LA RESA DEI BONDI - L’UOMO CHE HA RISANATO LA PARMALAT CI SALVERÀ? MADDECHÉ! HA RISANATO LA PARMALAT CHIEDENDO SOLDI INDIETRO ALLE BANCHE ACCUSATE DI ESSERE STATE COMPLICI DI TANZI. MA I TAGLI CHE SI RICORDANO A COLLECCHIO SONO LE AUTO AZIENDALI E LO SPACCIO INTERNO - HA SEMPRE EVITATO DI SPIEGARE QUANTI DEI 32 MILIONI INCASSATI DAL GOVERNO PER LA GESTIONE COMMISSARIALE DELLA PARMALAT SONO RIMASTI NELLE SUE TASCHE E QUANTI SONO ANDATI AGLI ALTRI MEMBRI DELLO STAFF…

Giorgio Meletti per "il Fatto Quotidiano"

Ma che fa Enrico Bondi? Il commissario che deve tagliare la spesa pubblica studia. "È già entrato nel business", annuncia trionfante il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, che una volta era un tecnico e adesso è un politico, membro però di un governo tecnico.

Parlando dei tagli alla spesa pubblica (spending review, in english), Giarda è incorso in un leggendario lapsus freudiano: "È in corso l'autoanalisi dei singoli ministeri". Confusione di ruoli e di linguaggi. L'autoanalisi è una pratica, appunto, freudiana. L'idea di ministri, sottosegretari, capi di gabinetto e direttori generali intenti a discutere i rispettivi sogni aventi per argomento le spese del proprio dicastero è surreale, e perciò coerente con quanto accade in questi giorni.

C'è un manager di 77 anni, laureato in Chimica, che ha sempre lavorato nell'industria privata e non ha alcuna esperienza di Pubblica amministrazione, al quale il governo dei tecnici ha chiesto di fare in un anno (tanto durerà il suo mandato) ciò che gli stessi tecnici non sono riusciti a fare nei 25 anni appena trascorsi.

Non ha esperienze specifiche. Ha risanato la Parmalat chiedendo soldi indietro alle banche accusate di essere state complici di Calisto Tanzi nella bancarotta da 14 miliardi. Ma i tagli che si ricordano a Collecchio sono le auto aziendali e lo spaccio interno che dava i prodotti della casa scontati ai dipendenti. Però è l'immagine che conta, e Bondi ha quella del sobrio inflessibile, coltivata anche con il sapiente uso del silenzio. Per esempio ha sempre evitato di spiegare quanti dei 32 milioni incassati dal governo per la gestione commissariale della Parmalat sono rimasti nelle sue tasche e quanti sono andati agli altri membri dello staff.

Giarda, parlando con i suoi collaboratori, l'ha ammesso onestamente: "Bondi deve fare quei tagli di spesa che se li propongo io come ministro mi sbranano". Bondi può farcela perché è dotato sulla carta di poteri senza precedenti sulla pubblica amministrazione, è la via di mezzo tra un commissario e un'autorità indipendente, che, dice il decreto istitutivo all'articolo sei, "opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione".

Venticinque anni fa, precisamente nel 1987, il governo Goria insediò la Commissione per la "verifica della spesa pubblica". Ne faceva parte, tra gli altri, Giarda, che era presidente della Commissione tecnica della spesa pubblica. Avete letto bene: la commissione Giarda c'era già da alcuni anni, ma ne fecero una seconda, che doveva in quattro mesi valutare "efficienza e produttività della spesa pubblica" e "individuarne possibili riduzioni". Nè l'una commissione nè l'altra hanno combinato molto.

I politici da quell'orecchio non ci sentivano. E per questo adesso si sono invertite le parti. Nel 1987 il ministro del Tesoro che inventò la commissione doppia era Giuliano Amato, braccio destro di Bettino Craxi e vicesegretario del Psi. Adesso Giarda fa il ministro e Amato il tecnico.

E dunque che cosa fa Bondi? Arriva tutte le mattine al ministero di via XX settembre alla guida della sua auto (sobriamente), e si siede nell'ufficio che gli è stato assegnato proprio accanto a quello di Fabrizio Barca, il dirigente del Tesoro momentaneamente distaccato a fare il ministro. Coadiuvato da una segretaria studia le carte che gli procurano gli uffici del ministero e della Ragioneria. Fa sobrie riunioni con il vice ministro Vittorio Grilli, il capo di gabinetto Mario Fortunato e il vice Marco Pinto. Si prepara a riferire le sue intenzioni al Senato, martedì prossimo, dove è stato convocato dalle commissioni che devono convertire in legge il decreto istitutivo dell'ufficio di commissario.

"L'avrei visto bene a fare il tagliatore di costi al ministero della Salute", sostiene l'economista Mario Baldassarri, per anni vice ministro con Giulio Tremonti, "perché per il resto la spending review non sarebbe complicata. Lo Stato ha 800 miliardi di spese e 740 di entrate, se non vogliono aumentare ancora le tasse devono tagliare 60 miliardi di spese. E le voci tagliabili sono i 140 miliardi di acquisti di beni e servizi e i 40 miliardi di trasferimenti alle imprese a fondo perduto".

Per Baldassarri basterebbe trasformare il fondo perduto in credito d'imposta: "Si risparmierebbero un sacco di miliardi, visto che secondo uno studio di Fabrizio Barca il 90 per cento delle imprese che prendono soldi dallo Stato dopo tre anni non esistono più". L'idea è buona, e magari Bondi è quello che la realizza. Servisse solo a questo, sarebbe già un bel risultato.

 

ENRICO BONDIENRICO BONDI Enrico BondiEnrico BondiCALISTO TANZI MALATO IN TRIBUNALEPIETRO GIARDA VITTORIO GRILLI Mario Baldassarri FABRIZIO BARCA

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…