ENRICHETTO, METTITI A LETTA - MATTEUCCIO SFERZA IL PREMIER: “DOVREBBE RINGRAZIARMI, INVECE DICE CHE È MERITO SUO. MA PER SAPERE DELL’INCONTRO CON BERLUSCONI, IERI HA DOVUTO CHIAMARE LO ZIO”

Federico Geremicca per "la Stampa"

«E adesso voglio vedere se avranno ancora il coraggio di dire che voglio mettere in crisi il governo, che il mio obiettivo sono le elezioni anticipate e che sono solo immagine e niente sostanza». Sono le nove della sera, Matteo Renzi è in treno e sta facendo ritorno a Firenze. Il lungo e contestatissimo incontro con Silvio Berlusconi è andato bene, c'è un'intesa di massima sull'intero percorso riformatore (dalla legge elettorale all'abolizione del Senato, fino alla riforma del Titolo V) e ti aspetteresti, dunque, un Renzi contento e in gran forma. Ma no, niente da fare. Assolutamente no.

Il leader Pd, stanco e provato da una settimana dura e segnata da non più di quattro o cinque ore di sonno a notte, è un fiume in piena: «Ho dimostrato che quel che dicevo da mesi era vero: ho messo gli interessi del Paese davanti a tutto - spiega - Li ho messi anche davanti ai miei interessi personali, perchè non c'è dubbio che andare al voto subito sarebbe stata un'occasione, per me. Ora la smetteranno, spero. Anche se non so quanto siano contenti, visto che in tre settimane stiamo facendo un lavoro che non erano stati in grado di fare in dieci anni».

Soddisfatto, dunque: ma solo parzialmente e - come si usa dire in questi casi - con molti sassolini da togliersi dalle scarpe. Il primo riguarda Enrico Letta col quale - nonostante gli sforzi reciproci - proprio non riesce a trovare una sintonia : «Se va in porto l'intesa - dice Renzi - il suo governo è salvo. Dovrebbe ringraziarmi, e invece va mettendo in giro la voce che se si troverà un'intesa su una nuova legge elettorale è per merito suo, per la sua mediazione. Ma credo che tutti abbiano capito che lui non c'entra niente col lavoro che stiamo facendo. Per sapere com'era andato l'incontro con Berlusconi e cosa avevamo deciso, ieri ha dovuto chiamare lo zio...».

Il secondo sassolino, invece, riguarda il Pd. «Lunedì - continua Renzi - faremo la Direzione e vedremo che cosa accadrà. Il modello al quale stiamo lavorando mi pare possa funzionare, ma ciò nonostante sono sicuro che in molti voteranno contro. Diranno che il sistema che il Pd preferisce è il doppio turno... Anche a me sarebbe piaciuto il doppio turno, ma non ci sono i numeri per approvarlo, e bisogna farsene una ragione».

Il segretario, insomma, teme un'altra Direzione tesa e nervosa quanto quella di qualche giorno fa. Immagina già bersaniani e dalemiani in campo contro di lui. Del resto, lo scontro per le primarie è stato durissimo, e troppe ferite sanguinano ancora«Fa niente, faremo i conti anche con loro. Intanto, però, ho fatto sapere a Bersani che se ha voglia e se la sente, domani (oggi per chi legge, ndr) vado a Parma a trovarlo in ospedale per raccontargli a che punto della faccenda siamo arrivati e come pensiamo si potrebbe chiudere. Aspetto solo di sapere da Vasco Errari se Pier Luigi ne ha voglia e se la sente...».

Fa il viaggio di ritorno da solo, così come da solo era venuto da Firenze a Roma. E anche quest'immagine consegna, plasticamente, la fotografia di un leader solitario. Patti con nessuno, poche intese - se non quando assolutamente necessario - e uno stile politico che, per delicatezza, ricorda l'avanzare di un bulldozer in un campo di macerie. Faceva così a Firenze e non ha cambiato metodo una volta arrivato a Roma. Un ciclone. Sembra essere nella capitale e sul palcoscenico nazionale da anni, e invece è stato proclamato segretario un mese fa. Solo che ha preso il Pd al guinzaglio e lo sta portando a spasso come un cagnolino. Ora di qua, ora di là, ora su, ora giù... Anche i fedelissimi - amici e compagni della prima ora - fanno sempre più fatica a seguirne le mosse...

È anche per questo, per questo stile di direzione - a volerla dir così - che si va facendo sempre più assordante il silenzio dei Capi. Veltroni, D'Alema, Marini, Bindi, Finocchiaro... un silenzio assordante. Alcuni sono forse ancora realmente indecisi su cosa pensare; altri scommetterebbero volentieri su un suo fallimento, ma non ne vedono i segni. E poi ci sono quelli che non sanno in cosa sperare. Ma è questione di tempo. E uno degli interrogativi è proprio questo: quanto tempo ha ancora davanti Matteo Renzi prima che finisca lo stupore, il torpore che sembra aver avvolto il Pd? Quando saranno dissotterrate le solite e affilatissime asce di guerra?

«Faremo i conti anche con questo - dice Renzi mentre il treno entra in stazione -. Ma intanto dovrebbero essere contenti. Il Pd perchè siamo ripartiti e tornati al centro della scena. E quelli che stanno al governo, per il fatto che possono andare avanti: anche grazie al lavoro che sto facendo io...». Questo dice Renzi: dovrebbero essere tutti contenti. E invece, chissà perchè, di contenti in giro se ne continuano a vedere pochi che più pochi non si può...

RENZI E LETTABERLUSCONI ENTRA AL NAZARENOBERLUSCONI ENTRA AL NAZARENO

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