I GIORNI DELL'IRAN DI PUTIN – IL PRETESTO DELLA VISITA A TEHERAN DI “MAD VLAD” ERA PARLARE DI SIRIA, MA LA POSTA IN GIOCO È MOLTO PIÙ ALTA: IL REGIME DEGLI AYATOLLAH È UNA PEDINA FONDAMENTALE PER LA PARTITA DELLO ZAR CONTRO L’OCCIDENTE, ED È UNA RISPOSTA ALLA VISITA DI BIDEN IN ISRAELE E ARABIA SAUDITA – LE PARTI IN CAMPO SONO CHIARE, TRANNE UNA: LA TURCHIA, CHE FA PARTE DELL’ALLEANZA ATLANTICA. ERDOGAN, UFFICIALMENTE, ERA IN IRAN PER OTTENERE IL VIA LIBERA AI BOMBARDAMENTI CONTRO I CURDI. MA COME AL SOLITO, VUOLE TENERE I PIEDI IN DUE STAFFE
1 - PUTIN IN IRAN RINSALDA L'ALLEANZA CON KHAMENEI STOP A ERDOGAN IN SIRIA
Gabriella Colarusso e Rosalba Castelletti per “la Repubblica”
Vladimir Putin Ali Khamenei Ebrahim Raisi
È stato il vertice di quelli che sono amici perché hanno lo stesso nemico. Non a caso promosso a tre giorni dal tour del presidente statunitense Joe Biden in Israele e Arabia Saudita.
Le divergenze tra Vladimir Putin, Ebrahim Raisi e Recep Tayyip Erdogan restano, ma per ora per tutti e tre è più importante rinsaldare l'alleanza. Quello a Teheran, dove arriva con un non inusuale ritardo di tre ore, è il primo viaggio del presidente russo fuori dai confini post-sovietici dal 24 febbraio, il terzo da quando è esplosa la pandemia.
Il pretesto è riesumare la "trojka" del "formato Astana" per parlare di Siria. Ma, nel mezzo della cosiddetta "operazione militare speciale" russa in Ucraina, è ovvio che il leader del Cremlino non si sia mosso solo per questo. La posta in gioco è più alta.
L'Iran è una pedina fondamentale nella sua partita a scacchi strategica con l'Occidente. Lo era nel 2015 quando strinse l'alleanza per preservare il regime di Bashar al-Assad in Siria e lo è ancora di più adesso che Mosca e Teheran si trovano entrambe a far fronte alle sanzioni occidentali e al blocco arabo- israeliano emergente nel Golfo sostenuto dagli Usa che potrebbe spostare gli equilibri di potere del Medio Oriente.
recep tayyip erdogan vladimir putin
L'Ayatollah Ali Khamenei, lo sa bene. E perciò non si tira indietro neppure davanti all'offensiva in Ucraina. «La Repubblica islamica non è mai favorevole a vedere la gente afflitta dai conflitti. Tuttavia, nel caso dell'Ucraina, se la Russia non avesse agito, l'altra parte avrebbe iniziato una guerra».
La Guida Suprema ha in mente la Nato. Auspica una «collaborazione a lungo termine » tra la Russia e l'Iran, due Paesi che devono rimanere vigili contro «l'inganno occidentale». A Putin chiede che gli Usa vengano espulsi dalla Siria e che il dollaro venga gradualmente sostituito negli scambi tra i due Paesi.
E poi ricorda in una nota: «Ci sono accordi e contratti tra i due Paesi, anche nei settori del petrolio e del gas, che devono essere perseguiti e pienamente attuati». Il riferimento è al memorandum d'intesa siglato dalla russa Gazprom e dall'iraniana Nioc per 40 miliardi di dollari, l'unico accordo concreto della giornata.
Gli addetti ai lavori sono scettici: «Le imprese russe sarebbero sottoposte a sanzioni secondarie Usa se investissero in Iran e l'Iran e la Russia sono concorrenti sul mercato », ragiona una fonte diplomatica a Teheran.
A maggio, di fatti, le esportazioni di greggio iraniano verso la Cina, fonte di reddito fondamentale per Teheran dopo le sanzioni rilanciate da Trump nel 2018, sono diminuite drasticamente perché Pechino ha preferito il petrolio russo fortemente scontato lasciando quasi 40 milioni di barili iraniani stoccati sulle petroliere in Asia alla ricerca di acquirenti.
vladimir putin ebrahim raisi recep tayyip erdogan
Ma l'Iran spera comunque di premere su Washington con l'aiuto di Mosca per il rilancio dell'accordo del 2015 che prevede la revoca delle sanzioni contro la Repubblica islamica in cambio di restrizioni alle sue attività nucleari.
