giorgia meloni matteo salvini ue europa mes

QUER PASTICCIACCIO BRUTTO SUL MES È SOLO L’ENNESIMA RESA DEI CONTI TRA SALVINI E MELONI – “LA DUCETTA” È RIMASTA SPIAZZATA QUANDO IL LEADER DELLA LEGA HA ORGANIZZATO UN BLITZ IN COMMISSIONE A MONTECITORIO E ORDINATO AI SUOI DI ACCELERARE L’ITER PER PORTARE IL TRATTATO IN AULA – MELONI, PER NON FARSI SUPERARE A DESTRA, LO HA ASSECONDATO FACENDO, PERO’, INCAZZARE I CAPOCCIONI DI BRUXELLES – IL COLPO DA BILIARDO DI SALVINI CHE HA MESSO NEL MIRINO LA PREMIER E AZZOPPATO GIORGETTI (MA GLI ADDETTI AI LIVORI SI CHIEDONO: “QUAL È IL VANTAGGIO?”) - IL DAGOREPORT

Articoli correlati

I CAPOCCIONI DI BRUXELLES, IL NO AL MES DELLA DUCETTA MELONI LI HA DAVVERO FATTI INCAZZARE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

È stata una sequenza di errori, ritardi, ingenuità nella partita europea, a portare Meloni al «fallo di reazione» sul Mes. E il giorno dopo, nel governo si riconoscono a mezza voce «gli sbagli» compiuti. Il voto alla Camera sul Meccanismo di Stabilità è stato figlio dei passi falsi commessi durante la trattativa a Bruxelles sul pacchetto economico.

 

Ed è davvero singolare il modo in cui si è arrivati alla decisione: gran parte dei ministri riferiscono infatti di essere stati «colti di sorpresa» e di averlo saputo «praticamente a cose fatte». Il punto è che la stessa premier era rimasta spiazzata dal blitz organizzato da Salvini, che tre giorni fa in commissione a Montecitorio aveva ordinato ai suoi deputati di accelerare l’iter del Mes per portarlo in Aula.

 

Così Meloni, per non lasciare spazio a destra all’alleato, ha accettato di assecondarlo. E in un solo colpo il capo della Lega ha messo nel mirino la premier — «userà questa tattica con insistenza», avvisa un esponente del governo — e ha azzoppato Giorgetti, che aveva dovuto subire all’Economia ai tempi della formazione dell’esecutivo.

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI - MEME BY OSHO

 

Ecco la genesi della «rappresaglia», come l’ha definita uno dei leader della maggioranza. Che adesso si domanda: «Dopo averla fatta, che vantaggio ne traiamo?». Perché «il problema è che il governo nella mediazione a Bruxelles è arrivato lungo». E dalle parole del ministro di FdI si capisce chi sia il responsabile del ritardo nella mediazione sul dossier: Giorgetti. Toccava a lui garantire il «pacchetto unico» su cui puntava Meloni.

 

Ma non è andata secondo le aspettative: sul patto di Stabilità l’Italia non ha ottenuto ciò che sperava; sulla modifica del Bilancio europeo ha subìto la mossa dell’Ungheria che ha fatto slittare la decisione all’anno prossimo; l’intesa sull’Unione bancaria è di là da venire. La premier — resasi conto della situazione — aveva provato in extremis a trovare una sponda in Macron. Ma il presidente francese veniva messo all’angolo dal suo ministro all’Economia Le Maire, con cui non corre buon sangue e che intanto aveva chiuso l’intesa con il collega tedesco.

giorgia meloni matteo salvini atreju

 

Il triangolo era stato completato dalla Spagna, presidente di turno in Europa. È stata Calviño, titolare spagnola dell’Economia, a gestire l’accordo sul patto di Stabilità, «in pieno conflitto d’interessi», come denuncia un autorevole rappresentante del governo italiano. Già mesi fa a Palazzo Chigi si era riservatamente discussa la questione: perché la rappresentante spagnola che sovrintendeva la trattativa era contemporaneamente candidata alla presidenza della Bei.

 

meloni salvini

I segnali di allarme non erano però stati colti dal dicastero dell’Economia italiano, che aveva lanciato la candidatura dell’ex ministro Franco alla Banca europea per gli investimenti. Risultato: l’accordo a Bruxelles ha penalizzato l’Italia e — guarda caso — ad ottenere la poltrona della Bei è stata Calviño.

 

Tanto basta per smontare la tesi che a Roma ci sia un pericoloso governo di estremisti e che a Bruxelles ci sia invece un collegio di educande. Perché se è vero che il voto della Camera sul Mes ha fatto riemergere nel centrodestra antiche (e deleterie) pulsioni sovraniste, è altrettanto vero che nella partita sul patto di Stabilità i sovranisti per eccellenza sono stati Germania e Francia. Indirettamente lo hanno confermato i leader italiani di opposizione, quando hanno accusato Meloni di aver «chinato il capo a Parigi e Berlino».

MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI - MEME BY IL GRANDE FLAGELLO

 

D’altronde che a Bruxelles lo spirito comunitario fosse stato sopraffatto dagli interessi nazionali, è stato chiaro quando i ministri dell’Economia tedesco e francese hanno annunciato l’accordo a due senza informare l’Italia. Un gesto che ad alcuni esponenti del governo ha fatto tornare in mente «la risatina di Merkel e Sarkozy su Berlusconi». Così il pateracchio sul Mes a Roma ha coperto le camarille di Parigi, Berlino e Madrid. Ma ciò che il centrodestra non accetta è l’idea (provinciale) che ora l’Italia sia isolata: «Perché quando Francia e Olanda bocciarono la costituzione europea — rammenta Tajani — nessuno li definì nemici dell’Europa».

lotta continua meme su giorgia meloni e matteo salvini by edoardo baraldi

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…