“A BARCELLONA PUIGDEMONT HA TENTATO UN GOLPE. MA HA PERSO” – MARIO VARGAS LLOSA ENTUSIASTA PER IL RISULTATO OTTENUTO ALLE URNE DEGLI UNIONISTI IN CATALOGNA – ''LA PENSO COME LA THATCHER: LA SOCIETÀ NON ESISTE, ESISTONO GLI INDIVIDUI E LE FAMIGLIE" - LO SCRITTORE PERUVIANO DA’ LE PAGELLE A MERKEL, MACRON E BERLUSCONI ("HA AVUTO UN'ULTIMA INTUIZIONE: IL COMUNISMO È ORMAI UN OGGETTO DA ANTIQUARIATO''). DI RENZI DICE: “SEMBRAVA UN LIBERALE…”
Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera
Don Mario, lei ha sostenuto Ciutadans, il partito anti-separatista che ora è il primo in Catalogna. Però i separatisti mantengono la maggioranza assoluta. Chi ha vinto davvero?
«Inés Arrimadas e i suoi Cittadini hanno colto una vittoria storica. Non era mai accaduto che una forza avversa al catalanismo fosse la più votata. È l' affermazione di un partito giovane, centrista, liberale: la nuova Europa che avanza. Rispetto al 2015, gli indipendentisti perdono sia in seggi sia in percentuale di voti. Ne hanno circa 200 mila in meno degli unionisti. Purtroppo un sistema elettorale truffaldino assegna loro la maggioranza in Parlamento».
Non è un dettaglio, è un dato politico rilevante.
«Sì, ma l' indipendentismo oggi è più debole. Puigdemont e Junqueras possono ancora formare un governo, ma saranno più prudenti, più cauti. Non riproveranno a dichiarare la secessione in modo unilaterale e illegale».
Rajoy sarà costretto a trattare?
«Rajoy e Puigdemont faranno bene a parlarsi. Ma ormai è chiaro che i catalani non possono fare da soli. Applicare l' articolo 155 della Costituzione, che consente a Madrid di governare la Catalogna, è servito. I separatisti hanno capito che devono cambiare linguaggio e strategia».
C' è il rischio di nuove elezioni?
«Non credo. Non convengono a nessuno, tanto meno ai ribelli, che rischiano più degli altri di farsi logorare».
Mariano Rajoy potrebbe essere costretto ad accettare una nuova Costituzione, che trasformi la Spagna in uno Stato federale?
«La Costituzione del 1978 ha costruito la democrazia. Certo, non è un totem. Si può riformare, ma secondo i meccanismi previsti dalla Costituzione stessa; e alla fine occorre l' assenso di una maggioranza significativa. Non esiste al mondo una Costituzione che preveda l' autodistruzione dello Stato. Un Paese moderno non può arrendersi a un golpe».
La dichiarazione di indipendenza è stata un golpe?
«Se non è un golpe quello, cos' è un golpe? Una minoranza ha tentato di imporre un cambio di sistema a oltre metà dei catalani, che è sempre stata contraria alla secessione, e alla grande maggioranza degli spagnoli».
Ma l' altra metà dei catalani è favorevole.
«Io ho vissuto a Barcellona cinque anni, alla fine della dittatura di Franco. Era la città più aperta e vivace del mondo. Non era ancora un mito come oggi; era tutta vita. La vera Catalogna è aperta, europea, plurale; il contrario dell' ideologia passatista e retriva emersa in questi anni».
Lei sostiene che il nazionalismo sia per sua natura reazionario.
«Scriva anche cavernicolo, anacronistico, antistorico. E non c' è nulla di più reazionario del nazionalismo di sinistra, come quello degli anticapitalisti della Cup. Il nazionalismo è la tragedia della storia. Erano nazionalisti Hitler, Mussolini, Stalin, Mao. Solo in certi casi il nazionalismo può essere progressista, quando si ribella a un impero coloniale; ma quasi subito si converte in una forza d' oppressione. Guardi gli algerini: avevano ragione a ribellarsi ai francesi; ma dalla rivolta nacque un partito-Stato. È successo anche nello Zimbabwe e nell' ex Congo belga: il nazionalismo è un pretesto ideologico per coprire satrapi corrotti che saccheggiano il Paese e depredano il popolo».
È successo anche in America Latina ?
«Certo. Hanno fatto ricorso al nazionalismo dittatori di sinistra e di destra: Castro a Cuba, Chávez in Venezuela; Pinochet in Cile, Fujimori in Perù. Paesi simili per lingua, storia, cultura, anziché unirsi si sono armati l' uno contro l' altro, nell' interesse di piccoli gruppi. Voi avete la fortuna di aver costruito l' Unione europea; anche se non ne sembrate consapevoli».
Cosa intende dire?
