LA PROVOCAZIONE DI OBAMA A PUTIN PER IL SUMMIT DEL G20: VOLA IN RUSSIA E INCONTRERA’ GAY E OPPOSITORI DEL CREMLINO
Maurizio Molinari per "La Stampa"
Non solo Edward Snowden e Siria, il contenzioso fra Usa e Russia si arricchisce di un nuovo capitolo: Barack Obama incontrerà domani a San Pietroburgo un gruppo di attivisti a favore dei diritti umani, ed in particolare di quelli gay, compiendo un nuovo gesto di sfida nei confronti di Vladimir Putin dopo l'annullamento del vertice bilaterale che era previsto prima del summit del G20.
La notizia degli inviti estesi agli attivisti russi rimbalza da San Pietroburgo in coincidenza con l'arrivo di Obama questa mattina a Stoccolma, inserita nel viaggio in sostituzione della tappa a Mosca.
L'incontro avverrà nel Crowne Plaza Hotel di San Pietroburgo, dove il presidente americano riceverà fra gli altri Lev Ponomarev e Lyudmila Alexeyeva, veterani delle battaglie per i diritti umani nell'ex Urss, il direttore della Ong «Legal Aid» Pavel Chikov, i rappresentanti dei gruppi pro-gay «Coming Out» e «LGBT Network», e anche una delegazione di «Golos», l'organizzazione per il monitoraggio dei risultati elettorali sciolta dal ministero della Giustizia russo perché accusata di essere infiltrata da «agenti stranieri» pagati da UsAid, l'ente americano per gli aiuti allo sviluppo.
Sono stati proprio i rappresentanti di questi gruppi a far sapere - attraverso il sito BuzzFeed - di aver avuto l'invito della Casa Bianca anche se Igor Kochetkov, direttore di «LGBT Network» ha precisato di «aver ricevuto la richiesta di non dire nulla» sull'agenda di Obama durante il soggiorno a San Pietroburgo.
Già in occasione della sua ultima visita in Russia, nel 2009, Obama incontrò una delegazione di attivisti dell'opposizione in Russia, come il predecessore George W. Bush aveva fatto in occasione del summit del G8 a San Pietroburgo nel 2006, ma in questa occasione l'inserimento nella delegazione dei rappresentanti pro-gay ha un significato particolare perché investe una polemica rovente che riguarda lo stesso Vladimir Putin.
Il motivo è che proprio il presidente russo, lo scorso giugno, ha firmato la legge che proibisce la «propaganda pro-gay», estendendo sull'intero territorio nazionale le norme già in vigore a San Pietroburgo. Gli attivisti pro-gay locali considerano tale legge fonte di grave discriminazione sessuale e Obama ha già fatto capire di essere al loro fianco dichiarando al talk show tv di Jay Leno di «non avere pazienza con le nazioni che intimidiscono o fanno del male a gay, le lesbiche o i transgender».
Tali posizioni non hanno finora avuto alcun impatto sul Cremlino, che ha assicurato di voler «far rispettare» le norme anti-gay in occasione dei Giochi Invernali in programma a Sochi nel 2014 ma Obama, scegliendo di incontrare gli attivisti gay a San Pietroburgo, lascia intendere di voler sostenere la loro campagna proprio in vista delle Olimpiadi sul Mar Nero.
Sebbene l'amministrazione Usa non abbia ancora confermato gli incontri di San Pietroburgo, l'accelerazione di Obama sui diritti gay appare come un'ulteriore ritorsione americana nei confronti del Cremlino dopo la decisione di Putin di garantire asilo politico per un anno a Edward Snowden, l'ex analista dell'intelligente Usa fuggito all'estero per rivelare i segreti dei programmi di sorveglianza elettronica della «National Security Agency». Senza contare le fibrillazioni bilaterali sull'intervento militare in Siria.
Ma non è tutto perché oggi pomeriggio, nella sinagoga di Stoccolma, Obama presenzierà ad un altro evento dai toni polemici alla volta di Mosca: la celebrazione di Raoul Wallenberg, il diplomatico svedese che salvò migliaia di ebrei ungheresi dalla deportazione nazista per poi essere arrestato nel 1945 dai sovietici, che lo rinchiusero nella prigione moscovita della Lubianka fino alla misteriosa morte avvenuta nel 1947.
Neanche dopo la dissoluzione dell'Urss le autorità russe hanno tolto il segreto sulle ragioni della cattura di Wallenberg - che fu accusato di spionaggio - e Obama celebrandone l'eroismo umanitario intende far capire a Putin che molti scheletri sovietici potrebbero uscire dall'armadio.


