CHE FARE? – TRA NAPOLITANO CHE PRETENDE UNA “MAGGIORANZA VERA” E GRILLO CHE NON VUOLE ASSOLUTAMENTE SIGLARE ALLEANZE PREVENTIVE, A BERSANI NON RESTA CHE SPERARE NELLA “FIDUCIA TECNICA” AL SENATO DEL M5S – D’ALEMA CHIUDE AL GOVERNISSIMO CON IL PDL MENTRE DON GALLO FA IL PONTIERE TRA IL CENTROSINISTRA E GRILLO – INTANTO NAPOLITANO ANTICIPA AL 12 LA CONVOCAZIONE DELLE CAMERE….

Francesco Bei per "La Repubblica"

«È un rebus per ora senza soluzioni». È questa la risposta che gira tra chi, in queste ore, ha avuto accesso al Quirinale. Napolitano si è messo già al lavoro, con telefonate e incontri riservati.

Ma finora l'unico risultato riguarda il calendario. Tutto è pronto infatti per anticipare a martedì 12 marzo la convocazione delle Camere.
Sembrano pochi tre giorni in meno, in realtà questo leggero anticipo consentirà al capo dello Stato di iniziare le sue consultazioni formali già da lunedì 18. Un'accelerazione notevole, il taglio di una settimana, che risponde all'urgenza di «garantire al più presto un governo all'Italia».

Già, ma come? Anche l'ipotesi minima, quella di congelare l'attuale assetto, prorogando Mario Monti, si scontra con la necessità di affrontare comunque il passaggio della fiducia parlamentare. E al momento, ha fatto presente Napolitano a chi è salito al Colle per capire la situazione, «non esiste una maggioranza precostituita». Anche l'alleanza fra il Pd e il Movimento 5 Stelle, ovvero la proposta che Bersani si appresta a formalizzare nella direzione di mercoledì, vista dal Quirinale «è inesistente».

Tra Scilla e Cariddi, ovvero tra Napolitano che pretende una «maggioranza vera» e Grillo che non vuole assolutamente siglare alleanze preventive, si muove dunque Pierluigi Bersani che nasconde in privato qualche frizione con il Colle. Uscirne senza infrangersi contro gli scogli appare molto difficile e Stefano Fassina ieri ha esplicitamente posto il voto anticipato come unica alternativa. «Io faccio un tentativo osserva Bersani nelle sue conversazioni - ma in caso di fallimento siamo pronti a votare subito».

Eppure ieri, nell'ora più buia, nel Pd circolava anche una terza ipotesi. Quella che a Grillo e Casaleggio venga offerta non un'alleanza politica né una maggioranza organica, già respinte a priori con toni inequivocabili. Bensì soltanto la richiesta di far partire il governo Bersani con una «fiducia tecnica», un atto parlamentare per consentire l'avvio della legislatura salvo poi mantenere intatte le distanze. Insomma, nemmeno di appoggio esterno si tratterebbe, ma solo di un voto iniziale per impedire le elezioni anticipate.

Bersani non intende chiedere a Grillo un incontro per il timore di vedersi sbattuta la porta in faccia. E tuttavia gli ambasciatori sono in azione. «C'è un parlarsi tra i nostri e i loro», ha ammesso il segretario Pd ospite da Fabio Fazio. Il dialogo si serve anche di personalità fuori dalla politica.

La voce è che sia entrato in azione don Andrea Gallo, fondatore della comunità di San Benedetto al Porto e storico punto di riferimento della sinistra genovese. Don Gallo è amico di Grillo, tanto che il leader del 5 Stelle gli ha offerto di parlare dal palco dello Tsunami tour. Ma è anche molto vicino al sindaco Doria e a Sel. Il mediatore ideale insomma.

Eppure nel Pd nessuno si nasconde che anche questa terza ipotesi è appesa a un filo e alle convenienze tattiche di Grillo. Un anziano protagonista della prima e della
seconda Repubblica, che ha fatto e disfatto governi, la riassume così: «Eravamo abituati a giocare tra topi, adesso però è arrivato il gatto».

Nella consapevolezza del rischio di affidarsi a Grillo, Bersani può contare di nuovo sul sostegno di Massimo D'Alema. Colpito per gli attacchi ricevuti dopo la sua intervista al Corriere della sera, interpretata come un'offerta di alleanza a Berlusconi, il presidente del Copasir si è attestato infatti sulla linea del no al governissimo. «Se Grillo pensa di buttarci fra le braccia del Pdl - ragiona D'Alema con i suoi - ha fatto male i conti. Non accetteremo mai, sarebbe un suicidio politico ».

Nell'ipotesi di un monocolore Pd, che nasce con la fiducia "tecnica" dei senatori cinquestelle, anche la questione delle presidente parlamentari viene riletta sotto un'altra luce. Il beau geste di lasciare all'opposizione queste cariche, con un governo di combattimento, non sta più in piedi.

Dunque a Montecitorio andrebbe un democratico, con Dario Franceschini in pole position, mentre a palazzo Madama ognuno si voterebbe il suo candidato di bandiera. Le prime votazioni si consumerebbero così, con il Pd a sostegno di Anna Finocchiaro, il Pdl a portare Schifani o Berlusconi e il centro Pierferdinando Casini. Poi, al ballottaggio tra i primi due, si aprirebbero giochi inaspettati.

E Monti? Per il leader di Scelta civica a questo punto la presidenza del Senato si allontana. Visto lo stallo politico e la possibilità che tutto precipiti, serve che palazzo Chigi resti presidiato dall'attuale premier. Altrimenti, tra una settimana, l'Italia non avrebbe nemmeno più un presidente per gli affari correnti.

Intanto nel campo del Pdl nessuno ha idea di come venirne fuori. Tutti aspettano Napolitano. «Vinte le elezioni io ho finito il mio lavoro - scherza Denis Verdini - e sono in vacanza. Il pallino ce l'ha il Pd». In realtà i canali tra Pdl e Pd sono ben aperti, i contatti sono quotidiani. Ma al momento, ammettono a via dell'Umiltà, «i favorevoli al governo del Presidente nel Pd sono una piccola minoranza».

 

 

Giorgio Napolitano MARIO MONTI GNAM CON LA PIZZA A NAPOLI BERSANI E GRILLO GRILLO E CASALEGGIODON ANDREA GALLO Massimo Dalema DARIO FRANCESCHINI

Ultimi Dagoreport

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...