maria elena boschi

QUANTO SCAPRICCIA MARIA ELENA BOSCHI: NON VUOLE MOLLARE LA POLTRONA DI MINISTRO! - LA ‘MADONNINA’ DI LATERINA, CHE E’ PIU’ INGORDA DI POTERE DI RENZI, FA PRESSING SU MATTEUCCIO PER RESTARE IN SELLA, ANCHE COME SOTTOSEGRETARIO A PALAZZO CHIGI

Paolo Bracalini per “il Giornale”

 

maria elena boschi dopo il referendum maria elena boschi dopo il referendum

Ma che fine ha fatto la Boschi, «l'ex ministra dell'ex riforma»? Da madrina onnipresente (anche all'estero) del fronte del Sì, la Boschi dopo la batosta si è defilata «per smaltire la delusione», particolarmente cocente per lei prima firmataria della legge bocciata dagli italiani. L' ultimo tweet della «Meb» è del 2 dicembre, poi nulla, mentre su Facebook ha aggiornato la foto profilo, postando un'immagine di sé con un grande sorriso proprio la mattina dopo aver pianto per la disfatta.

 

Dall'unica esternazione post-referendum, oltre all'apparizione in total black (vagamente luttuoso) al Senato per l' ultima fiducia del governo Renzi e una pagina di giornale comprata da un ammiratore per ringraziarla, si capisce che la ministra uscente non ha alcuna intenzione di mollare («Adesso al lavoro per servire le Istituzioni», «decideremo insieme come ripartire»).

MARIA ELENA BOSCHIMARIA ELENA BOSCHI

 

Eppure, più sta in disparte e silente, e più la Boschi in realtà è al centro delle telefonate incandescenti nel toto-nomine di queste ore in casa Pd. Nel governo Gentiloni, ci sarà o verrà costretta al passo indietro? La sua non è una poltrona qualunque visti i rapporti strettissimi con Renzi e il suo ruolo nella riforma che ha travolto il governo.

 

L'ex premier si è dimesso, anche se non ha lasciato la politica come aveva annunciato quando immaginava un esito diverso per il referendum. Ma anche la Boschi si era impegnata a mollare: «Se il referendum dovesse andare male non continueremmo il nostro progetto politico - annunciò in un'intervista tv a maggio - Il nostro piano B? È che verranno altri e noi andremo via. Io e Renzi abbiamo creduto e lavorato insieme ad uno stesso progetto politico, anche io lascio se lui se ne va».

maria elena boschimaria elena boschi

 

E adesso? Il nodo non è semplice da sciogliere. I rumors di Palazzo raccontano di uno scontro in atto sul destino di Maria Elena. Matteo Renzi le sta consigliando un passo indietro, con un ruolo di primo piano nel gruppo parlamentare o nel partito ma fuori dal governo Gentiloni, per non essere accusata di aggrapparsi alla poltrona dopo essersi impegnata a fare il contrario. A 35 anni ha tutto il tempo per rifarsi, e il beau geste verrebbe apprezzato e ricompensato.

 

Il problema è che l'ipotesi non piace affatto alla Boschi, che non vuole cedere e ammettere così, platealmente, il proprio fallimento al ministero per le Riforme (bocciate). Uno smacco che la «secchiona» di Laterina non vuole subire, dopo tanta fatica e tanto impegno. Nel partito sperano che la Boschi non si impunti e accetti una ricollocazione, se non proprio out almeno con deleghe diverse e ridimensionate.

maria elena boschi (4)maria elena boschi (4)

 

Renzi, pur convinto che la mossa migliore in questo momento sia prendere il largo (almeno fisicamente) da Palazzo Chigi, è pronto a difenderla. Cosa che la Boschi sta pretendendo con estrema decisione, in cambio della assoluta fedeltà dimostrata all'ex sindaco di Firenze fin dagli inizi dell'avventura che li ha portati al governo.

 

Così si arriverebbe ad una soluzione di compromesso: la Boschi non più ministro delle Riforme, ma sottosegretario alla presidenza del Consiglio, stesso ruolo del potente Luca Lotti, altro esponente del «giglio magico», teorico del revanscismo renziano («Ripartiamo dal 40%!»). Lotti ha la riconferma già in tasca, in quota «fedelissimi» a Palazzo Chigi. Uno sponsor in più per salvare anche Maria Elena?

 

AGNESE LANDINI E MARIA ELENA BOSCHIAGNESE LANDINI E MARIA ELENA BOSCHI

Non è detto, perché il rapporto tra i due, Lotti e Boschi, non viene più descritto come idilliaco, anzi. Il sottosegretario aspirava ad un ruolo centrale che via via è stato assunto dalla Boschi, arrivata a creare quasi una sua corrente in Parlamento e nel Pd. Alimentando sospetti in Lotti, peraltro ricambiati. Poi, a zavorrare ulteriormente il dossier di «Meb», c'è la questione Banca Etruria, l'inizio del declino del governo Renzi, il crinale tra il consenso popolare per la novità dei rottamatori, e l'impopolarità (o «antipatia», come dice Farinetti) deflagrata nel voto del 4 dicembre. Nello scaricabarile per la sconfitta il nome che torna più spesso è proprio quello della Boschi.

