QUELLA TRINCEA CHIAMATA SENATO - L’ALLEANZA LEGA/M5S HA 167 VOTI A PALAZZO MADAMA, SOLO 6 VOTI DELLA SOGLIA DI SOPRAVVIVENZA FISSATA A 161 - UN GIOCO DA RAGAZZI PER BERLUSCONI SE VOLESSE FARLA CADERE - RINFRESCHIAMO LA MEMORIA: NEL 2006, ROMANO PRODI OTTENNE LA FIDUCIA CON 165 VOTI PRIMA DI SPROFONDARE PER TURIGLIATTO...
Tommaso Ciriaco per la Repubblica
Che ci fa un pallottoliere sul tavolo del Pirellone? Ricorda a Matteo Salvini e Luigi Di Maio che l' Aula di Palazzo Madama ha massacrato governi ben più solidi di quello che si appresta a nascere dall' unione tra il Movimento e il Carroccio. Centosessantasette senatori, sei in più della soglia di sopravvivenza fissata a 161. Abbastanza per partire, pochi per resistere all' urto della storia.
«Non sarà facile reggere con questi numeri al Senato - vaticina il leader leghista durante il meeting giallo-verde nella sede della Regione Lombardia - Luigi, tu puoi scommettere sulla tenuta del tuo gruppo?». Domanda fondata, basterebbe voltarsi indietro di una legislatura. Quando i cinquestelle lasciarono per strada il 35% del gruppo.
Le truppe a disposizione dell' esecutivo populista, innanzitutto. I cinquestelle possono contare su 109 senatori, i padani su 58. Fa 167. A questi potrebbe aggiungersi il sì di altri due parlamentari. Si tratta di Maurizio Buccarella e Carlo Martelli, la cui carriera politica è andata a infrangersi sui bonifici taroccati. Erano già in lista. E nonostante le promesse di Di Maio sono entrati in Parlamento, ci resteranno e, probabilmente, finiranno per essere corteggiati proprio da chi li aveva espulsi. Detto questo, resta la domanda di Salvini: «Basteranno? ».
La ragione sta tutta in quel trita-governi chiamato Senato. E nella vulnerabilità dei grillini. Nella scorsa legislatura, come detto, i cinquestelle di Palazzo Madama sono entrati in 54 e rimasti in 35. Gli altri hanno preferito altri lidi, oppure sono stati espulsi. Certo, la selezione della Casaleggio associati stavolta è partita da criteri diversi, che possono riassumersi in una parola: fedeltà. E però, quel melting pot politico elaborato dai grillini non è a prova di tentazioni, come dimostra il passato. Soprattutto se in giro c' è Silvio Berlusconi.
Il precedente storico più celebre è quella del secondo governo Prodi. Era il 2006, il Professore ottenne la prima fiducia con 165 voti favorevoli. Poteva contare anche sul sostegno di alcuni senatori a vita, ma pian piano iniziò a perdere pezzi sotto il pressing incalzante del Cavaliere. Tutto culminò nel gennaio del 2008. Scene teatrali, svenimenti, risse in Aula e crisi finale. Tre senatori dell' Udeur di Clemente Mastella, Lamberto Dini, Sergio De Gregorio, Domenico Fisichella e il " compagno" Franco Turigliatto affossarono l' esecutivo.
il movimento 5 stelle fa sospendere la seduta in senato
Anche stavolta il leader azzurro sembra interessato al dossier. L' altro ieri si è fatto recapitare ad Arcore una informativa con i numeri di Palazzo Madama. Ci proverà, con ogni mezzo a disposizione. Alla Camera, invece, le proporzioni sono diverse. I grillini arrivano a quota 222, la Lega a 124: 346 in tutto, ben oltre la soglia di maggioranza di 316. E questo senza contare diversi altri espulsi cinquestelle a causa di bonifici o fedeltà massoniche. Anche loro faranno di tutto per fa vivere la legislatura.
Resta un nodo, finora sottovalutato: i 167 di Palazzo Madama non garantiscono tranquillità, ma potrebbero davvero far paura se alcuni dei ministri venissero scelti tra i senatori. Non si tratta solo di Salvini, ma anche di papabili come Giulia Bongiorno, Armando Siri e Roberto Calderoli. Non sarà facile incastrare le agende di governo con quella d' Aula.