rino formica giorgia meloni donald trump elon musk

“L’AMERICA DI TRUMP NON VUOLE PIÙ ALLEATI. VUOLE CLIENTI DEI LORO AFFARI” – RINO FORMICA: “RIFIUTANO DI AFFRONTARE IL COSTO DI UN'ALLEANZA, CHE CONSISTE SEMPRE NEL CREARE UNA SOVRANITÀ DELL'ALLEANZA STESSA. SENZA SOVRANITÀ COMUNE, RESTA SOLO UNA MOMENTANEA CONVERGENZA DI INTERESSI. ECCO QUELLO CHE VUOLE TRUMP: UNA COMBINE MOMENTANEA DI INTERESSI" – “IL CONTRATTO CON SPACEX? L'IPOTESI DI PER SÉ INQUIETA” - “TRUMP HA DETTO CHE MELONI HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA. CHE VUOL DIRE? PERCHÉ LO HA DETTO?” - IL CASO SIGONELLA E LA CIRCOLARE TRABUCCHI CHE PREVEDEVA CHE LE BASI AMERICANE...

Estratto dell'articolo di Fabio Martini per “La Stampa”

 

rino formica

Noi e l'America, dopo 80 anni sempre lì siamo, tra l'aspirazione ad una maggiore sovranità e il rischio di una sudditanza di tipo nuovo: è così? Rino Formica – che ha iniziato a far politica nel Partito socialista nel 1944, quando la Nato ancora non esisteva – storicizza e "fissa" quel che sta accadendo in questi giorni: «Vede, dal 1945 sino a poche settimane fa siamo stati dentro un'alleanza politica e strategica con gli Stati Uniti, ma ora l'America di Trump non vuole più alleati. Vuole clienti dei loro affari: è una grande novità, che spiega la nuova stagione».

 

GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - IMMAGINE CREATA CON GROK

Classe 1927, […] Formica pesca dalla sua esperienza un episodio rivelatore: «Erano i giorni di Natale del 1984 e dopo la strage del Rapido 904 affermai che l'Italia aveva vissuto in uno stato di sovranità limitata, che aveva finito per depotenziare la capacità dei nostri Servizi. Quasi fosse lesa maestà nei confronti degli Stati Uniti, Giovanni Spadolini si imbufalì e il presidente del Consiglio Craxi fu costretto a convocare un vertice riservato e in quella occasione Giulio Andreotti ci disse due cose assai rilevanti…».

 

Rilevanti sull'ennesima strage di innocenti o sul rapporto storico con gli Stati Uniti?

«Giulio Andreotti, che per anni e anni era stato ministro della Difesa con nulla osta americano, ci disse testualmente: sì per 40 anni siamo stati un Paese a sovranità limitata rispetto agli Stati Uniti.

 

SIGONELLA

E ci descrisse la Circolare Trabucchi della quale nulla si sapeva e che risaliva al 1960, emanata durante il governo Tambroni. Quella Circolare riservatissima e i suoi sviluppi stabilivano che le Basi americane in Italia godevano di totale extraterritorialità per il passaggio di uomini, armi e cose. Tutto sotto il controllo esclusivo degli americani.

 

In altre parole dal 1949 in poi abbiamo aderito all'Alleanza atlantica cedendo volontariamente sovranità su diverse questioni ad una autorità sovranazionale riconosciuta. […] Ma ora stiamo entrando in una fase nuova, come dimostra il rapporto tra il governo italiano ed Elon Musk».

 

meloni musk

Eppure nei giorni scorsi, l'efficace gestione e conclusione del caso Sala sembravano aver riproposto, sia pure per lontana assonanza, qualcosa che richiamava il modello Sigonella…

«[…] Il parallelo con Sigonella non esiste, perché siamo davanti a casi diversi. Quella vicenda stava dentro una dialettica tra Paesi aderenti alla stessa Alleanza. In quella occasione il governo Craxi non fece una prova di forza, ma pretese il rispetto della sovranità italiana […], senza per questo mettere in discussione il rapporto di fondo tra l'Italia, la Nato, gli Stati Uniti e l'Europa. In questi giorni stiamo entrando in una fase diversa».

