1. MATTEO RENZI SEQUESTRA PONTE VECCHIO E LO TRASFORMA IN LOCATION PER UNA FESTA FERRARI DEL SUO AMICO MONTEZEMOLO. ECCO IL PROGETTO POLITICO DEL FUTURO LEADER DELLA SINISTRA ITALIANA: UN PICCOLO GRUPPO DI SUPER-RICCHI CHE SI APPROPRIA DEI BENI COMUNI MENTRE I BUTTAFUORI TENGONO ALLA LARGA I CITTADINI 2. LO STORICO DELL’ARTE TOMMASO MONTANARI: “PER LA GIOIA DI UN OCCIDENTE NARCISISTA CHE BALLA SULL’ABISSO, TUTTO È MERCE, TUTTO È IN VENDITA: GLI ABITI GRIFFATI, IL MUSEO E PERFINO I MASAI, PORTATI A FIRENZE COME BESTIE DA SERRAGLIO E NUMERO DA CIRCO. SEGUE UNA CENA STILE "CAFONAL" SUL TERRAZZO DEGLI UFFIZI: CON GLI INVITATI CHE ARRIVANO SUI JET PRIVATI E CON MATTEO RENZI OSPITE D'ONORE” RENZI A FIOR DI PELLE - MATTEUCCIO MASSACRA IL PD (E BOMBARDA IL GOVERNINO)

1 - DA PONTE VECCHIO AL COLOSSEO ITALIA (S)VENDESI AI PRIVATI
Tomaso Montanari per il "Fatto quotidiano"

Matteo Renzi sequestra Ponte Vecchio e lo trasforma in location per una festa della Ferrari. Ecco il progetto politico del futuro leader della Sinistra italiana: un piccolo gruppo di super-ricchi che si appropria dei beni comuni mentre i buttafuori tengono alla larga i cittadini.

Non è un episodio, è la strategia del sindaco commensale di Briatore. L'assessore al Turismo di Renzi, Sara Biagiotti, ha convocato per giovedì prossimo una riunione che inaugura il "percorso di realizzazione di un brand della città, in prospettiva di una politica di sfruttamento commerciale del brand stesso". Firenze non come comunità civile e politica, né tantomeno come città di cultura, ma come brand, marchio, griffe da sfruttare a fini esplicitamente commerciali.

Lo scorso novembre Renzi dichiarò solennemente: "Gli Uffizi sono una macchina da soldi, se li facciamo gestire nel modo giusto". Ma gli Uffizi sono - per ora - statali, e Renzi si deve accontentare di sfruttare il "suo" Palazzo Vecchio e le piazze della città. Così a gennaio il Salone dei Cinquecento è diventato la location di una sfilata di moda di Ermanno Scervino, lo stilista che veste il sindaco e la moglie. E, in aprile, Piazza Ognissanti e Piazza Pitti sono state chiuse ai fiorentini per la celebrazione del matrimonio bolliwodiano di un magnate indiano.

Ma, come sempre, Renzi non si inventa nulla: si limita a estremizzare il modello corrente. Nella stessa Firenze, la Soprintendenza riserva gli Uffizi a Madonna per una visita privata (inclusa la guida della soprintendente Cristina Acidini, in veste di personal shopper 'culturale'), e poco dopo affitta sempre gli Uffizi allo stilista Stefano Ricci per una sfilata di moda "neocoloniale" aperta da una tribù di Masai, che corrono brandendo scudi e lance di fronte al Laocoonte di Baccio Bandinelli, sotto lo sguardo incredulo dei ritratti cinquecenteschi della Gioviana.

Per la gioia di un Occidente narcisista che balla sull'abisso, tutto è merce, tutto è in vendita: gli abiti griffati, il museo e perfino i Masai, portati a Firenze come bestie da serraglio e numero da circo. Segue una cena stile "cafonal" sul terrazzo degli Uffizi: con gli invitati che arrivano sui jet privati e con Matteo Renzi ospite d'onore.

