province

LE PROVINCE SONO VIVE E MANGIANO INSIEME A NOI - RENZI DICE DI AVERLE ABOLITE MA HANNO SOLO CAMBIATO NOME - A MILANO, TORINO, BOLOGNA, ROMA, NAPOLI E A BARLETTA-ANDRIA-TRANI I CONSIGLIERI COMUNALI DEI COMUNI DELLA PROVINCIA SONO ANDATI A VOTARE I VERTICI DELLE "CITTÀ METROPOLITANE" - I NUOVI ENTI TERRITORIALI COSTANO ANCORA 2,5 MILIARDI L'ANNO

Paolo Emilio Russo per “Libero quotidiano”

 

province province

Zombie, morti che camminano. Matteo Renzi sostiene di averle cancellate, uccidendole con la riforma scritta da Graziano Delrio, eppure sono ancora lì, vive e vegete, da oggi avranno addirittura nuovi presidenti e consiglieri. Protagoniste di questo nuovo horror all' italiana sono le Province, enti di secondo livello citati in Costituzione, che dopo anni nel braccio della morte del Parlamento, sono riuscite a sopravvivere ricorrendo ad un artificio da b-movie, cambiandosi semplicemente il nome. Ieri si sono aperte le urne in nove importanti città italiane, quelle che hanno eletto lo scorso giugno i sindaci.

 

Province Italiane Province Italiane

A Milano, Torino, Bologna, Roma, Napoli e a Barletta-Andria-Trani i consiglieri comunali dei Comuni della Provincia sono stati chiamati a votare i nuovi vertici delle "Città metropolitane", cioè il sindaco metropolitano, il consiglio metropolitano e la conferenza metropolitana. Anche se i nomi sono diversi, i tre ruoli hanno ereditato le competenze che un tempo erano dei presidenti delle Province, delle giunte provinciali e del consiglio provinciale.

 

Se una volta a sceglierli erano direttamente i cittadini nelle urne, oggi, al contrario, le poltrone vengono assegnate da coloro che già ne occupano una. Nel capoluogo lombardo per fare un esempio sindaci e consiglieri di 133 Comuni hanno eletto 24 membri del consiglio della città metropolitana. Nella città più popolosa della Campania, gli elettori aventi diritto erano 1536. Nella Capitale d' Italia, dove l' M5s non è riuscita a raccogliere la maggioranza dei consensi nonostante governi il capoluogo, si è presentata al seggio una percentuale molto bassa: il 65% dei 1.647 aventi diritto.

DE MAGISTRISDE MAGISTRIS

 

Le nuove assemblee, delle quali si conoscerà la composizione definitiva soltanto questa sera, sono piuttosto larghe: la riforma scritta dall' ex sindaco di Reggio Emilia che oggi è ministro delle Infrastrutture prevede che il consiglio sia composto da 24 consiglieri nelle città con popolazione superiore a 3 milioni di abitanti, da 18 in quelle con un numero di abitanti superiore a 800.000 e inferiore a 3 milioni di abitanti e da 14 consiglieri nelle realtà più piccole.

 

paola turci beppe salapaola turci beppe sala

Le due differenze principali rispetto al passato riguardano il presidente che è in automatico il sindaco della città capoluogo e la gratuità dei ruoli elettivi. Da quest' oggi, quando si apriranno le urne "riempite" ieri, Beppe Sala, Virginia Raggi, Chiara Appendino, Luigi De Magistris e gli altri avranno dunque competenze su «sviluppo strategico del territorio, promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione» anche per i centri limitrofi al loro, sul territorio delle ex Province. Già funziona così a Venezia, Genova, Firenze, Bari e Reggio Calabria, cioè nelle altre città metropolitane.

 

Sindaci e consiglieri non percepiranno altri stipendi rispetto a quelli già previsti nelle amministrazioni dove sono stati eletti direttamente, è vero, ma questo non significa affatto che le (ex) Province non costino nulla al contribuente. Il grosso dei costi, infatti, non era per gli stipendi della "casta", bensì per le sedi, le strutture e, ovviamente, gli stipendi dei dipendenti.

virginia raggi virginia raggi

 

«La riforma ha consentito tra il 2014 e il 2015 una riduzione stimata della spesa pari a 1,5 miliardi di euro», ha rivendicato Gianclaudio Bressa, sottosegretario agli Affari Regionali, parlando in commissione a Montecitorio. Peccato che, per ammissione dello stesso esecutivo, gli enti che hanno sostituito le Province costino ancora la bellezza di 2,4 miliardi.

