QUELLI DI PRODI: SERVE UNA PATRIMONIALE DA 113 MILIARDI - NEL MIRINO DI NOMISMA QUEL 10% DI ITALIANI CHE POSSIEDONO IL 47,5% DEI BENI LIQUIDI

Andrea Indini per Il Giornale

Sicuramente si era dimenticato (volutamente o per grossolana sbadataggine) delle rapine messe a segno da Romano Prodi, Giuliano Amato, Massimo D'Alema, Vincenzo Visco o Tommaso Padoa Schioppa. Da sempre la sinistra ha sempre attuato la stessa ricetta: stangare la ricchezza.

A spingerlo un odio atavico nei confronti di quei beni che, sebbene guadagnati con il lavoro e la fatica, vengono trasformati nel simbolo dell'ingiustizia sociale. Non contento della sfilza di tasse e nuovi balzelli ideati quando sedeva a Palazzo Chigi, Prodi è tornato in pista per proporre al governo Letta una nuova patrimoniale.

Eccola lì la parola magica che fa brillare gli occhi a tutta la sinistra. Nell'editoriale della newsletter di dicembre scritta dal presidente Pietro Modiano e dal capo economista Sergio De Nardis, Nomisma ha spiegato che il rilancio dell'Italia deve passare attraverso un prelievo straordinario del 10% sulla ricchezza finanziaria del 10% più ricco delle famiglie.

Qualche giorno fa, in un collegamento telefonico con Forza Italia a Como, Silvio Berlusconi aveva attaccato duramente il governo accusandolo di avere come obiettivo quello di "ridistribuire la ricchezza togliendo soldi alla borghesia".

L'eventualità è tutt'altro che remota. Nomisma, la società di consulenza fondata da un gruppo di economisti tra cui spicca anche Prodi, ha già fatto una stima sul gruzzoletto su cui il Tesoro potrebbe mettere le mani. Stimando che la ricchezza liquida delle famiglie italiane si aggira intorno ai 2.400 miliardi di euro e che il 47,5% di questo ammontare, ovvero 1.130 miliardi, è posseduto dal 10% più ricco delle famiglie italiane, Modiano e De Nardis propongono di approvare un prelievo una tantum del 10% su questa fascia.

Prelievo che, stando ai calcoli forniti, "darebbe luogo a un gettito di entrate per lo stato di 113 miliardi di euro, 7 punti percentuali di pil, da distribuire a favore delle famiglie più povere e delle imprese". "Se questa tassa sul patrimonio venisse pagata in quattro rate annuali di 28 miliardi - si legge nella newsletter - il il bilancio pubblico potrebbe fornire uno stimolo equivalente nell'arco di un quadriennio all'economia, modificandone il sentiero di crescita".

Quello che ha in mente il pensatoio vicino a Prodi è una tantum che, però, venga ripetuta nel tempo. Una manovra di prelievo straordinario sulla ricchezza e redistribuzione a famiglie e imprese disagiate da avviare nel 2014 e da ripetere nel successivo triennio, fino al 2017.

Secondo gli economisti di Nomisma, "la strada per reperire le risorse necessarie a un rilancio dell'economia italiana passa, dunque, per una mobilitazione straordinaria del risparmio di chi possiede di più a favore delle fasce più povere della popolazione e delle imprese che devono confrontarsi con la competizione internazionale. La manovra - conclude il centro studi bolognese - può essere fatta senza aprire contenziosi in Europa e nel rispetto delle regole di bilancio iscritte in Costituzione".

I prodiani non sono certo gli unici ad apprezzare la patrimoniale. Sebbene Renzi abbia più volte allontanato la possibilità di praticare questa ipotesi, il suo economista di fiducia, il piddì Yoram Gutgeld, la pensa diversamente. Tanto che, all'interno delle misure per riformare il mercato del lavoro, vorrebbe introdurre una sorta di patrimoniale sugli assegni più alti.

Un'operazione che, a suo dire, "produrrebbe un risparmio annuo fra i 3 e i 4 miliardi". Insomma, alla sinistra il viziaccio di andare a tassare le ricchezze degli italiani non passerà mai. E, in caso di una vittoria elettorale, potrebbe essere la prima ricetta che verrà sottoposta dal prossimo titolare dell'Economia.

 

PRODI E RATZINGER agf Prodi e Veltroni con dito alzatoPATRMONIALE

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