IL RISVEGLIO TARDIVO DI EMILIO CARELLI: “IL M5S? ROVINATO DAL BASSO LIVELLO DI TANTI PARLAMENTARI” (CI HA MESSO UN PO’ DI TEMPO PER ACCORGERSENE) – "LA BOZZA DEL RECOVERY RACCOGLITICCIA E LA CACCIA AI RESPONSABILI HANNO CONTRADDETTO I VALORI ORIGINARI DEL M5S. NON POTEVANO RESTARE IN PIEDI SOLO I DOGMI. I VETI. IL REDDITO DI CITTADINANZA? INADEGUATO. APPOGGIO DRAGHI, NON ACCETTERA' CONDIZIONI DA GRILLO" – E POI ANNUNCIA LA NASCITA DI UNA NUOVA FORMAZIONE DI CENTRO (UN’ALTRA…)
Federico Novella per “la Verità”
«Appoggio Draghi. Avremo un presidente del Consiglio tecnico, ma spero che i ministri siano politici, o almeno buona parte di essi».
Per i cinquestelle digerire l'ingresso nel governo della Lega non sarà facile.
«Senza la Lega, un governo di unità nazionale non può esistere. Anche perché Salvini, oltre ad avere un numero importante di parlamentari, rappresenta una fetta del Paese. Sarebbe un errore escluderla. E poi vorrei ricordare un particolare a tutti». Quale? «I cinquestelle con Salvini hanno governato per diversi mesi. Non sarebbe spiegabile porre un eventuale veto proprio oggi, nel contesto drammatico che stiamo vivendo».
Anche il Pd non gradisce un governo a fianco di Salvini
«Ma oggi l'immagine del Pd è debole. Hanno cercato in tutti i modi di salvare la vecchia maggioranza, e a causa di Renzi hanno fallito. Comunque sia, il governo Draghi non può certo essere una riedizione del Conte bis con l'aggiunta di Forza Italia. Non sarebbe unità nazionale».
Emilio Carelli ha da poco lasciato il Movimento 5 stelle. Non ha sbattuto la porta perché non è nel suo stile. Ma ha comunque fatto rumore. Quarant' anni di carriera giornalistica alle spalle, ex vicedirettore del Tg5 e primo direttore di Skytg24: non alza la voce e non si accalora neanche quando rimesta le motivazioni che l'hanno spinto all'addio.
Scelta sofferta?
«Scelta maturata nel tempo, anche se nelle ultime settimane c'è stata un'accelerazione».
Perché?
«Ho visto la prima versione del Recovery fund, estremamente lacunoso e raccogliticcio. Ho assistito alla caccia ai responsabili, un mercato in cui li andavano a pescare uno per uno. Episodi poco edificanti, diciamo così. Una deriva che contraddice i principi e i valori del Movimento».
Però il suo malessere partiva da lontano. O no?
«Sì, c'era da parte mia un disagio perché competenza e capacità non contavano più nulla. Nessuno mi ascoltava. Non venivano rispettate nemmeno le più elementari regole della politica: il dialogo, il confronto, la ricerca di soluzioni per il bene di tutti. Valori che nel Movimento vengono ormai calpestati».
Diciamo che il dialogo non è mai stato il fondamento ideologico dei cinquestelle.
«Ma non potevano restare in piedi solo i dogmi. I veti. Mai questo, mai quello. Hanno perso l'anima».
Quale anima?
«I principi in cui credo ancora: una politica diversa, la fine dei privilegi, il ritorno dell'onestà, la lotta alla corruzione, l'aiuto agli emarginati».
Principi sacrificati per il bene della poltrona?
«C'è stato un problema di passaggio tra la teoria e la pratica. La teoria l'ho trovata sempre ottima. Poi però nel passaggio alla pratica è mancato il cambio della categoria mentale: da movimento di opposizione a movimento di governo ti devi assumere una serie di responsabilità e di decisioni. Anche dolorose».
Per esempio?
«Per esempio la Tap, il famoso gasdotto in Puglia. Cancellarlo era materialmente impossibile: i costi dei risarcimenti avrebbero superato i 40 miliardi di euro. Ecco, in questi casi loro insistevano sui dogmi, quando invece bisognava essere realisti e ragionevoli. Certe battaglie ideologiche vanno abbandonate».
