QUELLI CHE “LE PENSIONI NON SI TOCCANO…” – SALTAMARTINI, BRUNETTA, NAPOLI, SISTO, LA MELONI E GASPARRI: TUTTI IN PRIMA FILA, OGGI, A DIFENDERE LA SENTENZA DELLA CONSULTA, MA NEL 2011 VOTARONO “SÌ” A QUELLA CHE ADESSO CHIAMANO “TRUFFA”

Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera

 

«Renzi e Padoan non giochino sulla pelle dei truffati dalla Fornero con la scusa delle regole imposte da UE. #giulemanidallepensioni». Lo scrive in un tweet la pugnace deputata Barbara Saltamartini. Che il 16 dicembre 2011 benedisse quella «truffa» votando a favore. E non fu l’unica, tra quanti sparano oggi a pallettoni contro il «salva Italia» del governo Monti. 

Barbara Saltamartini Barbara Saltamartini


«Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai idea» disse il poeta e saggista James Russell Lowell. Giusto. È divertente, però, sentire oggi gli «hurrah!» per la sentenza della Consulta e le ringhiose ingiunzioni al governo perché rispetti immediatamente il verdetto a dispetto dello squarcio nei conti pubblici, confrontando tutto con il voto e le parole di quattro anni fa. 


Sia chiaro, non vale per tutti. Leghisti e dipietristi, che si schierarono contro, hanno buon diritto a rivendicare: l’avevamo detto. E così Alessandra Mussolini che, a dispetto del Pdl, dichiarò alla Camera: «Voterò “no” alla fiducia e “no” alla manovra. Non è possibile dare sostegno a una manovra priva di qualsiasi idea di sviluppo e che si limita a tassare la parte del Paese più debole e produttiva. Non si può tollerare una manovra tanto più iniqua, perché ignora di colpire i poteri finanziari che molti di voi rappresentano per storia professionale e personale, proprio quelli che hanno portato l’Italia e l’Europa sull’orlo dell’abisso».

 

alessandra mussolini nunzia de girolamoalessandra mussolini nunzia de girolamo

Alcuni si astennero, come Antonio Martino, Sandro Biasotti, Michaela Biancofiore… Altri, per motivi diversi, risultarono assenti come Mariastella Gelmini, Ignazio La Russa, Giulio Tremonti o Michela Vittoria Brambilla. 


Nella stragrande maggioranza, però, quanti oggi esultano per la tegola cascata in testa al governo di Matteo Renzi (e «incidentalmente» ai conti del Paese) contribuirono attivamente al varo di quella legge che, bloccando l’indicizzazione delle pensioni, passò alla Camera con l’80,6% di voti favorevoli, il 15% di contrari e il 4,4% di astenuti. Né andò diversamente al Senato. Dove passò con 257 si e 41 no. 

BRUNETTA ITALICUMBRUNETTA ITALICUM


Votò a favore, dice il sito openpolis.it , l’attuale capogruppo berlusconiano Renato Brunetta, che oggi esulta: «Renzi è in un mare di guai. L’Europa gli sta mandando una lettera di grande critica perché i conti non tornano, il Def deve essere riscritto, c’è un buco di 20 miliardi. C’è un buco di 20 miliardi nel Def!». Di più: «Renzi pare sia andato via di testa dopo la sentenza della Corte costituzionale sulle pensioni, imprecando contro la Consulta che, evidentemente non più ammorbidita da Napolitano, ha cominciato a fare il suo mestiere». Come bocciare una legge che anche lui, più o meno obtorto collo, risulta avere condiviso. 

osvaldo napoliosvaldo napoli


E votò a favore Osvaldo Napoli, che oggi bacchetta: «Il governo Monti ha scelto, come ogni governo tecnico privo di investitura popolare, di tagliare il nodo previdenziale con un atto autoritativo, infischiandosene dei diritti di oggi ma preoccupato unicamente di far quadrare i conti». 


E votò a favore Francesco Paolo Sisto, che ieri ha sancito: «Ognuno può interpretare le cose a modo suo, ma le sentenze della Corte costituzionale si rispettano e, anche se quella sulla riforma Fornero incide notevolmente sui conti pubblici del Paese, è evidente che va applicata. Ciò che è stato tolto in modo illegittimo ora va restituito». 


E votò ancora a favore Giorgia Meloni che oggi, alla guida di Fratelli d’Italia, assicura che il suo partito «metterà a disposizione dei pensionati un pool di avvocati per fare tutti i ricorsi che serviranno se il governo non dovesse restituire i soldi che lo Stato deve loro dopo la sentenza della Corte costituzionale. Così come ha trovato e restituito i soldi ai pensionati d’oro quando la Consulta ha dichiarato incostituzionale il prelievo di solidarietà sulle loro pensioni, oggi lo Stato deve fare la stessa cosa con tutti gli altri cittadini italiani. Il governo ha il dovere di trovare i soldi per la gente normale». 

Francesco Paolo Sisto Francesco Paolo Sisto


Su tutti svetta però Maurizio Gasparri. Il più combattivo: «Se il governo limita i rimborsi fa un attentato alla Corte costituzionale perché verrebbe aggirata la sentenza: non vogliamo trucchi» ha detto a Francesco de Dominicis di Libero . Ancora: «Perseguiteremo questo cialtrone di Renzi tutti i giorni, non riusciranno a farla franca e se ci sarà un decreto daremo assistenza a tutti». Cioè? «Siamo disposti a offrire assistenza legale ai cittadini danneggiati dalla riforma del governo Monti e che ora rischiano di veder negati i loro diritti». 


Il 22 dicembre del 2011, quando passò la legge oggi sotto accusa, era addirittura capogruppo del Pdl al Senato. Due sole volte parlò del tema attuale: per rivendicare che il suo partito aveva ottenuto «una maggiore indicizzazione delle pensioni» e per avere «detto no al tetto di 500 euro per i contanti e ad un uso troppo esteso dei conti in banca per anziani con pensioni minime». Fine. 

annamaria bernini maurizio gasparriannamaria bernini maurizio gasparri


Dopo di che precisò solenne: «Ci sono quindi in questa manovra luci e ombre, ma il Popolo della Libertà ha assunto una posizione seria e coerente e, come ha già detto alla Camera il segretario del nostro partito Alfano, voteremo favorevolmente perché siamo persone serie, leali e coerenti e non sono cambiate le condizioni che hanno portato a sostenere la nascita di questo governo». Annota il resoconto stenografico: «Applausi dal Gruppo PdL». E chiuse tra nuovi applausi: «Del resto, abbiamo sempre messo al primo posto il bene dell’Italia e oggi il caos non sarebbe il bene dell’Italia». Fu così convincente che il suo gruppo lo seguì in massa. C’erano sei assenti e votarono sì in 128. Uno solo disse no. Non era lui. 

selfie facce di bronzi con gasparri e mussolini selfie facce di bronzi con gasparri e mussolini

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…