RIBALTONE A 5 STELLE: PIANO B DEL PD PER UNA NUOVA MAGGIORANZA CON I DISSIDENTI M5S (MA IL CAV: “ANCHE CONDANNATO, NON FARÒ CADERE LETTA”)

Francesco Bei per "La Repubblica"

«Se anche la Consulta mi desse torto, se anche dovessi essere condannato per Ruby, non farò cadere il governo. Lo so che non aspettano altro». È da qualche giorno che Berlusconi ripete questo dogma. Lo ha detto anche ieri sera alla cena di palazzo Grazioli: mai e poi mai farà cadere il governo Letta. Almeno non in questa fase. Ma c'è un motivo se il Cavaliere è tanto preoccupato.

Ed è lo stesso motivo che spinge Renzi da qualche giorno ad essere più sospettoso e guardingo del solito. Perché il tam-tam che corre nel Pdl e rimbalza fino al Pd è quello di un ribaltone in preparazione, un cambio di maggioranza propiziato dallo sfarinamento in corso dei gruppi parlamentari a 5stelle. Un rimescolamento per sostituire il Pdl con quelli che nel Pd vengono già definiti «i grillini riformisti» e decretare così la fine delle larghe intese.

Il presupposto sarebbe ovviamente una crisi di governo con la prospettiva di un Letta-bis. Perché se c'è un punto fermo in questa legislatura, che tutti danno per scontato, è l'assoluta ostilità di Giorgio Napolitano a sciogliere le Camere senza che sia stata (almeno) riformata la legge elettorale.

Per questo si dovrebbe varare un nuovo esecutivo e una nuova maggioranza: un «governo del Mattarellum», visto che al primo punto dell'agenda ci sarebbe l'archiviazione del Porcellum e il ritorno al vecchio sistema uninominale maggioritario. Certo, al momento sono solo suggestioni.

Ma a palazzo Madama, vero fronte delle operazioni, si fanno e si rifanno i conti di quanti potrebbero lasciare Grillo per sostenere un altro governo e mettersi al petto la medaglia di aver archiviato l'era Berlusconi. Si parla al momento di 12-15 pentastellati, su un gruppo che ne conta 53, pronti a mollare al momento opportuno.

Troppo pochi, ancora, anche se nel Pd si sta lavorando ai fianchi il MoVimento con l'obiettivo di allargare la faglia. Per arrivare alla maggioranza di 156 senatori servirebbero almeno 20 transfughi, dando per scontato il sostegno dei 21 di Scelta Civica e dei 7 di Sel. Ma negli ultimi giorni, dopo la batosta delle amministrative e i progetti di spacchettamento del Pdl e ritorno a Forza Italia, nel centrosinistra si guarda anche da quella parte.

Un numero consistente di senatori governativi del Pdl potrebbe infatti staccarsi dal Cavaliere e lavorare a un centro moderato di ispirazione Ppe insieme a Scelta Civica. In questo modo i numeri ci sarebbero per arrivare a fine legislatura. «Berlusconi ha perso il suo tocco magico - ragiona un senatore del Pdl che non vede l'ora di disfarsi del vecchio leader - e lo dimostrano proprio le ultime elezioni. Non è vero che se non c'è lui perdiamo, basta guardare a Roma: Berlusconi è andato 2 punti sotto Storace e ben 7 punti sotto Alemanno».

Ed è proprio questo il timore di Renzi, che il governo Letta-bis vada avanti, anche se con una maggioranza diversa, e lo confini a palazzo Vecchio per anni. Benché il Cavaliere abbia tutto l'interesse, tanto più con le sentenze in arrivo, a restare aggrappato al governo, ci sono due strettoie che potrebbero facilitare l'operazione e portare a un incidente parlamentare. Il primo collo di bottiglia sono proprio le riforme. C'è un diffuso scetticismo sul lavoro del comitato dei saggi governativi e sulla capacità della bicamerale di trasformarlo in un disegno di legge costituzionale. Lo stesso ministro delle riforme, Gaetano Quagliariello ha posto una timeline invalicabile: «I lavori dovranno essere completati al massimo entro il 15 ottobre».

