“REPUBBLICA” RANDELLA VIRGINIA RAGGI E IL M5S SULLO STRAPOTERE DEI CASAMONICA: “IL DESERTO CIVICO IN CUI LA FANNO DA PADRONI PONE UN PROBLEMA POLITICO E CIVILE INNANZITUTTO A LEI, SINDACA DELLA CITTÀ, E AI CINQUE STELLE. NON FOSSE ALTRO PERCHÉ ALLA ROMANINA, ALLE ULTIME CONSULTAZIONI POLITICHE, IL MOVIMENTO HA OTTENUTO IL 32,5 PER CENTO DEI CONSENSI”
1 - UN PEZZO DI ROMA SENZA STATO
Estratto dell'articolo di Carlo Bonini per “la Repubblica”
la moglie del proprietario del bar in cui i casamonica hanno aggredito una disabile
[…] Come se il recupero di quella parte di città fosse solo questione di sicurezza e ordine pubblico, quindi esclusiva faccenda di polizia, carabinieri e procura della Repubblica. Come se il deserto civico in cui i Casamonica la fanno da padroni non ponesse un problema politico e civile innanzitutto a lei, sindaca della città, e al Movimento Cinque Stelle. Non fosse altro perché alla Romanina, alle ultime consultazioni politiche, il Movimento ha ottenuto il 32,5 per cento dei consensi. In linea con le comunali del 2016 (quando i voti per Raggi erano arrivati al 36,8 per cento al primo turno e al 67,7 al ballottaggio). […]
2 - IL RIONE DEI CASAMONICA TRA CORAGGIO E PAURA: «SI SENTONO I PADRONI»
Simone Canettieri per “il Messaggero”
il bar in cui i casamonica hanno aggredito una disabile
La rassegnazione di chi esce dalla farmacia oppure entra veloce dal panettiere fa pensare a una sorta di omertà del quieto vivere. «I Casamonica? Vivono qui da 40 anni: li conosciamo e non ci mettiamo a discutere con loro, chi si fa gli affari propri campa cent' anni...», raccontano un po' tutti. Dagli anziani in fila al Caf, ai ragazzi che gironzolano dalle parti di via del Ponte delle Sette Miglia, cuore della Romanina, davanti ai centri scommesse. È un lembo di città chiuso in se stesso rispetto al centro storico, questo.
Un fortino di case sdentate, interrotte ogni tanto da villini pacchiani con palme, leoni, telecamere puntate sull' ingresso, i cani che ringhiano. Le «loro» case, i bunker delle famiglie. Siamo a 22 chilometri dalla Fontana di Trevi. E queste sono sempre le uniche cartoline proposte della zona. «Per fortuna che ci sono le buche per strada a ricordarci che siamo cittadini della Capitale». I sorrisi sono amari, e la voglia di parlare sa di «fiato sprecato».
casamonica aggressione a una disabile in una bar in zona romanina
Poi però accade che Simona, un fascio di nervi sinceri e potenti nonostante i problemi di salute che non le permettono di lavorare da 9 anni, si ribelli. «Il giovane Casamonica - dice fiera - mi ha detto: tu non sai chi sono io. E gli ho risposto, ma chi sei, ma smettila. Poi, certo, sono partite le botte, sono finita all' ospedale di Frascati». Simona è in casa, con la mamma e il nipote, al primo anno di università («Scienze politiche a Tor Vergata», è la didascalia). Nel suo palazzo, abitato da marchigiani e abruzzesi trapiantati qui da due generazioni, ci si prepara al mese mariano.
Sedie nell' androne, in fondo una statua della Madonna. «Simona ha fatto bene: questi Casamonica la devono smettere, si sentono i padroni», spiega una vicina.
«Ma sei matta? Hai presente di chi stiamo parlando?», si affaccia da una finestra un' altra signora. E ci sono le luci e le ombre, la speranza e l' omertà, in questo dibattito. E in mezzo c' è la mamma di Simona, ottant' anni: «Prego dio che non le accada nulla, che la polizia ci protegga».
casamonica aggressione a una disabile in una bar in zona romanina 3
Chi cresce qui impara fin da piccolo ad avere l'occhio lungo. «Quando i Casamonica vengono qui dentro - dicono dentro un negozio di ottica - e vogliono passare davanti a tutti, i clienti li riconoscono e non fanno tante storie».
Tutti sanno chi comanda, purtroppo. Di tanto in tanto la cronaca, ricorda al resto del Paese questo spaccato: i funerali del boss Vittorio nel 2015, i maiali per strada, i rubinetti d' oro. I commercianti minimizzano e parlano dietro la promessa di anonimato: «Non ci chiedono il pizzo, ma spesso consumano e non pagano, per non avere problemi chiudiamo un occhio».
Se si è fortunati alla Romanina ci si viene a dormire, ma si spera che la vita sia altrove. Sempre che gli autobus passino, sempre che l' auto non fori. Intorno alle ville dei Casamonica e dei cugini Di Silvio ci sono i negozi di chiavi e gli alimentari. Normalità di borgata. Vicini rispettosi, che non «vogliono commentare».
«Andate via o chiamo la polizia», urla ai cronisti da dietro un' inferriata una donna dall' accento sinto. Abita in via Francesco Di Benedetto: villino con colonne, palme e stemma. Al secondo piano spunta un trono d' oro sul terrazzo. Forse un «messaggio» per il resto della via, forse una dimenticanza dopo le pulizie di primavera. Chissà. Simona abita a pochi passi da qui e tornano in mente le sue parole: «Non bisogna arrendersi a queste persone».
I DUE CASAMONICA E L AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UN BAR
Ma dopo poco c' è subito il contrasto con un cliente dello storico panettiere della Romanina: «In un certo senso, almeno, con loro non ci sono immigrati e tossici che ci disturbano». Ma proprio a due passi da qui, in via Barzilai, ci sono anche i titolari del bar che si sono ribellati, hanno reagito e hanno denunciato tutto un mese fa. Le telecamere dei tg vanno alla ricerca di voci dei residenti, ma va male un po' a tutti.
Gli unici sono appunto i proprietari del bar: una coppia di ragazzi romeni. «Lo rifaremmo», dice da dietro il bancone. «Anche io», ribadisce Simona. Sono quelli del Roxy bar, niente star.