Ma anche la Curia arcivescovile non è da meno. La sfilata inaugurale di Pitti 2011, per esempio, si è tenuta nella chiesa di Santo Stefano al Ponte: una chiesa sconsacrata, ma perfettamente leggibile come luogo sacro e appartenente alla Curia stessa. Le modelle si sono spogliate nella cripta, hanno sfilato nella navata dove un tempo spirava l'eterea spiritualità di una pala del Beato Angelico, e hanno posato - seminude - per i fotografi su un altare dove per secoli si è celebrato il sacrificio eucaristico.

E non è stato un incidente. Il sito www.santostefanoalponte.com definisce la chiesa "una location elegante e singolare, ideale per organizzare eventi esclusivi nel cuore di Firenze", "mentre la cripta sottostante, ideale per gli eventi più ristretti, ha una capacità massima di novanta persone". Amen. Ma lo stesso vento spira in tutta Italia.

A Venezia la Punta della Dogana è da tempo trasformata nella showroom personale di François Pinault, e l'anno scorso i veneziani non hanno potuto guardarvi i fuochi d'artificio per la Festa del Redentore, perché il milardario francese, proprietario di Christie's, dava una cena-privata-in-spazio-pubblico.

A Roma il Colosseo, anch'esso ridotto a un brand, è al centro di una privatizzazione targata Della Valle. Sempre a Roma don Alessio Geretti, sacerdote organizzatore di mostre assai vicino al cardinal Bertone, celebra numerose serate mondane a pagamento alla Galleria Borghese. A Napoli, invece, la stessa cosa avviene in salsa nazional-popolare: Piazza Plebiscito viene recintata e resa accessibile solo a pagamento per il concerto di Bruce Springsteen, tra roventissime polemiche.

Ma la privatizzazione non riguarda solo gli spazi pubblici. Il governo Letta ha appena presentato un disegno di legge che permetterebbe di noleggiare a pagamento i quadri contenuti nei depositi dei musei italiani (un'idea di Domenico Scilipoti), e la sottosegretaria ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni (eletta in Parlamento come capolista lombarda di Lista Civica, cui aveva donato ben 710.000 euro) continua a ripetere che siccome lo Stato non funziona bisogna lasciargli solo la tutela, e affidare la gestione ai privati (come il Fai, di cui la Borletti era fino a ieri presidente).

Il crimine più grande del corrottissimo Verre, scrisse Cicerone nel 70 avanti Cristo, non era stato l'aver saccheggiato il patrimonio artistico delle città siciliane, ma quello di aver fatto mettere agli atti che i siciliani l'avessero "privatizzato" spontaneamente: e per di più che lo avessero fatto parvo pretio, cioè per una somma irrisoria.

Ed è quel che accade anche oggi: affittare Piazza del Plebiscito per un evento commerciale costa meno di 5000 euro; per visitare gli Uffizi come ha fatto Madonna ce ne vogliono meno di 10.000; per farci correre i Masai, 30.000. Ma anche privatizzare Ponte Vecchio non è carissimo: 100.000 euro e sei granduca per una notte (cultura e buon gusto esclusi, ovvio).

Ma il punto non è questo: il punto è che la missione che la Costituzione assegna al patrimonio è essere inclusivo, non esclusivo; è costruire l'eguaglianza, non celebrare il lusso di pochi; è renderci tutti più civili, non umiliare chi non arriva alla fine del mese. In nuovo, feroce feudalesimo gli spazi pubblici delle città italiani che ci hanno fatto, per secoli, cittadini tornano oggi a farci sudditi, anzi schiavi: del mercato, del denaro, di una politica senza progetto.