 

[…] «Stiamo entrando in una fase nella quale il rapporto con gli Stati Uniti non è più un rapporto tra alleati. Perché gli Stati Uniti della nuova amministrazione di fatto non vogliono alleati».

 

Gli basta sudditanza?

GIULIO ANDREOTTI - RONALD REAGAN

«No, non sudditanza: ma rifiutano di affrontare il costo di un'alleanza, che consiste sempre nel creare una sovranità dell'alleanza stessa. Senza sovranità comune, resta solo una momentanea convergenza di interessi. Ecco quello che vuole Trump: una combine momentanea di interessi. La condivisione politica ed istituzionale tra alleati non interessa più: ecco la vera novità, ma non è poco».

 

Ma il costo di una alleanza-combine potrebbe essere alto: per esempio le comunicazioni satellitari di Musk? Non le pare che le precisazioni del governo ridimensionino la prima impressione di una trattativa acritica?

«Vedremo ma l'ipotesi di per sé inquieta. Una volta il controllo dei Servizi era affidato ad entità istituzionalmente riconosciute o, anche, a organizzazioni di carattere clandestino che rispondevano ad una visione progettuale di intervento nella vita pubblica.

DONALD TRUMP GIORGIA MELONI

 

Ora saremmo davanti alla pianificazione di interventi di carattere indagatore della vita di tutti da parte di organizzazioni potenti, affidate a privati sottratti a controlli istituzionali. Ma questo è sconvolgente: non sei in condizione di prevedere, di organizzare una difesa, qualora tu sia investito da strutture prive di controllo».

 

[…] «[…] Trump ha detto che Meloni ha preso d'assalto l'Europa. Che vuol dire? Perché lo ha detto? La presidente del Consiglio italiana gli ha presentato una posizione sfascista dell'Europa? ».

 

RINO FORMICA CRAXI

I partiti, anche quelli "atlantici" continuano a coltivare un riflesso anti-americano: durante la Prima Repubblica, pur nella contrapposizione, c'era un'accettazione della forte presenza americana?

«Sì, il rapporto di sovranità limitata era accettato da tutti: governi e opposizione. Finché l'Europa era divisa in due blocchi, Italia portava il peso che le derivava dalla sua collocazione geografica: era un Paese di frontiera. Nel quale era presente un grande partito, il Pci, rappresentativo dello Stato col quale l'Italia era in guerra fredda. Ma il Pci rinunciò a svolgere una politica oltranzista contro i governi, nella realistica accettazione della divisione dell'Europa. Ma oggi è cambiato tutto e Meloni deve ben valutare prima di prendere strade pericolose».

RINO FORMICAMELON MUSK - MEME RINO FORMICA

 

DONALD TRUMP ACCOGLIE GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGOINCONTRO A MAR A LAGO TRA DONALD TRUMP E GIORGIA MELONIGIORGIA MELONI - DONALD TRUMP - ELON MUSK - IMMAGINE CREATA CON L IA E PUBBLICATA DA ANDREA STROPPAINCONTRO A MAR A LAGO TRA DONALD TRUMP E GIORGIA MELONIDONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…

donald trump elon musk

DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER SCAZZARE CON IL MILIARDARIO KETAMINICO – LA VENDITA DI TIKTOK A MICROSOFT È UN CAZZOTTO IN UN OCCHIO PER MR. TESLA (BILL GATES È UN SUO ACERRIMO NEMICO). POI C’È LA DIVERSITÀ DI VEDUTE SUL REGNO UNITO: MUSK VUOLE ABBATTERE IL GOVERNO DI STARMER, CHE VUOLE REGOLAMENTARE “X”. E TRUMPONE CHE FA? DICE CHE IL LABURISTA STA FACENDO UN “GOOD JOB” – L’INSOFFERENZA DEL VECCHIO MONDO “MAGA”, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DAZI ALL’EUROPA: IL TYCOON ASPETTA PERCHÉ VUOLE DISCUTERE CON LONDRA…

stefano boeri cino zucchi beppe sala

DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI - LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UN AVVERTIMENTO ALL’AMICO-GARANTE LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?