga.

Pur di non sottoporci ad altri salassi noi siamo disposti a tutto. Che l'Ue proceda liberamente emetta nel calcolo del Pil quello che vuole: la cacca dei piccioni in piazza San Marco, l'inquinamento del fiume Lambro, le sopracciglia di Teo Teocoli, gli ecomostri della costiera amalfitana, il girovita di Platinette, i vaffa di Grillo, gli strafalcioni di Cassano e altri patrimoni nazionali di cui siamo abbondantemente dotati.

Ma ci sia consentito un dubbio: a far crescere l'economia a overdosi di cocaina,non si rischia di perdere un poco di lucidità? A noi pare che di lucidità gli strateghi dell'Ue l'abbiano persa già da un pezzo: prima fanno come Attila,distruggono tutto, e dove passano non fanno più crescere l'erba. Poi si affidano per l'appunto all' erba,sperando di farla crescere. Il risultato è, visto l'argomento, quanto mai fumoso.

In effetti scrivono testualmente che «le stime devono essere esaustive cioè comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico ».Ma, dunque, se «tutte le attività»devono essere considerate, ritorniamo lì: perché non il traffico di organi? O il mercato della pedofilia? Lo vedete: è una strada pericolosa, questa. Se la si imbocca, poi non c'è ragione di fermarsi a metà: la moneta prevale su tutto, per un punto di Pil si calpesta la legalità, e un po' anche il buon senso.

Per esempio: come saranno stimate le statistiche dell'illegalità? Conteranno le retate notturne? Il numero di spacciatori arrestati? I preservativi abbandonati nei parcheggi? Staremo a vedere. Nell'attesa non ci rimane che sperare nel rilancio economico calcolato con i nuovi criteri droga & prostituzione. Che ci volete fare? Loro, gli strateghi in erba, finiranno certamente in ecstasy. E a noi non resterà che la conferma: l'Europa è proprio andata a puttane.

2.IL SOMMERSO FATTURA 37 MILIARDI
Da "Libero"

Rivoluzione o no? Tutti i Paesi Ue, compresa l'Italia, inseriranno «una stima nei conti (e quindi nel Pil)» delle attività illegali, come «traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol) ». La novità annunciata ieri dall'Istat sarà inserita a partire dal 2014 nei conti, incoerenza con le linee Eurostat.

Ma quanto pesano questi settori «economici»? I calcoli non sono semplici. Del resto si tratta di attività illegali e in quanto tali non tracciate in alcun modo. Alcune stime dicono che la droga vale 25 miliardi di euro, la prostituzione 5 miliardi (9 milioni di clienti) e il contrabbando 7 miliardi. In totale 37 miliardi, grossomodo tra l'1 e il 3% del pil.

Tuttavia, non bisogna illudersi. Non ci sarà una crescita del pil e quindi non avremo effetti positivi parametri europei. Quella svelata ieri è una novità che rientra nelle modifiche condivise a livello europeo e connesse al «necessario superamento di riserve relative all'applicazione omogenea tra paesi Ue degli standard già esistenti».

Nello specifico, tra le riserve trasversali avanzate ce ne è una, sottolinea l'Istituto di statistica, che «ha una rilevanza maggiore», in quanto, appunto, riguarda l'inserimento nei conti delle attività illegali, che già il precedente sistema dei conti nazionali, datato 1995, aveva previsto, «in ottemperanza al principio secondo il quale le stime devono essere esaustive, cioè comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico».

Ma in ogni caso non sarà improvvisamente alzato il velo su un pil tricolore col turbo, perché con l'inserimento di droga, prostituzione e contrabbando nei sistemi di calcolo cambierà davvero poco. Chi si aspettava la possibilità di un salto del prodotto interno lordo proporzionale alla tendenza all'illegalità del Paese, resterà deluso: il vero cambio di passo, infatti, si potrebbe paradossalmente ottenere solo se questi «servizi» fossero liberalizzati.

Solo così i minori costi e le maggiori entrate fiscali potrebbero essere conteggiate realmente all'interno del Pil. Al contrario, si tratterebbe solo di «un cambio di perimetro ». La nuova metodologia annunciata dall'Istat, insomma, crea parecchi dubbi e perplessità nei principali uffici studi. Oltre alle difficoltà legate a una stima del fenomeno, la «riforma Istat» si limiterà a fotografare attività che sono già incorso e che soprattutto, sottolineano, non avrebbero nessuna ripercussione con quel Pil che «conta» e che porta alla crescita di un Paese.

Ma soprattutto, rilevano, «porterà» all'interruzione della serie storica cui far riferimento giudicata, questa, invece, una mancanza «molto importante». Paradossalmente avrebbe un impatto maggiore la liberalizzazione di questi «servizi» che ridurrebbe i costi legati all'illegalità e rimetterebbe in circolo risorse fresche. Basta confrontare il «fatturato » della droga in Italia (25 miliardi) con quello della moda, il più importante del ramo tessile (45miliardi), per capire la dimensione del fenomeno.

 

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