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1. QUANDO MATTEO RENZI APRE BOCCA (SPESSO A CASACCIO), COSA FA? PARLA DA CAPO DEL PARTITO DEMOCRATICO O DA RAPPRESENTANTE DI UN GOVERNO CHE NEL PAESE DOVREBBE RAPPRESENTARE SIA LA MAGGIORANZA (CHE NON HA PIÙ AL SENATO) SIA L’OPPOSIZIONE?
DAGOREPORT
L’altro giorno alla direzione del Pd il piccolo Ceasescu di Rignano sull’Arno ha sfidato la minoranza a sfiduciarlo se non erano d’accordo con la sua usuale politica, tante chiacchiere e pochi fatti. Il doppio leader del Nazareno, segretario e premier – una sorta di Stanlio e Olio della politica - sembra avere un’idea della democrazia interna ai partiti assai bizzarra. Così, spesso finisce per ragionare come certi compagni di sbronze dello scrittore Charles Bukowski, ai quali – a farla breve -, le dittature andavano bene perché “non c’era bisogno di sprecare il tempo andando a votare”.
MATTEO RENZI NELL UFFICIO DI ENRICO LETTA A PALAZZO CHIGI
E se a volta capita che i cittadini siano chiamati alle urne, per il cazzone-segretario il massiccio astensionismo alle regionali nelle ex roccaforti rosse (Toscana, Umbria, Marche, Liguria) non è un problema suo. Quello che in realtà si è rivelato un vero e proprio voto di sfiducia (l’ennesimo dopo le regionali in Emilia Romagna 2014) nei suoi confronti e del governo.
Già, l’anomalia del doppio incarico costringe, ahimè e per dirla con le parole alte dello stesso Matteo, a mettere insieme ogni volta le Pere (bacate) del Nazareno e le Mele (marce) di palazzo Chigi. E sono soprattutto cavoli amari per chi continua a voler onorare le istituzioni democratiche.
BERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITA
Quando Renzi apre bocca (spesso a casaccio) cosa fa? Parla da capo del Pd o da rappresentante di un governo che nel Paese dovrebbe rappresentare sia la maggioranza (che non ha più al Senato) sia l’opposizione? A chiederselo c’è anche il nuovo inquilino del Quirinale, Sergio Mattarella.
E dov’è poi il confine tra le due “rappresentazioni” politiche, Stanlio&Olio, che dovrebbero essere invece distanti anni luce tra di loro?
La questione dell’incompatibilità del doppio incarico non è di oggi. E neppure porta bene a chi si era arrogato una “doppiezza” di ruoli&mestieri che, ripetiamo, andrebbero tenuti separati nettamente. Del resto, i “casi” isolati di Fanfani, Craxi e De Mita stanno lì a ricordarcelo.
Ma la questione, ignorata dai giornaloni dei Poteri marciti, andrebbe risolta, e senza indugi, soprattutto nel Pd delle “anime morte”. In uno stato di diritto dovrebbe esistere sempre una diga fra funzioni di governo e gestione di un partito.
Come andava reclamando, opportunamente, la vecchia “ditta” Bersani&D’Alema il giorno dell’”intentona” del Nazareno (22 febbraio 2014), con la rimozione “alla Napoletano” di Enrico Letta dalla guida del governo, senza alcun passaggio parlamentare.
renzi berlu f ef b f a d e b c kFQH U D x LaStampa it
Lo stesso spirito dell’articolo 21 dello Statuto del Pd, tra l’altro, recita “che non si può far parte contemporaneamente di più organi esecutivi” del partito.
Uno Statuto che ha anche un suo severo “Codice etico” che l’altro Matteo, il presidente Orfini, deve aver dimenticato in qualche cassetto. E che oggi, invece, tornerebbe utile dopo lo scandalo romano Migranti&Mazzette (Mafia capitale o meno) che sta investendo il Pd.
Già, ma come si fa a “rottamare” i “rottamatori” del Nazareno? Bel dilemma questo per chi immagina, a cominciare dall’ex presidente Napolitano, che esistano quelli che il costituzionalista Michele Ainis bolla come “privilegi di stampo feudale”.
RENZI BERLUSCONI MONTEZEMOLO AL TEATRO REGIO DI PARMA
Per adesso ci hanno pensato gli elettori e gli iscritti del Pd. Anche se i ragazzotti del “giglio tragico” hanno archiviato in fretta e furia la batosta elettorale delle ultime regionali.
Se la sfida per i governatori è finita poi 5 a 2 grazie all’”impresentabile” Enzo De Luca in Campania, e se Silvio Berlusconi, in stampelle, è risorto a Genova con il suo ardito Enrico Toti, la colpa è soltanto della “compagna” Rosy Bindi che alla vigilia delle elezioni aveva messo al bando l’ex sceriffo di Salerno.
Tutta qui l’analisi (povera) del voto regionale? Sembra proprio di sì per Renzi e i suoi competitori alla playstation.
RENZI-MATTARELLA-BERLUSCONI Nazareno
Eppure il filo rosso che si è spezzato drammaticamente spezzato nell’urna tra la base elettorale e il partito non meritava forse qualche approfondimento? E la fuga in massa degli iscritti non avrebbe imposto magari qualche piccola riflessione? E, infine, lo scandalo romano con i funzionari di partito pagati dal mazzettaro Buzzi (fino all’altro giorno “presentabilissimo” in Comune e Regione) - con il Pd sprofondato nei sondaggi al 17% - non offriva spunti per capire che ormai i buoi se ne sono usciti dalla stalla del Nazareno?