giorgia meloni silvio berlusconi matteo salvini

“PSICO-NANO” UMILIATO DA “NANA BIONDA” – AL SUCCESSO DI FDI SI ACCOMPAGNA IL TRAMONTO DI FORZA ITALIA A MILANO, L’ANTICA ROCCAFORTE DOVE TUTTO EBBE INIZIO. - MA NON È SOLO IL CAVALIER POMPETTA A ESSERE TRAVOLTO DA QUESTO SLITTAMENTO DEI RAPPORTI DI FORZA, ANCHE LA LEGA RISCHIA LA STESSA SORTE - A DIFFERENZA DI SALVINI, RESTA IL FATTO CHE BERLUSCONI NON HA OGGI UN’ALTRA STRADA DA IMBOCCARE. SE L’ELETTORATO LIBERAL-CONSERVATORE, SPECIE AL NORD, SI SPOSTA A DESTRA, EGLI NE PORTA LA RESPONSABILITÀ…

1. BERLUSCONI SUBISCE LA SUPREMAZIA DI GIORGIA, MA NON SA COME LOGORARLA

Da “Posta e risposta – la Repubblica” - ESTRATTO

 

letizia moratti e silvio berlusconi

Caro Merlo, un’unica critica alla sua risposta a Oliviero Toscani: l’ex Cavaliere gode ogni volta che viene menzionato sulla stampa. Chi nasce narciso tramonta narciso.

Walter Sarfatti 

 

Risposta di Francesco Merlo:

Berlusconi non è ancora ridotto al narcisismo da rimasuglio. Il nostro più consumato maestro di teatro riesce spesso a rubare la scena e qualche volta anche a dare il tempo politico alla coalizione di centrodestra di cui ha perso la leadership.

 

MATTEO MESSINA DENARO MEME BY CARLI

Insomma, Berlusconi subisce la supremazia di Giorgia Meloni, ma sa come logorarla. È un capolavoro di “a me gli occhi please” la confidenza raccontata ieri da Tommaso Ciriaco e Lorenzo De Cicco: “Per colpa di Fratelli d’Italia stiamo andando troppo a destra. Non si vince senza un centro moderato. Fosse per me in Lombardia voterei Moratti”. In confidenza Berlusconi tira la pietra e, a viso aperto, nasconde la mano.

 

2. DESTRA, LE COLPE DI BERLUSCONI

Stefano Folli per “la Repubblica” - ESTRATTO

SILVIO BERLUSCONI E GIORGIA MELONI NEL 2011

…………………

Se l’anziano fondatore di Forza Italia ammette che avrebbe volentieri votato Letizia Moratti come presidente della regione, anziché il leghista Fontana, le sue parole - nonostante le ovvie smentite di rito - hanno più di un significato trasparente. Il primo e più evidente riguarda il modo in cui il partito berlusconiano viene mortificato a Milano, l’antica roccaforte dove tutto ebbe inizio. 

 

VIGNETTA GIANNELLI - GIORGIA MELONI E SILVIO BERLUSCONI

Come sappiamo, il vecchio leader è snobbato dalla giovane leader e se ne rammarica. È successo su scala nazionale in forme clamorose dopo il 25 settembre; rischia di accadere di nuovo in Lombardia tra pochi giorni. Non è solo Berlusconi a essere travolto e, diciamo pure, umiliato da questo slittamento dei rapporti di forza. Anche Salvini rischia la stessa sorte, benché il capo leghista dia mostra di maggiore flessibilità nell’adattarsi alla situazione: tanto più che può mascherare la crisi di consensi dietro il volto del candidato presidente. 

meloni berlusconi salvini al quirinale

…………………….

 

La “deriva a destra”, che riduce e forse annulla i margini di un ipotetico centro liberal-democratico, è in parole povere l’avanzata della premier Meloni anche nei territori del Nord che fino a pochi anni fa le erano del tutto preclusi. Berlusconi coglie un punto: se Fratelli d’Italia assorbe quasi tutto l’elettorato del centro-destra, si determina uno squilibrio. La coalizione ha un senso se la presidente del Consiglio riesce a conciliare in una certa armonia le varie anime che la compongono. 

 

BERLUSCONI MELONI

Il problema nasce quando al successo di FdI si accompagna il tramonto di Berlusconi e in prospettiva anche di Salvini. In parte ciò è ineluttabile, se all’ascesa di un personaggio più gradito all’elettorato corrisponde il declino di altri che hanno fatto il loro tempo. Ma non c’è solo questo. Il caso Cospito-Delmastro-Donzelli ha fatto emergere una tendenza alla radicalizzazione, all’esasperazione dei contrasti su temi sensibili come il terrorismo che la premier avrebbe dovuto governare con maggiore prudenza. 

silvio berlusconi giorgia meloni

 

………. Resta il fatto che Berlusconi non ha oggi molte carte da giocare. E nemmeno un’altra strada da imboccare. Se esiste uno spostamento a destra anche dell’elettorato liberal-conservatore, specie al Nord, egli ne porta la responsabilità.

 

Per circa venticinque anni ha occupato il palcoscenico e non è riuscito o non ha voluto costruire un vero partito di centro, con una struttura organizzativa e una classe dirigente. In fondo Giorgia Meloni ha occupato un vuoto. Lo ha fatto con le sue idee, che non sono quelle di una liberale, ma adesso anche lei dovrà scegliere quale sentiero imboccare. In Italia e in Europa.

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