
IL PUGNO DI MINNITI. PIENO DI MOSCHE – NESSUNO APRE I PROPRI PORTI AI MIGRANTI E IL MINISTRO MINACCIA DI FAR USCIRE L’ITALIA DA TRITON – RENZI, CODA DI PAGLIA, ALZA LA VOCE: NIENTE FINANZIAMENTI UE A CHI NON ACCOGLIE I PROFUGHI (IN EUROPA MANCO LO STANNO A SENTIRE)
Fabio Tonacci per la Repubblica
Dopo venti minuti rigorosamente a braccio davanti ai colleghi europei, Marco Minniti chiude il suo lungo discorso con una frase che dà il senso di una partita appena agli inizi. «Non lasciate l' Italia da sola, altrimenti saremo costretti ad azioni unilaterali. Io non voglio, non voglio... ma come ministro dell' Interno non posso escluderlo». Non ha aggiunto altro.
Minniti con Thomas de Maziere Gerard Colomb e Dimitri Avramopoulos
Non ha specificato su quali campi l' Italia potrebbe decidere di muoversi in solitaria, ma ragionevolmente tutto lascia pensare alla operazione di sicurezza Triton varata nel 2014. E alla possibilità - al momento remota - che il nostro Paese ritiri clamorosamente l' adesione se l' Unione non prenderà in considerazione la proposta di far sbarcare i migranti anche in altri porti europei.
Dal vertice informale di Tallinn in Estonia la delegazione composta da Minniti, dal capo di gabinetto Mario Morcone e dal prefetto Gerarda Pantalone, torna con un risultato politico oggettivamente positivo su tre questioni che ha imposto all' ordine del giorno: gli interventi in Libia (aumento dei fondi alla guardia costiera e rifinanziamento del Trust Fund Africa, un centro di coordinamento soccorsi a Tripoli), il sostegno al codice di condotta per le Ong, la promessa di un comune sul regime di concessione dei visti per Bangladesh e Costa d' Avorio.
MINNITI CON I CAPI TRIBU DELLA LIBIA
Questioni che alla vigilia non erano affatto scontate e sulle quali Minniti ha ottenuto un consenso unanime. Anche da chi, come Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, è tradizionalmente sordo su questi aspetti. "Il Gruppo di Visegrad non si è proprio visto", dice il ministro italiano. «Abbiamo fatto un passo in avanti, senza rimanere isolati e senza rompere con gli alleati». Sul fronte dei ricollocamenti dei rifugiati, la Francia ha raddoppiato da 100 a 200 la sua quota mensile, la Germania da 500 a 750, la Lituania ha accettato di prenderne 100.
medici senza frontiere e migranti
Ma sul punto cruciale dell' apertura dei porti europei, l' ipotesi più azzardata e delicata della "dottrina Minniti", siamo ancora fermi al muro dei no. Durante le quasi quattro ore di riunione, la parola "porti" non è neanche stata pronunciata. Né da Minniti, né dagli altri ministri dell' Interno. Se ne discuterà solo la settimana prossima a Varsavia in un incontro con Frontex sul tema della "regionalizzazione della missione Triton": sul tavolo la proposta italiana di modificarne il piano operativo per creare nuove zone Sar (Search and Rescue) nel Mediterraneo e affidarle alla diretta responsabilità di altri Stati del continente.
In questo modo, ad esempio, se un salvataggio avviene nel quadrante della Francia i migranti potrebbero essere portati in un porto francese, allentando la pressione su quelli italiani. Il ricordo di ciò che è avvenuto non più tardi di una decina di giorni fa, le 25 navi in contemporanea navigazione verso le coste siciliane e lo sforzo di trovare approdi disponibili, ha segnato profondamente l' agenda del Viminale.
«Stiamo viaggiando sul filo del rasoio», ammette Minniti. Ma la partita è lunga, difficile, strategica. Uscire unilateralmente da Triton, infatti, significherebbe sbarazzarsi della clausola che impone l' automatico trasporto sulle coste italiane delle persone salvate in mare dalle motonavi di Frontex. Una mossa che aprirebbe scenari imprevedibili per i partner europei.
Non è casuale, dunque, la sfilza di dichiarazioni rilasciate prima dell' ingresso nel salone della vecchia centrale a carbone di Tallinn riadattata a centro congressi. Il tedesco Thomas de Maiziere: «Non sosteniamo la cosiddetta regionalizzazione delle operazioni di salvataggio ». Il ministro belga Theo Francken: «Non credo sia necessaria ». L' olandese Stef Blok: «Non è la soluzione». Il padrone di casa estone Sven Milkse: «Sui porti non possiamo forzare nessuno ».
Persino il commissario Ue per l' immigrazione Dimitris Avramopoulos, in prima battuta, ha detto all' Ansa che Triton non va toccato «perché ha un mandato ben definito». Salvo poi, durante la mattinata, correggere il tiro attraverso la sua portavoce. L' ostilità alla richiesta italiana è manifesta, e da Roma il segretario del Pd Matteo Renzi twitta: «Tagliamo il finanziamento ai Paesi che non rispettano accordi sui migranti. Loro chiudono porti europei? Noi blocchiamo i fondi europei».
Lo scontro è rimandato al prossimo incontro con Frontex in Polonia. «Dove noi discuteremo con fermezza », si limita a dire Minniti prima di salire sul Falcon che lo riporta in Italia.