Ai margini di questa alleanza Russia- Iran, c'è Erdogan. Era arrivato a Teheran cercando il via libera a una nuova operazione militare nel Nord della Siria contro quelli che definisce gruppi terroristici curdi, Ypg e Pkk. Ma non lo ha ottenuto. «Qualsiasi attacco alla Siria sarebbe dannoso per la Turchia e per la regione », ha ribadito Khamenei pur promettendo che il Paese "coopererà" con Ankara nella sua "lotta al terrorismo", sottolineando che "i terroristi non si limitano a un gruppo specifico".
«Tal Rifat e Manbij sono diventati focolai di terrore. È arrivato il momento di ripulire questi porti franchi. La Turchia continuerà le sue operazioni antiterrorismo a prescindere dal sostegno altrui», insiste Erdogan. E spiega di aver chiesto sostegno ai partner perché le «parole non bastano ». Putin, nonostante tutto, in tv parla di un «incontro utile e molto istruttivo» sottolineando che «negli ultimi anni, la minaccia terroristica è diminuita grazie ai nostri sforzi congiunti», ma rimanda le discussioni sulla Siria a un nuovo incontro da tenere in Russia «entro la fine dell'anno».
Qualche passo in avanti sembra arrivare sul dossier del grano ucraino. Putin ringrazia Erdogan per «i suoi sforzi di mediazione»: «Non tutte le questioni sono risolte, ma ci sono progressi sull'export ed è un buon segno». Lo show è concluso.
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Anche se gli Stati Uniti lo sbeffeggiano. Il viaggio di Putin in Iran, dice John Kirby, coordinatore per le comunicazioni strategiche del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, dimostra solo quanto la Russia si sia isolata.
2 - PUTIN IN IRAN CERCA DI CUCIRE INSIEME TRE PAESI CON INTERESSI DIVERSI
Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”
[…] Il vertice, che ha rimesso attorno allo stesso tavolo le tre nazioni che fanno parte del processo di Astana per la soluzione della guerra in Siria – Russia, Iran e Turchia – ha cercato di mettere in risalto le consonanze fra tre nazioni che invece hanno molti interessi a dividerle.
recep tayyip erdogan vladimir putin
Tutto sembrava costruito per sottolineare la vicinanza soprattutto tra Russia e Iran: non c’erano lunghi tavoli a dividere Putin e le autorità di Teheran, il presidente russo ha stretto la mano a Khamenei, un altro leader che, come lui, durante la pandemia ha concesso a pochi il privilegio di avvicinarglisi.
In Siria, Russia e Iran sostengono tutti e due il regime di Bashar el Assad, ma questa cooperazione non è certo storica, anzi, Mosca e Teheran sono storicamente avversarie. La Turchia invece sostiene i ribelli della zona di Idlib, la stessa che la Russia vorrebbe tagliare fuori dai corridoi umanitari delle Nazioni Unite.
[…] L’incontro sulla Siria è stato uno stratagemma per parlare di Ucraina, della guerra e del nuovo ordine mondiale che si sta formando, con Putin ansioso di mostrare che nonostante le sanzioni, ha ancora alleati a cui appoggiarsi.
Khamenei gli è andato incontro con una nota in cui lo elogia per l’invasione e specifica che Teheran non “è felice di vedere la gente comune soffrire… ma sulla questione dell’Ucraina, se non avessi preso l’iniziativa, sarebbe stata l’altra parte a causare una guerra”.
vladimir putin aspetta erdogan a teheran
Ha insistito sulla necessità di una maggior cooperazione tra Mosca e Teheran, nonostante il nuovo ordine non è detto che avvantaggi l’Iran: Mosca sta cercando nuovi partner a cui vendere la sua energia e si sta muovendo proprio in Asia, uno dei mercati dell’Iran. Anche Erdogan era a Teheran per parlare di Ucraina e soprattutto di come risolvere il blocco russo dei porti ucraini del Mar Nero.
L’Ucraina, l’Ue e la Turchia continuano a dire che la conclusione dei colloqui si avvicina, manca il consenso di Putin e il vertice di ieri ha permesso a Erdogan di incontrare il presidente russo per la prima volta dall’inizio della guerra.
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Il leader turco vuole incassare una vittoria negoziale ed è andato a Teheran nonostante si aspettasse che gli altri due leader avrebbero fatto fronte comune contro di lui e le sue aspirazioni in medio oriente e infatti ha detto che la Turchia continuerà la guerra contro le organizzazioni terroristiche in Siria senza bisogno del sostegno di nessuna delle parti. La Siria per i tre leader è diventata una leva da utilizzare per farsi pressioni a vicenda e farle contro gli Stati Uniti.
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