I “FRANCHI TIRATORI” RESTANO A CUCCIA - RENZI PER ORA DORME SOGNI TRANQUILLI: L’ITALICUM ARRIVA ALLA CAMERA E RESISTE AL VOTO SEGRETO (MA POI C’È IL RODEO DEL SENATO)

Ugo Magri per ‘La Stampa'

Forte del «patto-bis» col Cavaliere, l'iter della legge elettorale a Renzi pare quasi una formalità, visto che già volge la sua attenzione al prossimo luminoso traguardo: la riforma del Senato dove «ci giochiamo la vittoria della scommessa» perché, spiega, «l'attuale bicameralismo perfetto è un freno per l'Italia». Il premier, insomma, non si attende sorprese a scrutinio segreto durante le votazioni iniziate ieri pomeriggio alla Camera.

E i fatti, finora, sembrano dargli ragione: un emendamento soppressivo dell'intera legge, presentato dai Cinque stelle, è stato respinto, con qualche dozzina di «franchi tiratori» che sono un numero tutto sommato modesto, se si considera la moltitudine degli scontenti. Zero colpi di scena pure sulla «soglia» che permetterà di accedere al premio di maggioranza: resta al 37 per cento.

Non fosse per la rivolta bipartisan delle donne, le quali rivendicano un'autentica parità nelle candidature, il passaggio a Montecitorio dell'«Italicum» avrebbe luogo tra gli sbadigli. Grillo tenta invano di attirare l'attenzione del Colle sullo «scempio istituzionale in cui non si ode alto e forte il monito di Napolitano» («Lasciamo lavorare la Camera», replica tranquillo il Presidente).

Gli stessi onorevoli non sembrano pervasi dal sacro fuoco, visto che alle sette di sera hanno timbrato il cartellino e si sono aggiornati a stamane: di questo passo difficilmente finiranno entro venerdì, col risultato di trascinarsi alla prossima settimana.

Però non finirà lì, perché dopo la Camera il testo passerà al Senato. Dove si annuncia un passaggio turbolento, anzi «un rodeo» nella colorita previsione di Alfano: «L'obiettivo è di cambiare la legge elettorale al Senato, e noi saremo gli avanguardisti», promette, trascurando che al tempo del fascio erano chiamati così i balilla un po' cresciuti (tra i 14 e i 17 anni). Per riparare sul piano storico, Quagliariello parla dal canto suo di «strategia gramsciana», fondata sull'avanzata lenta ma inesorabile, «casamatta dopo casamatta».

Alla Camera il Nuovo centrodestra ha già smontato metà del patto Berlusconi-Renzi, a Palazzo Madama si appresta a sabotare l'altra metà. Vuole introdurre le preferenze e rivedere lo sbarramento, nel testo attuale fissato a un bizzarro 4,5 per cento. C'è la concreta ipotesi che il governo voglia prestarsi al gioco, abbassando al 3 per cento il «barrage» delle prossime Europee: nel qual caso il numero perfetto diventerebbe «golden standard» anche per le Politiche.

Ecco spiegato come mai Maroni e Calderoli non sembrano così ansiosi circa la sorte dell'emendamento «salva-Lega», in votazione alla Camera tra oggi e domani. Comunque vada, contano di rifarsi al Senato. Dove sulla carta Pd e Forza Italia avrebbero da soli la forza per strangolare i partitini. Però 25 senatori democratici, ispirati dal lettiano Russo, già rumoreggiano e fanno sapere che non daranno via libera a «soglie» giudicate incostituzionali. Sente odore di bruciato l'«azzurro» Brunetta: «Speriamo che questo stillicidio di modifiche abbia un termine, perché altrimenti la legge elettorale non viene fuori. E le riforme costituzionali neppure...».

 

 

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