RENZI POLITICS: “LASCIANDO LETTA A PALAZZO CHIGI MI GIOCO L’OSSO DEL COLLO, ANDANDOCI IO MI GIOCO IL BUCO DEL CULO”

Wanda Marra per ‘Il Fatto Quotidiano'

Sono le 20:32 quando le agenzie battono la notizia che Matteo Renzi è andato al Colle a incontrare Napolitano, le 22:32 quando scrivono che l'incontro è terminato. Ci è rimasto due ore, segretario del Pd e presidente della Repubblica hanno anche cenato insieme. Tanto, tantissimo per un colloquio istituzionale. Evidentemente le posizioni erano molto divergenti, con un Renzi totalmente privo di fiducia nei confronti del governo Letta e con pochissima voglia di metterci la faccia e un Napolitano restio ad attuare soluzioni diverse.

Come un Renzi premier o addirittura l'ipotesi del voto. "Il governo non si tiene e io non so che fare", confessava il segretario Pd a uno dei suoi collaboratori ieri pomeriggio, poco prima di salire al Colle. Per essere più esplicito: "Lasciando Letta al governo mi gioco l'osso del collo, se vado al governo io mi gioco il buco del culo".

E al capo dello Stato ha espresso i suoi dubbi e le sue perplessità rispetto a tutta la situazione. E immaginando scenari futuri, parlava di dieci grillini pronti a uscire dal M5S e disposti ad appoggiarlo. Doveva essere il lunedì di Letta al Colle, il lunedì del rimpasto, quello del rilancio del premier, e alla fine al Quirinale ci è salito Renzi.

Il premier ci andrà forse oggi, forse addirittura giovedì. Napolitano ha voluto prima vedere il segretario: senza l'appoggio del Pd, comunque, il governo non va da nessuna parte. da Palazzo Chigi continuano a ribadire con forza sempre lo stesso concetto: "Letta non si dimette".

Al centro del colloquio, evidentemente, il futuro dell'esecutivo, legato anche all'Italicum che arriva al voto in aula oggi e alle riforme. "Il Presidente Napolitano ha incontrato Renzi per discutere quali scenari sono possibili per il governo", raccontava il deputato renziano Matteo Richetti in diretta a Otto e mezzo a incontro ancora in corso. E a prescindere dall'ipotesi di Renzi 1, il segretario del Pd è una figura imprescindibile per capire se ci sono ancora dei margini per un rimpasto o un rimpastino. Il concetto che i suoi andavano ribadendo da giorni era: come pensare di fare le riforme con un esecutivo così indebolito?

L'aveva detto anche Lorenzo Guerini ieri al Corriere della Sera: "Verificare senza reticenze se è possibile un governo di legislatura è un dovere". Renzi fino al 2018 è la carta che molti si sono giocati per fare pressioni anche su Napolitano. Perché poi, renziani, lettiani e minoranza dem, ieri erano tutti concordi: a questo punto è tutto nelle mani del presidente della Repubblica.

Che - indebolito dalle rivelazioni di Friedman al Corriere , per cui già dall'estate spingeva per Monti premier - non può sbagliare un colpo. E sbagliare a questo punto per molti potrebbe proprio essere confermare la fiducia a Letta, con l'intero quadro politico (e non solo) che fa pressing per mandare Renzi a Palazzo Chigi. Garanzia di quella "continuità" che Napolitano ha come priorità assoluta.

E in nome di questa il Quirinale è propenso a prendere in considerazione anche ipotesi che non gli andrebbero troppo giù. Non a caso la minoranza dem ieri ha legato il voto sull'Italicum alla garanzia di un governo forte; nessuno ha voglia di consegnare al segretario Pd l'arma per andare al voto. Tant'è vero che su un emendamento non appare proprio disposta a mollare: quello di Lauricella secondo il quale la legge non si può applicare al Senato.

Il che significa che prima di abolirlo a elezioni non si può andare. Spiega ancora Richetti: "Non possiamo pensare che adesso Renzi pressi per andare a Palazzo Chigi" ma "il governo è aggrovigliato su se stesso". A chiarire un concetto non secondario ieri è stato Andrea Romano di Scelta Civica: "Non è che questa situazione può andare avanti a lungo. Renzi decida cosa vuole fare entro due o tre giorni". E infatti la direzione del Pd sul governo sarebbe stata anticipata a dopodomani.

 

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