PSICODRAMMA DEMOCRATICO – RENZI USA LE LISTE PER REGOLARE I CONTI NEL PARTITO MA I BERSANIANI SI PREPARANO A FARGLI LA GUERRA SUI PROVVEDIMENTI IN AULA

Elisa Calessi per ‘Libero Quotidiano'

Da una parte le liste per le Europee, dall'altra le riforme. Il braccio di ferro tra Matteo Renzi e quel che resta della vecchia guardia dalemian-bersaniana, ma soprattutto bersaniana visto che Massimo D'Alema al momento ha lasciato le schiere anti-Renzi, va avanti su questi due binari. Ieri, sul primo, la battaglia è stata feroce. E si è chiusa con la vittoria del premier, ieri nelle vesti di segretario del Pd. A decidere le sorti della contesa è stata quella che, ieri a Montecitorio, sostenitori e avversari del segretario definivano «la mossa del cavallo».

Con un blitz notturno Renzi, infatti, ha riaperto e ribaltato le liste che faticosamente erano state costruite dalle segreterie regionali in vista delle elezioni europee, frutto spesso di sanguinosi accordi tra le correnti. Martedì sera alle 21 ha convocato Debora Serracchiani, da poco vice-coordinatrice, e Lorenzo Guerini, suo plenipotenziario nel Pd, e si è fatto consegnare gli elenchi dei candidati. «Così non vanno. Bisogna cambiarli», ha cominciato. Troppi gli uscenti, troppi i nomi della vecchia guardia. «Non c'è il senso del cambiamento».

Da qui la decisione di rivoluzionare le teste di lista,mettendo cinque donne a guidarle: Alessia Mosca al Nord Ovest, Alessandra Moretti al Nord Est, Simona Bonafè al Centro, Pina Picierno al Sud, Caterina Chinnici alle Isole. L'operazione, al di là del valore simbolico e di immagine (cinque donne), è soprattutto politica.

Le cinque capilista, tanto per cominciare, non sono renziane doc. L'unica fedelissima del segretario è la Bonafè. Le altre rappresentano esattamente le anime del Pd:Mosca è lettiana, Moretti è l'ex portavoce di Bersani, anche se dopo le elezioni si è allontanata dall'ex segretario, Picierno è franceschiniana, Chinnici era un'indicazione dei Giovani Turchi. In questo modo Renzi ha messo a tacere le varie minoranze, nello stesso tempo, però, ha scelto lui i candidati, mandando all'aria gli accordi e gli accordini fatti fin lì.

Rivoluzionando i capilista si sono poi creati problemi anche nei posti a seguire, perché in molti casi sono saltati gli equilibri tra le varie componenti. Risultato, uno psicodramma generale. I più infuriati erano i segretari regionali,persino quelli vicini a Renzi come Davide Parrini, per esempio, segretario della Toscana. I nuovi capilista, infatti, hanno mandato all'aria complicati equilibri e incastri. Per non dire di quelli che erano certi di fare i capilista.

Uno per tutti Michele Emiliano, sindaco di Bari, che aveva persino scritto su Twitter, giorni fa, di aver ricevuto una telefonata da Renzi che gli chiedeva di fare il capolista al Sud. O David Sassoli, certo, fino a ieri mattina, di guidare la lista per Strasburgo nella circoscrizione Centro. E invece non solo non la guida, ma si è ritrovato, a sopresa, persino un altro candidato che come lui pesca nell'elettorato ex Margherita, Enrico Gasbarra, sostenuto da un patto tra renziani, dalemiani e popolari.

Sia Emiliano, sia Sassoli erano sul punto di ritirare la candidatura.E se il caso del secondo sembra rientrato, quello del primo ancora no. Ieri sera, infatti, la segreteria regionale della Puglia gli ha chiesto di fare un passo indietro, come segno di protesta per il fatto di non guidare più la lista.Nello psicodramma generale se n'è poi consumato un altro, se possibile ancora più aspro. Quello dei siciliani.

Da una parte Rosario Crocetta, sindaco di Palermo, dall'altra FaustoRaciti, segreteario regionale. Uno scontro andato in scena in diretta streaming, durante ladirezione,chesi intreccia con il rimpasto fatto da Crocetta due giorni fa e la nuova sintonia tra il renziano Davide Faraone e Crocetta.

Crocetta ha preso la parola per chiedere fosse messo in lista Beppe Lumia,Raciti ha risposto che voleva Antonello Cracolici o niente.È finita che entrambi restano fuori, ma Raciti ha ottenuto che la capolista fosse Chinnici. In direzione nazionale, Renzi ha ironizzato sui malumori.

«Ringrazio Guerini per il lavoro di cucitura e assemblamento fatto con i segretari regionali. So che anche per questo ha accolto con entusiasmo la proposta che gli ho fatto ieri di inserire cinque donne come capolista in altrettante circoscrizioni». Ma lo scontro sulle liste non è stato l'unico argomento di tensione nella direzione nazionale. L'altro sono le riforme.

In particolare quella del Senato. Dopo che Pier Luigi Bersani e i 22 senatori che fanno riferimento a Vannino Chiti avevano puntato i piedi sul testo dal governo, ieri Renzi ha replicato. «Alcune posizioni sono legittime ma noi stiamo facendo le riforme perché le vogliamo fare e non per un esercizio retorico». Dunque, basta discussioni.

«Ciascuno ha la propria riforma nel cuore ma queste riforme si possono realizzare, non sono elementi da sbandierare alla caccia di visibilità », ha spiegato. «Il vantaggio in questi mesi è che il Pd sta dimostrando che ha le idee e gli altri inseguono,chi avesse altre intenzioni... », ha detto ancora Renzi. Quanto alla libertà di pensiero, invocata dai "dissidenti", ha detto: «Io mi sono sempre attenuto alla disciplina di partito ma c'è una disciplina di idee e credo che nessuno sia qui per mettere la bandierina ma per cambiare l'Italia ». Per il resto, ha fatto sapere di aver chiesto al ministro Boschi di organizzare due seminari su lavoro e riforme.

 

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