Altrimenti, ha detto al Foglio, «ne trarrò le conseguenze». Quattro mesi e si arriva a ottobre. Dove un altro collo di bottiglia, ancora più insidioso, minaccia la coesione della maggioranza di grande coalizione: la legge di stabilità. Sarà quello l'ultimo treno per approvare le riforme - dall'Imu a Equitalia, dal lavoro alla restituzione dei 90 miliardi di debiti alle imprese - che giustificano l'esistenza del governo di larghe intese. «Questo governo - osserva Daniele Capezzone - funziona solo se c'è una situazione "win-win" in cui il Pdl e il Pd ottengono cose concrete, soprattutto sul rilancio dell'economia e sull'occupazione. Altrimenti se il governo galleggia... ».

I puntini di sospensione li ha colmati ieri il Financial Times, accusando il governo di «letargia». Linda Lanzillotta, vicepresidente montiana del Senato, prevede che una svolta potrebbe arrivare a settembre: «Lo spartiacque vero saranno le elezioni tedesche. Fino ad allora ci sarà da soffrire, poi ci potrebbero essere dei margini per la crescita». Sempre che nel frattempo ci sia ancora il governo.

 

Letta e Berlusconi ENRICO LETTA E SILVIO BERLUSCONIENRICO LETTA E BERLUSCONI LETTA-RENZIconsultaGIORGIO NAPOLITANO Gaetano Quagliariello DANIELE CAPEZZONE - Copyright PizziLinda Lanzillotta

Ultimi Dagoreport

mario draghi praga

DAGOREPORT - MA DRAGHI, COSA SI ASPETTAVA COL SUO DISCORSO AL SENATO, DA PARTITI CHE AVEVANO GIA' AFFOSSATO IL SUO GOVERNO E LA SUA AMBIZIONE QUIRINALIZIA? E SE È ANDATO VIA SBATTENDO LA PORTA, STIZZITO (“VEDO CHE GUARDATE L’OROLOGIO, PER CUI VI RINGRAZIO”) - EPPURE LE SUE PAROLE CONTENEVANO UNA PROPOSTA IMPORTANTE: FINANZIARE IL RIARMO CON EUROBOND - DIETRO IL NO A URSULA, CHE GLI AVEVA PROPOSTO DI COORDINARE IL PIANO REARM EU, PRIMA PASSO A UNA FUTURA DIFESA EUROPEA, CI SONO DUE MOTIVI... -VIDEO

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – COME MAI IMPROVVISAMENTE È SCOPPIATA LA PACE TRA JOHN ELKANN E FRATELLI D’ITALIA? IL MINISTRO DELLE IMPRESE, ADOLFO URSO, SI È SPINTO A DEFINIRE L’AUDIZIONE DI YAKI ALLA CAMERA COME “UN PUNTO DI SVOLTA NETTO” – AL GOVERNO HANNO FATTO UN BAGNO DI REALISMO: INNANZITUTTO LA CRISI DELL’AUTOMOTIVE È DRAMMATICA, E I GUAI DI STELLANTIS NON DIPENDONO SOLO DAI DANNI FATTI DA TAVARES - E POI CI SONO I GIORNALI: ELKANN È PROPRIETARIO DI “STAMPA” E “REPUBBLICA” (E DELL'AUTOREVOLISSIMO SETTIMANALE "THE ECONOMIST). MOSTRARSI CONCILIANTI PUÒ SEMPRE TORNARE UTILE…

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI – SE MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS-CALTA-MILLERI, TENTA DI CONQUISTARE I VOTI DEI FONDI ANNUNCIANDO LA POSSIBILITÀ DI METTERE SUL PIATTO IL SUO 13,1% DI GENERALI, SOLO DOMANI ASSOGESTIONI DECIDERÀ SE PRESENTARE UNA LISTA DI MINORANZA PER LEVARE VOTI ALLA LISTA DI NAGEL-DONNET, PER LA GIOIA DI CALTA-MILLERI (LA DECISIONE È NELLE MANI DEI FONDI CONTROLLATI DA BANCA INTESA) - FINO AL 24 APRILE, TUTTO È INCERTO SULLE MOSSE IN GENERALI DI ORCEL: CHI OFFRE DI PIÙ PER IL 9% DI UNICREDIT? E CHE FARÀ INTESA DI CARLO MESSINA? AH, SAPERLO...

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...