RENZI NON VUOLE FAIDE IN CAMPANIA E POTREBBE BLOCCARE LE PRIMARIE: COZZOLINO E DE LUCA PRONTI AL PASSO INDIETRO - CASALESI RESORT: INDAGATO ANCHE UN CONSIGLIERE REGIONALE DI FRATELLI D'ITALIA NELL'INCHIESTA SULLA CAMORRA IN SARDEGNA
Dagoreport
1. IL TERZO UOMO
La selezione naturale delle candidature, nel Pd campano, è un po' opera della fortuna e un po' merito del pressing che Roma sta esercitando sui due maggiori protagonisti delle prossime (eventuali) primarie per la scelta del futuro governatore. Vincenzo De Luca ha capito che con tre inchieste sul capo (il pm, nell'udienza preliminare di oggi, ne ha chiesto il rinvio a giudizio per la costruzione dell'ecomostro Crescent, a Salerno) difficilmente potrà tirare la corda più di tanto perché la legge Severino non perdona.
Potrebbe fare un passo indietro e pare che stia trattando per lanciare il figlio nel partito. Pure Andrea Cozzolino ha detto chiaramente che non vuole candidarsi a tutti i costi e che non intende andare in Paradiso a dispetto dei Santi. Oltre a pagare pegno per le primarie dei cinesi del 2011, l'europarlamentare si porta dietro tutto l'apparato vetero-comunista di stampo bassoliniano che fa inorridire i renziani e quelli che bassoliniani non sono (e ce ne sono parecchi).
Grande è la confusione sotto il cielo dem. Lunedì dovrebbe essere a Napoli il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini per dare un colpo di acceleratore e sfrondare l'albero delle proposte improbabili: a cominciare da Enzo Amendola, dalemiano ex segretario regionale del partito, che non ha l'appeal mediatico per sostenere una sfida che si preannuncia ferocissima; ad Ambrogio Prezioso, presidente dell'Unione industriali che, dopo il flop del suo predecessore Gianni Lettieri candidato sindaco al Comune di Napoli, sa bene che la discesa in politica è un girone infernale da cui non si esce; all'imprenditore Paolo Scudieri, patron di un impero finanziario da centinaia di milioni di euro che difficilmente si presterebbe a trattare coi peones del consiglio comunale su delibere per fiere e sagre.
L'idea che circola dalle parti del Nazareno è puntare su un nome della società civile in grado di aggregare anche Ncd e Udc bypassando la conta interna. Come, peraltro, ha fatto capire anche il vicesegretario del Pd Debora Serracchiani quest'oggi a Napoli quando, a proposito delle primarie regionali, si è lasciata andare a un laconico: “Vedremo”.
2. CANTA IL PASSARIELLO
Luciano Passariello, consigliere regionale della Campania di Fdi, risulta tra i 17 indagati nell'inchiesta della Dda di Cagliari sul riciclaggio in Sardegna del denaro dei Casalesi. L'esponente politico avrebbe contattato la società sarda Tu.ri.cost, poi rilevata dai clan camorristici, per farne parte dopo che uno dei soci isolani aveva deciso di uscire dal sodalizio.
Passariello avrebbe pagato una prima tranche per l'ingresso, decidendo poi di non completare l'operazione. Al passaggio societario nelle mani dei Casalesi, il consigliere regionale sarebbe stato rimborsato dai clan, così come avvenuto per gli altri tre soci sardi, l'europarlamentare Salvatore Cicu (Fi), l'ex sindaco di Sestu Luciano Taccori (Fi) e il consigliere comunale Paolo Cau (Fi). Secondo le indagini della Guardia di Finanza, il giro di denaro per l'uscita dei quattro soci ammonta a 400 mila euro in contanti, di cui 130 mila a Passariello e 270 mila complessivi agli altri tre. In totale l'operazione di subentro dei Casalesi nella Tu.ri.cost è costata un milione e 30 mila euro, contro un investimento iniziale di 600 mila euro.
Tutto questo, per la Dda, configura il reato di riciclaggio contestato ai 17 indagati. La società sarda viene creata nel 2001 e vede come amministratore Cau, mentre Cicu e l'allora sindaco di Sestu figurano come finanziatori occulti. E' in questa fase che il sodalizio individua dei terreni a Villasimius dove poi verrà costruito il complesso turistico S'incantu, sequestrato ora dalle Fiamme Gialle. I Casalesi, secondo la ricostruzione delle Finanza, mettono le mani sulla società nel 2003 acquisendo tutte le quote e i sardi le cedono consapevoli - dice la Dda - che il denaro proveniva in parte dalla Camorra. (ANSA).
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