QUEL CHE RESTA DI UN LOTHAR – RONDOLINO TORNA A SCRIVERE PER “L’UNITÀ”, HOUSEORGAN DI RENZI, E TRAVAGLIO LO RONDOLA: “HA GIRATO LE SETTE CHIESE ED È TORNATO ALLA CASELLA DI PARTENZA” – “LUI NON CAMBIA IDEA. FA PRIMA: CAMBIA PADRONE”
Marco Travaglio per il “Fatto Quotidiano”
È stato ingiustamente trascurato l’evento giornalistico dell’anno, o forse del mese, o più probabilmente del giorno, anzi del minuto: Fabrizio Rondolino, dopo lungo girovagare, è tornato a casa, all’Unità, dove tiene pure una rubrica web dedicata – bontà sua – al Fatto. Vi era approdato nel 1988, paracadutato dalla Fgci, e ne era decollato nel '96 per “curare l’immagine” di D’Alema, il che spiega l’immagine che ha D’Alema.
Da tempo era il suo inviato e intervistatore personale, compito che svolgeva con urticante distacco. Un giorno del '95, per dire, descrisse sobriamente ai compagni lettori “il modo in cui D’Alema pronuncia la parola ‘politica’”: “Ne scandisce le sillabe con compiaciuta circospezione.
Arrotonda la p, la fa schioccare come il turacciolo di una buona bottiglia, la porge alla platea come un piatto prelibato. Le due i quasi irrigidiscono, delimitano i confini, scandiscono il tempo e insieme lo dilatano: l’a finale si distende, s’allarga, è una a contemplativa e soddisfatta che ricomprende ogni cosa in un tutto organico e conchiuso, lapidaria come un’iscrizione , perfetta come un epitaffio”.
marcello sorgi e fabrizio rondolino
Due anni dopo fu il segretario Max a celebrare degnamente in Campidoglio le nozze di cotanto portavoce con l’autrice Rai Simona Ercolani, paragonare sobriamente gli sposi a Ulisse e Penelope. Era il '97 e Max inciuciava con B. nella Bicamerale, mentre le teste d’uovo Rondolino, Velardi, Minniti e Latorre – detti “i Lothar”per le crape pelate –preparavano la sua ascesa a più alte vette.
I primi due vergarono un piano di battaglia top secret per il Quirinale, esaltando in lui l’“uomo che ha fatto le riform e”, il “giovane” che “dà anche visivamente il senso del cambiamento” e della “Nuova Frontiera”, dotato di una “first family giovane e bella” e di straordinarie “analogie con Mitterrand”, anche lui “intellettuale, padre di tutti, uomo saggio e stratega”: due gocce d’acqua.
Purtroppo la stampa ancora tardava a beatificare il “Presidente di Tutti”, dunque – ragionavano Rondolino e Velardi, molto lucidi – “dobbiamo cambiare i giornali” e “portare alla guida del Corriere e di Repubblica due direttori di garanzia che riconoscano il primato della politica”: “la convinzione ormai diffusa che resteremo a lungo in sella potrà indurre le proprietà a una discussione proficua”.
massimo d'ALEMA rondolino VELARDI
E pure il Santo Padre: “la fase di ‘accreditamento’ di D’Alema potrà dirsi conclusa il giorno dell’incontro con il Papa”. Che deve fare però il “D’Alema padre o zio saggio” e il “D’Alema fratello” per “conquistare e sedurre la gente”? U n gioco da ragazzi: “muovere la testa più liberamente: un movimento dolce dal basso in alto, come di un gatto che fa le fusa” (non a caso l’astuto portavoce convinse il novello Mitterrand a cucinare un risotto a Porta a Portae a ostentare scarpe “su misura da un milione e mezzo”, da lui poi celebrate in un articolo dal titolo “Seduzione è buongoverno”).
Il prezioso incunabolo, ritrovato da Alessandra Sardoni, s’intitolava “D’Alema99. Che facciamo nei prossimi due anni?” ed ebbe presto risposta. Specie il vaticinio “resteremo a lungo in sella”: rovesciato Prodi nel '98, Max perse tutto in un anno e mezzo: Quirinale, Regionali e governo.
Rondolino durò anche meno: a fine '99, all’uscita del suo primo e ultimo romanzo erotico, fu cacciato da Max per l’unica cosa buona fatta in 40 anni. Ma cadde in piedi: su un bel contratto Mediaset per il Grande fratello e poi per altri programmi di alta cultura: Il Ristorante, La pupa e il secchione, Un due tre stalla! Perciò le migliori testate se lo strappavano a morsi: Panorama, Magazine-Corriere, Stampa, Foglio, Riformista, Giornale, Europa, Canale5 e La7. Tanto lui è come le piante grasse: dove lo metti sta. Sempre a favore del padrone di turno.
Nel 2006 lavora a Canale5: dunque si lancia sul Foglio in un peana al “gruppo dirigente Mediaset”che tutti “dovrebbero ringraziare” e propone B. senatore a vita e “presidente di una nuova Bicamerale ”. Nel 2011 scrive sul Giornale, ergo definisce B. “un gran d’uomo” e si bagna tutto: “Più volte B. ha ricordato la gioia che suo padre portava in casa ‘come se avesse il sole in tasca’. È un’espressione molto bella, perché il sole deve riscaldare e rischiarare, ma deve anche restare nascosto in tasca per non accecare chi lo guarda”. Nel 2012 la Santanchè (“donna straordinaria”) lo promuove sul campo “consulente politico” e suo “rappresentante alle riunioni sulle primarie Pdl”.
Lui intanto fonda con Velardi il blog Thefrontpage, che insulta D’Alema (“fanatismo del tono, approssimazione nell’analisi, balbuzie strategica, afasia tattica”) e slingua Renzi (“ne sono infatuato, come politico è grandissimo”). Poi però Matteo perde le prime primarie e a Rondo piace un po’meno: “Renzi fa peggio della I Repubblica: partito per rottamare un’intera classe dirigente, si appresta a condividere con essa una quota di potere. Un po’ poco, per il Tony Blair italiano”. Poi vince le seconde e va al governo, allora gli piace di nuovo.
EX LOTHAR DALEMONI FABRIZIO RONDOLINO CLAUDIO VELARDI resize
Ecco dunque Rondo in tutte le tv a diffondere il Vangelo secondo Matteo e a manganellare gli infedeli (“Il Fatto è fascista”, “Ma perché la polizia non riempie di botte 'sti insegnanti e libera il centro storico di Roma?”). Naturale, anzi dovuto il suo approdo alla Pravdina renziana. Come Alberto Sordi-Sasà Scimoni di L’arte di arrangiarsi che partì socialista, diventò fascista, si convertì al Pci e atterrò fra la Dc e il Vaticano, Rondolino amoroso ha girato le sette chiese e, finito il giro, è tornato alla casella di partenza. Ma, per favore, non lo si accusi di cambiare spesso idea: per farlo, bisogna averne avuta almeno una. Lui no, lui fa prima: lui cambia padrone.