QUANTI SOLDI DA CORALLO AL BRACCIO DESTRO DI FINI

Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica per il Giornale

La maledizione di Montecarlo assilla Gianfranco Fini anche da morto, politicamente parlando. Proprio ora che il leader del defunto Fli conta meno di suo cognato Giancarlo, dalla procura di Roma escono carte che in un certo qual senso riaprono l'affaire della casa nel Principato frettolosamente archiviato dallo stesso ufficio giudiziario ai tempi in cui Fini era a un passo dalle dimissioni «annunciate».

Il pm Giuseppe Cascini ha infatti spedito un avviso di conclusione indagini per bancarotta e finanziamento illecito ai partiti al senatore di Fli Francesco Cosimi «Checchino» Proietti, per oltre 30 anni braccio destro di Gianfry e suo compagno di avventure anche nell'isola caraibica di Sint Marteen dove entrambi finirono fotografati nel ristorante del re dei casinò Corallo (quello cui facevano riferimento i rappresentanti delle off shore che acquistarono da An l'immobile monegasco, lo stesso che è stato sorpreso dalla Gdf a faxare i passaporti dei fratelli Tulliani).

O «KEYS», A LUCI ROSSE
Nelle carte sulla spoliazione della società «Keis comunicazione» (fondata nel 1996 e poi ceduta da Rita Farnitano coinvolta e condannata per il giro di escort coi politici vicini a D'Alema e dove spuntò lo stesso Proietti) intorno alla quale ruotavano gli indagati Checchino, la figlia e il nipote, emergono infatti corposi finanziamenti ricevuti dalla società fallita proprio dal gruppo Atlantis, poi denominato Bplus, di proprietà di Corallo.

Un flusso impressionante di denaro dalla multinazionale mondiale del gioco a società di riferimento di Checchino nel suo minuscolo paese d'origine di Subiaco sperduto fra i monti della Ciociaria. Nel solo periodo preso in esame nell'informativa del Valutario Gdf del 13 febbraio scorso, oltre alle tante sponsorizzazioni sospette, viene segnalata addirittura «un'anomala operazione» per 55mila euro tra Gianfranco e Checchino. Tant'è.

L'accusa a Proietti & Co. è di aver «distratto o occultato beni della Keis dichiarata fallita dal tribunale di Roma» per un totale di oltre 2 milioni di euro. Soldi prelevati «dai conti della società in contanti» o «con assegni circolari» senza «alcuna giustificazione».

Insieme allo storico factotum di Fini risulta indagato Alessandro Lamonica, funzionario della Bplus-Atlantis di Corallo per l'emissione di «false fatture per operazioni inesistenti della Keis». Più nello specifico il pm osserva: «Il Lamonica, quale legale rappresentante della Bplus (già Atlantis Servizi Srl) erogava a Proietti Cosimi Francesco, appartenente alla Camera dei deputati, la somma di 300mila euro versata alla società Keis a fronte delle fatture per operazioni inesistenti senza delibera dell'organo sociale competente e senza l'iscrizione dell'erogazione a bilancio». Segue, impietosa, l'elencazione dei versamenti, esclusi d'Iva:

LE DAZIONI SOSPETTE
100mila euro - distribuiti in quattro quote da 25mila euro - per il 2008 (il 3 gennaio, il 3 aprile, il 1 luglio, il 1 ottobre), altri 100mila per il 2009 (2 gennaio, 2 aprile, 2 luglio, 10 novembre) e 50mila euro (metà l'8 febbraio, il resto l'8 maggio). Va poi ricordata la segnalazione che l'Ufficio Cambi fa nel marzo 2006 (l'anno in cui Proietti diventa deputato) per un'«operazione sospetta» in una filiale di Subiaco: la holding del gioco internazionale fa transitare 120mila euro alla sconosciuta Associazione Monti Simbruini (che nel 2006 aveva in cassa appena 43mila euro) per una rassegna gospel. Chi va a ritirare il contante è Pierluigi Angelucci, ex fondatore dell'associazione, ex sindaco di Subiaco, soprattutto amico di Proietti. A verbale, Angelucci la mette così:

«FECE TUTTO CHECCHINO»
«La somma bonificata da Atlantis fu da me prelevata in 5 occasioni dal 24 marzo 2006 al 5 maggio 2006 (...). Conosco Proietti da circa 30 anni e in virtù di questa amicizia gli manifestai la necessità di una sponsorizzazione (...). L'onorevole mi indicò la società Atlantis World come soggetto che poteva effettuare una sponsorizzazione (...). Fu il Proietti a fare da tramite tra l'Associazione e l'Atlantis». Al settimanale Panorama, il 10 febbraio 2011, Angelucci riferì che i soldi li aveva ritirati lui per Checchino («mi sembra di averglieli portati a casa e in via della Scrofa», sede di Alleanza nazionale).

Proietti smentì l'amico. Interrogato, Angelucci corregge il tiro il 29 marzo scorso nella caserma del Nucleo Valutario della guardia finanza: «Il contenuto dell'articolo di Panorama, in parte, è lacunoso e incompleto laddove si afferma che ho portato i 120mila euro all'onorevole Proietti non dicendo, invece, che gli incontri avuti con il Proietti erano finalizzati per concordare con lui gli eventuali pagamenti da effettuare a cura dell'associazione Simbruini per gli eventi organizzati. Perché dovevo concordare i pagamenti con Proietti?

Spesso lui faceva da garante con gli eventuali procuratori degli artisti e con i fornitori dell'associazione». La consulenza tecnica disposta dal pm ha evidenziato come la società fallita che beneficiava di ingenti somme da «soggetti operanti nel settore del gioco d'azzardo in rapporti con le pubbliche amministrazioni» agiva attraverso l'«immediato prelievo in contanti delle somme incassate».
PRENDI, INCASSA E SPENDI
Incassava e prelevava. Un po' come il senatore Proietti ha fatto con l'allora presidente di Alleanza nazionale, stando almeno a quanto la Gdf scrive nell'informativa riepilogativa al magistrato: «Interessante, sul piano investigativo, il dato acquisito circa il volume degli assegni (di importo superiore ai 5mila euro) versati da Proietti Cosimi nei vari conti analizzati.

Sono stati complessivamente quantificati in 300mila gli ulteriori introiti della specie, evidentemente di non chiara natura, per i quali è stata individuata l'origine. A mero titolo di esempio - scrive il Valutario della finanza - si segnala l'anomala operazione (secondo i parametri antiriciclaggio di Bankitalia) definita il 13 novembre 2007 su c/c 82(...) del Banco di Napoli con il versamento di un assegno bancario dell'importo di 55mila euro a firma dell'onorevole Fini Gianfranco, seguito da contestuale prelievo di denaro contante per analogo importo».

 

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