IL PROSSIMO INVERNO SARÀ UN INFERNO – IL MINISTRO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA, ROBERTO CINGOLANI: “LA CHIUSURA DEL NORD STREAM 1 COMPORTERÀ UNA RIDUZIONE DELLE FORNITURE DI GAS. I PREZZI AUMENTERANNO E CI SARÀ UN’ULTERIORE CORSA ALL’ACCAPARRAMENTO. SARÀ UN INVERNO DIFFICILE” – GLI STOCCAGGI PROCEDONO (SIAMO AL 60%) MA LE FONTI ALTERNATIVE AL METANO RUSSO SONO PRESSOCHÉ ESAURITE. E A PIOMBINO SI SONO MESSI DI TRAVERSO SUL RIGASSIFICATORE
Maurizio Tropeano per “La Stampa”
Lo stop per dieci giorni del gasdotto Nord Stream 1 deciso dalla Russia «comporterà una riduzione delle forniture di gas e i prezzi aumenteranno perché il mercato è speculativo e ci sarà una ulteriore corsa all'accaparramento. Noi stiamo andando con un ritmo molto regolare e siamo attorno al 60% degli stoccaggi. Dobbiamo arrivare al 90%, un obiettivo raggiungibile».
Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, non nasconde che alle porte ci sarà «un inverno difficile e francamente nessuno vuole introdurre misure restrittive». Cresce, intanto, l'incertezza, sulla possibilità di ormeggiare il rigassificatore galleggiante acquistato da Snam a Piombino.
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Venerdì, infatti, il consiglio comunale ha ribadito all'unanimità il suo no e ieri il presidente della Toscana, Eugenio Giani e commissario dal Governo ha spiegato: «Se ci sono le condizioni portiamo a Piombino la nave, altrimenti no. E comunque sono contrario ad una concessione per 25 anni perché vorrebbe dire immobilizzare il porto per il rigassificatore».
Le parole di Giani dimostrano la necessità di un intervento del governo per definire i contorni di un'operazione che dal suo punto di vista deve essere assolutamente temporanea, al massimo di tre anni «come discusso nelle interlocuzioni con l'esecutivo».
Anche in caso di una soluzione positiva, però, la nave attualmente in viaggio verso l'Italia, difficilmente sarà utilizzata per garantire un flusso per l'inverno: «Per la sua connessione alla rete gas italiana e il rilascio delle autorizzazioni a operare si potrebbe però dover attendere fino alla primavera del 2023», spiegano i ricercatori Ispi.
Intanto, però, lo stop al gasdotto che porta il gas russo in Germania porterà ad un nuovo aumento del prezzo del gas, come Cingolani ha spiegato in un'intervista a SkyTg24 Progress. E questa volta, oltre ad una nuova spinta inflattiva, potrebbe indurre il governo ad intervenire sui consumatori finali, siano essi famiglie e imprese: «Un conto è dire - prosegue il ministro - abbassiamo la temperatura del riscaldamento di un grado, o dire per qualche mese andiamo avanti con le centrali a carbone, perché intanto risparmiamo gas transitoriamente, un conto è dire dobbiamo interrompere le attività».
Ad ora la seconda ipotesi è esclusa: «Devo dire che siamo in una posizione abbastanza buona in questo momento», precisa il ministro. E spiega: «È chiaro che la Germania parte da una posizione economica diversa rispetto a noi sul tema degli stoccaggi. Ha messo 40 miliardi su questa cosa, e dunque è di poco più avanti rispetto all'Italia. Ma in questo momento noi siamo molto più robusti della Germania sulla questione energetica».
ITALIA - COME SOSTITUIRE IL GAS RUSSO
Il motivo? «Siamo l'unico Paese che, da diverse settimane, ha completamente differenziato le fonti di approvvigionamento del gas. Gli altri Paesi si trovano in una condizione di emergenza e devono correre, mentre l'Italia può costruire un futuro più stabile. Non cambierei la nostra posizione in questo momento».
Il problema, però, come sottolineano Chiara Gesmundo e Matteo Villa, ricercatori dell'Ispi, è «a giugno le cose hanno iniziato a farsi più complicate perché l'Italia ha fatto fatica a trovare alternative alla ulteriore improvvisa riduzione di forniture dalla Russia - passate da 74 a 66 miliardi di metri cubi - e se la situazione dovesse continuare così rimarrebbe scoperto l'11% dei consumi annui nazionali».
Infatti «abbiamo già raggiunto la capacità massima di importazione su quasi tutti i fronti che ci permettono di diversificare dalle forniture russe». L'Algeria, che ha già aumentato in modo significativo le sue forniture, non è in grado di incrementale ulteriormente nel giro di pochi mesi.
L'Azerbaijan ha già raggiunto la sua capacità massima, anzi al momento sta addirittura trasportando una quantità leggermente maggiore del tetto annuale. I problemi della Libia sono tutti legati all'instabilità politica e le recenti rivolte non fanno altro che aumentare l'incertezza. Così come per il rigassificatore di Piombino.
Che succederà adesso? «Mosca ha ancora spazio per tagliare ancora anche se visto i tagli già operati a giugno, da luglio il Cremlino avrà un margine di manovra minore», ma per i ricercatori «l'ultimo taglio sarà quello che farà più male e l'Italia si troverebbe infatti di fronte a un deficit di forniture equivalente a ben il 22% dei consumi annui, cioè a una situazione di scarsità raddoppiata rispetto all'ultimo mese».