 

MARIA ELENA BOSCHIMARIA ELENA BOSCHI

Dalla vicenda della banca (padre e fratello) al referendum, due macchie indelebili che hanno segnato l'esecutivo. Gli ultimi giorni confermano l'isolamento in cui è finita la Boschi, ex star luminosa del renzismo. Mercoledì scorso è tornata a Laterina, con la famiglia. I contatti telefonici con Renzi quasi azzerati, racconta il Fatto, mentre il premier sentiva incessantemente gli altri fedelissimi.

 

L'8 mattina, giorno dell' Immacolata, la Boschi non è andate neppure a messa com'è solita fare. In casa con le persone che non la mollano per convenienza. Ma la donna è «una tosta», come recita il titolo di una sua prematura biografia. Tra poche ore vedremo se avrà vinto l'ultimo braccio di ferro per avere un ruolo nel nuovo governo.

 

2 - SPAVALDA CON I NEMICI, PIGNOLA TRA I MINISTRI

IL TACCO DI MARIA ELENA BOSCHIIL TACCO DI MARIA ELENA BOSCHI

Francesco Verderami per il Corriere della Sera

 

Paga le banche, la legge elettorale e per finire la riforma costituzionale. Come se avesse deciso tutto lei, come fosse l'unica colpevole, come si fosse davvero trasformata in quello che sa di essere comunque diventata: «Io sono il capro espiatorio», dice la Boschi. Una condizione che si preparava a vivere dai giorni di vigilia al referendum, quando scuoteva la testa scorrendo i sondaggi negativi: «Se le cose andranno male, sarò la prima a saltare».

MARIA ELENA BOSCHIMARIA ELENA BOSCHI

 

Ma la notte del 4 dicembre, visto il responso delle urne e soprattutto le «dimensioni inaspettate» della sconfitta, non ha accettato il ruolo che già le avevano assegnato: «La responsabilità non può essere solo mia».

 

E certo di responsabilità ne ha avute il ministro che sedeva alla destra di Renzi, che si era assunta la maternità della nuova Carta e che per un tratto era rimasta in prima linea a difendere il solco riformatore con il moschetto della polemica: dallo scontro con l' Anpi sui «partigiani veri che voteranno Sì al referendum», fino all'affondo contro il governo tecnico di Monti, che aveva cambiato il suo giudizio sulla riforma.

 

MARIA ELENA BOSCHI MARIA ELENA BOSCHI

Raccontano che Napolitano, sentitosi indirettamente chiamato in causa, avrebbe chiesto un chiarimento: «Ma vi ricordate cos'è stato il 2011 per l'Italia?». E lei, senza timore di rispondere ad asprezza con asprezza: «È campagna elettorale e certe cose funzionano».

 

Insomma, la Boschi accetta di finire politicamente alla sbarra, ma non accetta di ritrovarsi da sola al banco degli imputati. E trova insopportabile l' idea che possano essere applicate due diverse misure ai due più stretti collaboratori dell' ex presidente del Consiglio: «Qualcuno paga e qualcun altro no?».

 

maria elena boschi miss riformemaria elena boschi miss riforme

È la prosecuzione della competizione a Palazzo Chigi che ha portato alla nascita di due sotto-correnti renziane: quella del sottosegretario Lotti e quella del ministro Boschi, che si rifiuta di far la parte della dispensata al cospetto dell' indispensabile.

 

Sui media in questi giorni è stata sballottata dalla candidatura a capogruppo della Camera (dove correrebbe il rischio di venire impallinata) a un incarico al partito (dove correrebbe il rischio di finire confinata). È il vecchio gioco di Palazzo, sono le voci che servono a delegittimare prima di emarginare un avversario.

 

MARIA ELENA BOSCHI E IL REFERENDUMMARIA ELENA BOSCHI E IL REFERENDUM

Tuttavia il nome della Boschi sembra fisso sulla casella del dicastero per i Rapporti con il Parlamento e per le Pari opportunità, per quanto amputato della delega alle Riforme, che evoca la compartecipazione al fallimento. E proprio questo farà di lei un bersaglio: «Sono il bersaglio più facile da attaccare ora». Ma se è vero che al referendum la giovane dirigente del Pd è stata battuta nel suo paese, quanti sono quelli che staranno ancora al governo dopo aver perso nel Paese? Non si dà pace e nemmeno si rassegna.

Il ministro Maria Elena Boschi e il presidente del Consiglio Matteo RenziIl ministro Maria Elena Boschi e il presidente del Consiglio Matteo Renzi

 

Vive la sua solitudine senza mostrare i propri sentimenti, avverte su di sé l' ostilità di un pezzo del partito e del Parlamento, conseguenza anche di certi suoi metodi sbrigativi quando - all' inizio dei mille giorni di Renzi - qualcuno si metteva di traverso: «Cosa pensate di fare... Vi cancelliamo».

 

In Consiglio dei ministri, invece, si presentava austera e diligente, terrorizzando a ogni riunione i colleghi, per via del compito assegnatole dal premier e per quella cartellina che apriva come una maestrina: «Vediamo il rendiconto dei decreti attuativi che sono stati varati questa settimana». Era la fissazione di Renzi, era una maledizione per chi restava indietro. Com' è passato il tempo.

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