«L' Europa oggi è minata dai nazionalismi, dalla penisola iberica all' Est postcomunista, da Barcellona a Varsavia e Budapest. Ma l' Unione europea, che voi per primi tanto criticate, è la più grande conquista dai tempi della seconda guerra mondiale. Dovreste volerle più bene, difenderla dai localismi e dai populismi».
Il populismo è di gran moda.
«È l' altra faccia del nazionalismo, ma entrambi saranno sconfitti dalla storia. Il mondo globale non è un' invenzione degli economisti e degli scrittori; già ridistribuisce la ricchezza, abbatte le frontiere, affratella gli uomini».
Lei ha scritto che l' identità collettiva non esiste. Ne è proprio sicuro?
«Certo. La penso come la Thatcher: la società non esiste, esistono gli individui e le famiglie. Non esistono le psicologie nazionali. Ho molti amici catalani, ma non ne conoscono due che siano uguali tra loro».
Non trova invece che gli italiani tra loro si assomiglino?
«Proprio gli italiani confermano la mia idea. Da voi non esistono neppure le regioni. Lei conosce due toscani che si assomiglino? I pisani non amano i livornesi, i pistoiesi rivaleggiano con i lucchesi; e tutti insieme detestano i fiorentini; per tacere delle contrade senesi. L' immagine della tribù felice contro il resto del mondo è un imbroglio ideologico».
L' Europa però non gode di buona salute.
«Gli europei hanno contratto un male terribile: il pessimismo. In realtà viviamo un tempo grandioso. Uomini e popoli si stanno integrando tra loro. Se l' Europa è così male come ci raccontiamo, perché milioni di africani lasciano la loro terra, corrono ogni sorta di pericoli, rischiano la vita, per arrivare qui? Soltanto per migliorare la loro condizione?».
Per cos' altro, se no?
«Non cercano solo pane e lavoro. Cercano legalità. Fuggono la barbarie. Scappano da regimi orribili, da dittature spaventose, in cui non hanno certezze né diritti. Cercano una terra che offra la sicurezza di poter avere al fianco la propria donna, di professare la propria religione, di crescere i propri figli. Questa per loro è l' Europa. Dovremmo esserne un po' più fieri. C' è qualcosa di grandioso nelle migrazioni: c' è il riconoscimento della grande cultura giuridica europea, la prova del primato della democrazia».
il papa riceve la croce falce e martello
Però la reazione degli italiani e degli spagnoli, da Lampedusa a Ceuta e Melilla, è di paura. Sbagliano?
«La paura è un sentimento comprensibile; purché non diventi paranoia e pregiudizio. Se l' Europa vuole mantenere il suo alto livello di vita, ha bisogno dei migranti. Certo occorre regolare le migrazioni. Fermare gli scafisti, accogliere solo gli stranieri di cui c' è bisogno. Ma l' unico modo per governare il fenomeno è favorire lo sviluppo dell' Africa, la caduta delle dittature, il progresso dei popoli ».
Cosa pensa del primo Papa sudamericano?
«È un poco populista pure lui. Dice cose giuste; ma i cambiamenti ancora non si vedono. Parla di riforme che tardano a manifestarsi. È vero che la Chiesa si muove con il passo dei secoli; ma talora pure la tartaruga deve accelerare».
Angela Merkel è un leader all' altezza per l' Europa? O il suo tempo è finito?
«Non capisco le critiche alla Merkel. Ha fatto fare grandi passi avanti all' Europa, nel solco della sua tradizione migliore. La Germania suscita ancora diffidenze, invidie, risentimenti; ma è un Paese profondamente democratico, che coniuga pragmatismo e una forte carica di idealità. La Cancelliera è diventata impopolare per un gesto progressista, aprire le porte ai profughi siriani. Nessuno è insostituibile; ma non mi pare sia emerso un leader in grado di sostituirla».
berlusconi convention forza italia 2017
Neanche Macron?
«Macron è interessante, se non altro perché ci ha liberato da Marine Le Pen e dal suo nazionalismo fascistoide».
Dieci anni fa lei definì Berlusconi «caudillo democratico». Che impressione le fa il suo ritorno?
«Mi pare che il tempo di Berlusconi sia alle sue e alle nostre spalle. Si è rivelato più che altro una pittoresca curiosità. Ha avuto un' ultima intuizione: il comunismo è ormai un oggetto da antiquariato; il populismo è vivo e operante, rappresenta il vero nemico della democrazia».
Di Grillo cosa pensa?
«All' inizio è parso una novità, un' energia; poi è caduto in tutti i luoghi comuni del populismo. È un disastro per la modernizzazione dell' Italia».
E Renzi?
«Sembrava un liberale; anche lui ha pagato al populismo un prezzo molto alto».
Sull' Italia è lei a essere pessimista.
«Al contrario. Mi pare che voi italiani non siate pienamente consapevoli di voi stessi. Dovreste recuperare il giusto orgoglio per l' incommensurabile contributo di bellezza e di umanità che avete dato al mondo. Questo è il mio augurio di Natale per i lettori del Corriere ».