DELENDA ROMA - “RENZI NON DEVE DARE NEMMENO UN EURO A ROMA SE PRIMA IL COMUNE NON SMETTE DI FARE L’IMPRENDITORE IN SERVIZI NON ESSENZIALI - E NON PAGARE PIÙ PER ATAC, UN’AZIENDA CON 12MILA DIPENDENTI, CON 1400 ASSENTI GIUSTIFICATI AL GIORNO”
DELENDA ROMA - DAL "FOGLIO" L'ATTACCO AL SUB-MARINO: "RENZI SALVI I ROMANI E ROTTAMI IL SINDACO"
Da "il Foglio"
Il secondo decreto che conteneva le cosiddette misure "Salva Roma", per il combinato disposto di imperizia lettiana e foga grillin-leghista, è diventato inservibile. Due giorni fa si è capito che sarebbero scaduti i tempi parlamentari per trasformarlo in legge, quindi niente aiuti ad hoc per Roma.
In mancanza dei 485 milioni di euro promessi dal governo Letta, balla il bilancio della Capitale per il 2013 e barcolla il bilancio pluriennale 2013-'15. Il sindaco Ignazio Marino frigna, minaccia sfracelli e dimissioni, implora da Renzi un'ipocrita solidarietà tra primi cittadini: in realtà lui e molti altri, in Parlamento come in Campidoglio, vorrebbero ricevere comunque i soldi dello stato Pantalone, senza condizionalità alcuna, senza l'obbligo di impegnarsi seriamente per aggredire alla fonte il problema del disavanzo della Capitale, causato innanzitutto dalla gestione allegra di società municipalizzate, partecipate o in house che siano.
Tutto sbagliato e il presidente del Consiglio - che oggi presenterà in cdm un disegno di legge salva Roma in cui i finanziamenti non saranno più dati a poggia ma saranno vincolati a precisi impegni presi dal comune con il governo - su questa partita si gioca un pezzo di faccia e corre un doppio pericolo: apparire tremolante come un Enrico Letta-bis, e inimicarsi gli elettori romani già tartassati dalle imposte locali.
Il governo di Letta, quello delle "false privatizzazioni" (cit. da Alesina e Giavazzi), con la Legge di stabilità approvata alla fine dello scorso anno, assestò un colpo letale al piano di dismissioni delle società locali partecipate avviato dal predecessore Mario Monti. Quest'ultimo aveva previsto che i comuni fino a 50 mila abitanti vendessero obbligatoriamente le loro aziende; allo stesso modo andavano privatizzate le società strumentali, cioè quelle che lavorano per la sola Pa controllante e che non offrono servizi al pubblico.
Il governo Letta annacquò tutto. Meglio continuare a pagare a piè di lista per società di trasporto locale come Atac (12 mila dipendenti, 1.400 assenti giustificati al giorno di media) o per società in house che assumono con dubbi criteri di merito o mercato, marciando su un debito che è stato stimato a 20 miliardi di euro nel 2008?
Chiedere al contribuente della Capitale: tra aliquota comunale Irpef maggiorata e altri balzelli comunali salati a sufficienza per mettere toppe ai debiti pregressi, a fine anno paga 1.040 euro di imposte locali, a fronte di una media nazionale di 440 euro. Renzi salvi i romani e rottami Marino: nemmeno un euro a Roma se prima il comune non smette di fare l'imprenditore in servizi non essenziali, se non predispone gare pubbliche per attirare operatori privati
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