 

Il conto è salato specie se si considera che, come sottolineava il sottosegretario, «il personale è passato dai 41.205 dipendenti di Province in servizio al primo gennaio 2015, all' entrata in vigore della legge, ai 21.974 post riforma», ventimila dipendenti sono stati "spostati" (coi relativi costi, oltre che le competenze) su altre amministrazioni pubbliche. Il pasticcio è tale che, a due anni dall' approvazione della cancellazione-farsa, è lo stesso membro del governo ad annunciare che quanto prima ci sarà un «aggiornamento» della legge.

 

giorgia meloni in campidogliogiorgia meloni in campidoglio

Al voto si sono presentati anche i (tanti) consiglieri comunali-vip. «Questo è l' esempio perfetto delle riforme renziane: le Province sono rimaste anche se fingevano di averle abolite, in compenso ora i consiglieri sono eletti dai consiglieri comunali e non dal popolo», ha commentato Giorgia Meloni, che fu candidata sindaco a Roma. Finirà così pure per il Senato non elettivo, accusa la leader di Fdi. «Grazie alle finte riforme di questo governo le Province restano, ma viene abolito il voto degli elettori», ha commentato Mara Carfagna, portavoce dei deputati forzisti e consigliere a Napoli.

 

Anche un "avvantaggiato" dalla riforma, Luigi De Magistris, da ieri sindaco anche dell' area metropolitana napoletana, ammette che la riforma scritta dall' esecutivo «è rimasta monca», da luogo a problemi. Come correre ai ripari? L' ex sindaco di Torino e presidente dell' Anci, Piero Fassino, l' ha buttata lì: «Servono risorse adeguate perchè questa istituzione possa decollare...». Vuole più soldi.

Ultimi Dagoreport

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…

giuseppe conte beppe grillo ernesto maria ruffini matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI DUE MANDATI,  LIBERO DA LACCI E STRACCI, GIUSEPPE CONTE POTRA' FINALMENTE ANNUNCIARE, IN VISTA DELLE REGIONALI, L’ACCORDO CON IL PARTITO DI ELLY SCHLEIN – AD AIUTARE I DEM, CONCENTRATI SULLA CREAZIONE DI UN PARTITO DI CENTRO DI STAMPO CATTOLICO ORIENTATO A SINISTRA (MA FUORI DAL PD), C'E' ANCHE RENZI: MAGARI HA FINALMENTE CAPITO DI ESSERE PIÙ UTILE E MENO DIVISIVO COME MANOVRATORE DIETRO LE QUINTE CHE COME LEADER…

alessandro sallusti beppe sala mario calabresi duomo milano

DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI PIACE A FRATELLI D’ITALIA MA NON AI FRATELLI BERLUSCONI, CHE LO CONSIDERANO UN “TRADITORE” (IERI AI PIEDI DEL CAVALIERE, OGGI BIOGRAFO DI MELONI) – A SINISTRA, C'E' BEPPE SALA CHE VUOLE IL TERZO MANDATO, CERCANDO DI RECUPERARE IL CONSENSO PERDUTO SUL TEMA DELLA SICUREZZA CITTADINA CON L'ORGANIZZAZIONE DELLE OLIMPIADI DI MILANO-CORTINA 2026 - SI RAFFORZA L’IPOTESI DI CANDIDARE MARIO CALABRESI (IN BARBA ALLE SUE SMENTITE)...

nancy pelosi - donald trump - joe biden - michelle e barack obama

DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI RIFIUTA DI PARTECIPARE ALL’INAUGURATION DAY. L’EX FIRST LADY SI ERA GIÀ RIFIUTATA DI ANDARE AL FUNERALE DI JIMMY CARTER: UNA VOLTA SAPUTO CHE AVREBBE DOVUTO POSARE LE CHIAPPONE ACCANTO A QUELLE DI TRUMP, SI È CHIAMATA FUORI – UNA SCELTA DI INDIPENDENZA E FERMEZZA CHE HA UN ENORME VALORE POLITICO, DI FRONTE A UNA SCHIERA DI BANDERUOLE AL VENTO CHE SALGONO SUL CARRO DEL TRUMPONE. E CHE IN FUTURO POTREBBE PAGARE…

giorgia meloni daniela santanche matteo salvini renzi

CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER GIORGIA MELONI UN RIMPASTO È INDIGERIBILE, E PER QUESTO, ALMENO PER ORA, LASCERÀ LA "PITONESSA" AL SUO POSTO - LA DUCETTA TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI: SE ZOMPA UN MINISTRO, LEGA E FORZA ITALIA CHIEDERANNO POLTRONE – IL DAGOREPORT DI DICEMBRE CHE RIVELAVA IL PIANO STUDIATO INSIEME A FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO IN PRIMO GRADO, COME DEL RESTO IL "CAPITONE" PER IL CASO "OPEN ARMS", PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? – IL SUSSULTO DI ELLY SCHLEIN: “MELONI PRETENDA LE DIMISSIONI DI SANTANCHÈ”