silvio berlusconi matteo salvini

CARROCCIO VOLANTE - LE PROSSIME REGIONALI IN EMILIA ROMAGNA SONO IL TERRORE DI “FARSA ITALIA” CHE TEME IL SORPASSO DELLA LEGA - L’EX CAV RISCHIA DI FINIRE QUARTO DIETRO RENZI, GRILLO E SALVINI E IL SUO POTERE NEGOZIALE VERREBBE DIMEZZATO

Carmelo Lopapa per “la Repubblica

 

BERLUSCONI  SALVINIBERLUSCONI SALVINI

Correre ai ripari, in Forza Italia in queste ore non pensano ad altro. Elezioni in Emilia-Romagna e Calabria dall’esito non solo pressoché scontato, ma dalle conseguenze imprevedibili, per Berlusconi e i suoi. Lo spettro temuto, da Bologna, va sotto la voce sorpasso leghista.

 

E non solo per via del candidato governatore del Carroccio. Il rischio è che le regionali di domenica si trasformino per Forza Italia nella rappresentazione plastica dello schiacciamento tra i due “Matteo”, Renzi da una parte e Salvini dall’altra. E allora addio sogni di rinascita e rilancio della leadership berlusconiana.

 

Il Matteo leghista è pronto a giocarsi il responso emiliano su scala nazionale, neanche a dirlo, per dimostrare che è con lui ormai che a destra bisognerà fare i conti. Da lunedì ancora di più. «Ma noi rischiamo pure di finire quarti dietro Grillo, e allora altro che dettare le condizioni sull’Italicum», ragionava ieri pomeriggio dalla sede di San Lorenzo in Lucina uno dei dirigenti più in vista (e più preoccupati). «Come sarà possibile sedere al tavolo di Renzi per imporre soglie e premi alla coalizione, se Forza Italia andrà a rotoli?» è la domanda ricorrente tra loro.

angelino alfanoangelino alfano

 

La corsa forzista in Emilia Romagna, in rotta con il Nuovo centrodestra di Alfano, spiega solo in parte i sondaggi recapitati ad Arcore. Col capo fuori gioco causa uveite e ricoveri in day ospital per l’intera settimana, c’è ora da gestire l’uno-due già preventivato nel fine settimana.

 

Che non sarebbe grave in sé, se non fosse l’antipasto delle sette sfide altrettanto in salita di primavera: in Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Puglia e Campania. È il motivo per il quale negli ultimi giorni lo stesso Berlusconi ha premuto sull’acceleratore della riunificazione, con scarsi risultati. L’ultima stoccata all’avversario leghista Angelino Alfano l’ha lanciata in tv ieri sera.

 

«Faccio un appello a Matteo Salvini ed a tutti i politici che hanno la scorta pagata dai cittadini: non giochi a nascondino con la scorta. Quelli devono lavorare e tu falli lavorare » è stato l’affondo riferito alla fuga dal campo rom di Bologna. Col “Mattinale” di Brunetta che in mattinata ancora predicava «riconciliazione».

 

In ultimo il consigliere politico Giovanni Toti, in un’intervista al Corriere della Sera, è arrivato a ipotizzare un «predellino 2» per il partito unico del centrodestra. Ma unico con chi? «Il vecchio centrodestra non ci interessa — chiude subito Gaetano Quagliariello parlando proprio da Cosenza — nulla da dire sui predellini, ma appartengono al passato». E poi, con il leader del Carroccio, loro che sono «per l’Europa, per l’euro e dentro il Ppe», non vogliono avere nulla a che fare. Già, Salvini.

matteo renzi koalamatteo renzi koala

 

Da un mese si è piantato in Emilia per una campagna assai “glocal” al fianco del “suo” Alan Fabbri, sosteproprio nuto anche da Forza Italia, l’ha battuta in lungo e largo. Collegamenti tv da comuni terremotati come Finale Emilia, dai campi rom che costeggiano i centri abitati e dai quartieri operai.

 

La doppia cifra da quelle parti gliela riconoscono di default. Il fatto è che dalle carte di Verdini e dei dirigenti emiliani si materializzerebbe un successo ancora più marcato del Carroccio, a spese degli alleati. Non è il successo del democratico Stafano Bonaccini insomma a dare pensiero.

 

La vicecapogruppo forzista al Senato, l’emiliana Annamaria Bernini guarda oltre, «i sondaggi ci dicono che nel paese è già in atto un processo di “derenzizzazione”, il centrodestra deve continuare ad alimentare la costruzione di un’alternativa con una coalizione compatta il cui perno è Forza Italia».

 

Ma il perno del centrodestra i forzisti non lo sono più nemmeno nella Calabria, un tempo terra generosa per Berlusconi e i suoi. Sebbene il candidato dem Mario Oliverio non sia esattamente renziano (come lo era l’avversario sconfitto alle primarie Callipo), il premier ha già fiutato l’aria e venerdì si presenterà alla chiusura della campagna. Ieri a Reggio Calabria è arrivato il sottosegretario-luogotenente Luca Lotti. Qui non c’è la Lega e il centrodestra è comunque in frantumi.

Beppe grillo a palermoBeppe grillo a palermo

 

«Forza Italia ha voluto questa divisione e ha rinunciato a vincere», tira le somme Maurizio Sacconi, Ncd. Loro sostengono da soli Nico D’Ascola, i berlusconiani con i Fratelli d’Italia Wanda Ferro, che per un’alchimia tutta calabrese è sponsorizzata sotto traccia anche dall’ex governatore (alfaniano, costretto alle dimissioni dai guai giudiziari) Giuseppe Scopelliti. Risultato?

 

«La vittoria di Oliverio è abbastanza scontata e a conti fatti è la soluzione migliore», racconta il senatore calabrese, un “ex” trasversale (berlusconiano e Ncd), Paolo Naccarato. Nella punta dello Stivale i due partiti litigano come i capponi di Renzo: sarà un derby, con l’incognita del bacino grillino spaccato e alla deriva.

 

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…