2 - RABBIA A FIRENZE. IL SINDACO: UN BUON AFFARE
Sara Frangini per il "Fatto quotidiano"

Galà lussuosi, cene di miliardari, nozze vip. Firenze ne ha viste di ogni tipo. A partire dalla sfilata sul Ponte Vecchio di Roberto Cavalli nel 2006, fino al matrimonio di una coppia di indiani costato 8 milioni di euro. Festa in piazza Ognissanti compresa. Per arrivare a sabato sera, all'inattesa - e per questo discussa - cena di gala firmata Luca Cordero di Montezemolo. Il fondatore di Italia Futura, infatti, è riuscito ad affittare dal suo amico Matteo Renzi l'intero Ponte Vecchio.

Il neo sostenitore del sindaco (che lo aveva lodato: "Il primo politico a dire in termini chiari quello che va detto") ha "blindato" il monumento per sei ore filate all'insaputa dei fiorentini e dei turisti. Per "noleggiarlo" dalle 17 alle 23 di sabato la Ferrari Cavalcade 2013 avrebbe sborsato 100 mila euro (per occupazione del suolo pubblico e straordinari per la municipale) più 13 mila per il restauro di un monumento nel chiostro di Santa Maria Novella. Questo stando alle cifre indicate dal sindaco che però non risultano dalla delibera di giunta che parla solo di 13 mila euro.

Cifre che però non sono bastate a placare la rabbia dei residenti, costretti fare lunghi giri per rientrare a casa. Al loro disagio si è aggiunto quello dei turisti che non hanno potuto visitare il simbolo della città. Accesso off-limits per tutti, quindi, eccetto gli invitati che hanno banchettato attorno all'orchestra, al centro del ponte, con vista mozzafiato sulla città e sull'Arno.

E mentre la città manifesta perplessità e critica il suo sindaco, gli orafi si dividono. "Il Comune ci aveva avvisato - ha spiegato la titolare di una gioielleria - è stata una bellissima iniziativa e abbiamo aderito". "È successo un macello - dice invece un'altra orafa - i fiorentini non potevano passare, noi non si lavorava: dovevano mettere dei cartelli per avvisare". "Ho dovuto fare un giro lunghissimo per rincasare - dice un residente - E non è la prima volta che fanno cene e non avvisano".

Gli stessi ferraristi, infatti, secondo la delibera della Giunta di martedì scorso, avevano ottenuto altri spazi e "l'apertura straordinaria di Santa Maria Novella per il 27 giugno" usufruendo del Chiostro Grande "per lo svolgimento della cena di gala". Il tutto all'interno di un tour fiorentino che la Giunta Renzi si è "dimenticata" di annunciare. Finché parla della sua leadership politica, infatti, il sindaco non si tira indietro. Incontra imprenditori, rimbalza da una tv all'altra.

Ma quando c'è di mezzo l'Amministrazione la comunicazione lascia a desiderare. Per questo ieri il caso Ponte Vecchio è arrivato in Consiglio comunale, dove il primo cittadino è stato chiamato a rispondere della scelta. Renzi si è limitato a citare i precedenti (Cavalli in testa) e ha glissato sull'argomento, ma a margine ha ribadito: "Lo abbiamo fatto, lo rifarei, lo rifaremo: si tratta di un'iniziativa che ha portato un milione di indotto alla città".

"Abbiamo chiesto 120 mila euro" e "in più porti la top clientela di Ferrari a Firenze per fare delle iniziative. In un mondo dove le città fanno a gara per accaparrarsi chi ha potere di spesa, anche Firenze è importante lavori in questa direzione".

Duro l'attacco della consigliera Ornella De Zordo: "L'idea che il patrimonio artistico serva per far cassa sottraendolo alla collettività è l'esatto contrario del concetto di città-bene comune".

Stesso tono il consigliere della Lista Galli Massimo Sabatini: "Resta il dubbio sulla correttezza procedurale della concessione - ha detto -. Sulla base di quale Regolamento la Giunta ha approvato l'affitto di Ponte Vecchio con la delibera emessa in fretta il 25 giugno? Siamo casualmente a soli tre giorni prima dell'evento. E poi chi ha stabilito il costo? Il suolo pubblico ha un prezzo diverso, questa è una contrattazione privata".

 

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