PUTIN CE L'HA ANCORA DUROV - IL CAPO DEL PIÙ GRANDE SOCIAL NETWORK RUSSO ANNUNCIA LE DIMISSIONI: “NON HO PIÙ LA LIBERTÀ DI GESTIRE VKONTAKTE” - POI LE RITIRA: "NON POSSO ANDARMENE ORA"

1. DUROV NON LASCIA VKONTAKTE. MA NON È UN PESCE D'APRILE
Dagoreport

Pavel Durov ha scritto sul suo profilo VKontakte che le sue dimissioni da CEO erano un pesce d'aprile. Non è così: United Capital Partners (UCP), l'azionista vicino al Cremlino che detiene la quota maggiore del social network ed è ostile a Durov, ha annunciato di aver ricevuto la lettera di dimissioni, e poi alle 4 di stamattina (ora di Mosca) una nuova comunicazione in cui venivano revocate.

Al "Wall Street Journal" Durov ha detto: "Appena ho capito come avrebbero gestito l'azienda dopo la mia uscita, in una fase così delicata, ho deciso di rimanere".

Un portavoce di UCP ha tenuto a specificare che "la società non trova affatto divertente l'idea dello scherzo, tanto più che il consiglio di amministrazione è al momento riunito a Riga per discutere il sostituto di Durov".

 

2. PAVEL DUROV LASCIA VKONTAKTE: "NON SONO PIU' LIBERO"

Biagio Simonetta per www.ilsole24ore.com

Se l'ascesa di Telegram (il rivale numero uno di WhatsApp) aveva dato una minima speranza a Pavel Durov di diventare l'incubo peggiore di Mark Zuckerberg, le ultime notizie in arrivo da San Pietroburgo ridimensionano fortemente le ambizioni del giovane russo nato a Torino. Se non altro nell'immediato.

Pavel Durov, infatti, non è più il Ceo di VKontakte.com, il social netowrk russo da lui stesso fondato che nel blocco sovietico è più seguito di Facebook. Si è dimesso in tarda serata ieri, proprio con un post su VK nel quale ha spiegato tutte le difficoltà nel condurre liberamente la sua attività di amministratore del sito. Un post carico di amarezza, dove la conclusione (anche se non espressamente detta) pare una sola: ha vinto Putin.

«A seguito di eventi successivi alla variazione della partecipazione di VKontakte nel mese di aprile 2013, - ha scritto Durov sul suo profilo - la libertà del Ceo di gestire l'azienda è stata notevolmente ridotta. Sta diventando sempre più difficile difendere quei principi che una volta erano alla base di questo social network. Dopo mio fratello, che a metà dello scorso anno ha lasciato la carica di direttore tecnico, mi dimetto anche io dalla carica di Direttore Generale di VKontakte . Grazie a tutti gli utenti che hanno sostenuto e mi hanno ispirato questi sette anni. Continuerò a partecipare a VKontakte, ma le posizioni formali , alle nuove condizioni, non mi interessano. Pavel Durov».

Per capire meglio cosa è successo, però, è obbligatorio partire da qualche anno fa. Durov, ragazzo di San Pietroburgo che per una serie di coincidenze è nato a Torino, ha fondato VK.com nel 2006. Un social network molto simile a Facebook. Quasi un clone. Col difetto, però, che il controllo dei post pubblicati dagli utenti è sempre stato latente. Non è un caso, infatti, che su VK si trovi un po' di tutto, dai film alla musica pirata. Pareva però essere una ventata di libertà, in un Paese, la Russia, alle prese col guinzaglio putiniano che regola l'informazione con metodi decisamente discutibili.

Il gioiellino di Durov è riuscito, dal 2006 a oggi, a collezionare oltre 200 milioni di iscrizioni, diventando di fatto il social network più utilizzato in Russia. Un primato che da un po' di tempo creava fastidi trasversali. Né Putin, né Zuckerberg ne erano contenti, anche se per ragioni diverse. E chissà se oggi, che Durov ha rassegnato le sue dimissioni, a Mosca, come a Palo Alto, sarà scoppiato il buon umore.

DUROV FATTO FUORI PER LA CRIMEA
Nelle ultime settimane, il Ceo di San Pietroburgo aveva avuto più di qualche difficoltà a gestire le pressioni russe sul caso ucraino. Dal Cremlino volevano che le pagine legate al leader dell'opposizione Alexei Navalny venissero bannate. Durov ha resistito finché ha potuto, come aveva già fatto negli anni precedenti quando Mosca aveva fatto pressioni elettorali sulla gestione del social network.

Dall'aprile 2013 nella società di VK.com era entrata con prepotenza (acquisendone il 48%) la United Capital Partners, un fondo guidato da Ilya Sherbovich, alleato del presidente Putin e membro del Cda della compagnia petrolifera statale russa Rosneft. Così il Cremlino si era assicurato il controllo del Facebook russo. E Durov è riuscito a resistere per un anno.

Qualche settimana fa, da quello che si può apprendere dai giornali russi, il Ceo ha ceduto in gran segreto il suo 12% di VK a Ivan Tavrin, amministratore del gruppo telefonico mobile russo MegaFon, per una cifra di circa 400 milioni di dollari. MegaFon, come da buona tradizione russa, è una compagnia fortemente influenzata dal Cremlino, controllata dall'oligarca russo, Alisher Usmanov, uno degli uomini più ricchi al mondo. Lo stesso 12% finito nelle mani di MegaFon pare sia stato poi ceduto a Mail.ru (altra società in mano a Usmanov) che già possedeva il 40% di VK, portandosi al 52%.

Il risultato? È presto detto: VK è in mano al Cremlino. Pavel Durov ha perso la sua battaglia quasi donchisciottiana. Ma attenzione a darlo per spacciato: il ragazzetto di San Pietroburgo è ancora il fondatore e proprietario di Telegram, la App di messaggistica istantanea che sta insidiando le sicurezze di WhatsApp, e stavolta la gestisce in Germania, al riparo dalle influenze putiniane. E poi pare se ne vada in giro con 400 milioni di dollari in tasca. Sicuri che al Cremlino siano del tutto tranquilli?

 

telegram app per messaggi pavel durov pavel durov il suo profilo su vkontakte Vladislav Surkov e Vladimir Putin pavel durov

Ultimi Dagoreport

francesco lollobrigida

CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE GUERRE NON CI SAREBBERO STATE DI FRONTE A CENE BEN ORGANIZZATE?”. E TRA UNA CAZZATA E UNA GAFFE, FERMAVA PURE I TRENI - DOPO QUASI DUE ANNI DI LOLLISMO SENZA LIMITISMO, QUESTA ESTATE, UNA VOLTA SEGATO DALLA MOGLIE, LA SORELLA D’ITALIA ARIANNA MELONI, È SCOMPARSA LA NOSTRA RUBRICA PREFERITA: “LA SAI L'ULTIMA DI LOLLOBRIGIDA?”. ZAC!, IL SILENZIO È SCESO COME GHIGLIOTTINA SUL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA (PER MANCANZA DI PROVE). DALLA “BANDA DEI QUATTRO” DI PALAZZO CHIGI (LE DUE MELONI, FAZZOLARI E SCURTI), ERA PARTITO L’ORDINE DI CUCIRGLI L’EFFERVESCENTE BOCCUCCIA (STESSO TRATTAMENTO ALL’ALTRA “PECORA NERA”, ANDREA GIAMBRUNO). A QUESTO PUNTO, NON ESSENDO ANCORA NATO UN MOVIMENTO DI LIBERAZIONE DEL REIETTO, L’EX STALLONE DI SUBIACO SI E’ MESSO IN TESTA DI FORMARE UN… - VIDEO, TUTTE LE GAFFES!

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)