Eppure lei lascia il Movimento nel momento più realista in assoluto: l'abbraccio con Draghi.
«Ma quando me ne sono andato io, Draghi ancora non c'era. Anzi, in quelle ore sembrava che andasse in porto un Conte ter. Penso che il mio gesto debba essere apprezzato anche perché abbandonavo una possibile maggioranza, nella quale avrei potuto ricevere dei benefici in un prossimo futuro».
luigi di maio lorenzo fioramonti emilio carelli
Poi è saltato tutto ed è spuntato l'ex banchiere centrale.
«Ma in quei momenti nessuno se lo aspettava, e io non ho la sfera di cristallo. Per quanto ne sapevo, stavo passando all'opposizione, rinunciando a una buona fetta di agibilità politica. Comunque non si torna indietro».
Beppe Grillo che passa dal vaffa alle banche ai tête à tête con Draghi: non è un clamoroso voltafaccia?
«Ho sempre colto l'aspetto politico di Beppe Grillo. Fui il primo a fargli un'intervista politica, nel 2009, quando tutti lo consideravano solo un comico».
Dunque?
«Il suo oggi non è un voltafaccia. Semplicemente ha preso consapevolezza di essere alla guida della prima forza politica in Parlamento. Si deve assumere la responsabilità di governare. È il percorso che ho caldeggiato tantissimo in questi tre anni».
Insomma, aprendo a Draghi, Grillo e Di Maio le stanno danno ragione. Fuori tempo.
«In ogni caso conservo con loro un rapporto cordiale».
emilio carelli emanuela del re
I cinquestelle riusciranno a porre dei paletti nel programma di Draghi?
«Non penso che Draghi accetterà condizioni da Grillo».
Alcune bandiere dei cinquestelle dovranno essere ammainate?
«Diciamo che alcune bandiere vanno riformate. Come il reddito cittadinanza, che pur nei suoi lati positivi, si è rivelato inadeguato».
E magari rinunciare agli eccessi di giustizialismo?
«Certo, immaginando una riforma della giustizia da scrivere tutti insieme. Trovando il compromesso tra l'esigenza di accorciare i tempi di processi, garantendo la certezza della pena».
Ma chi avrebbe rovinato l'anima del Movimento: Di Maio?
«No, lui ha cercato di salvarla. L'ha rovinata il basso livello culturale di molti parlamentari. E la mancanza di cultura di governo».
Più che domandarsi perché è uscito dal Movimento, molti si chiedono come ha fatto un moderato come lei ad entrarci
«Ricordo che la campagna elettorale per le elezioni del 2018 fu ispirata anche ai valori della moderazione: credibilità, affidabilità, competenza, inclusione. E io speravo che i cinquestelle li traducessero in comportamenti pratici. Invece».
E adesso cosa farà?
«Gli scontenti tra i cinquestelle sono tanti. Il mio auspicio è essere un aggregatore per loro. Spero che entrino nella mia nuova formazione».
Cioè?
«Una componente del Gruppo misto, in cui gli scontenti troveranno accoglienza. Mi hanno già chiamato diversi deputati, c'è molto interesse».
Come vi chiamerete?
«Centro popolare italiano, ma il nome definitivo dobbiamo ancora stabilirlo».
La parola popolare non è scelta a caso
«La natura politica di questo gruppo si ispira ai valori del Ppe in Europa, alla tradizione dei popolari italiani che partono da don Sturzo. Insomma, un partito moderato, di centro, sensibile alle istanze sociali e agli interessi delle aziende».
A quale figura si ispira?
«De Gasperi è una figura di riferimento, anche perché si trovò a lavorare in una situazione di emergenza molto simile a quella che stiamo vivendo. Però per favore, non scriva che mi paragono a De Gasperi: sarebbe un filo presuntuoso».
Quindi lei ha lasciato i cinquestelle per entrare nel centrodestra? Un bel salto.
«Sì. È una scelta di campo. L'elettore in cerca di una forza moderata nel centrodestra, oggi non riesce a trovarla. La stessa Forza Italia oggi è un partito molto frastagliato. Insomma, il mio obiettivo è costruire un punto di riferimento nuovo, di cultura liberalmoderata».
E in caso di futura vittoria del centrodestra?
«Vorremmo essere un buon biglietto da visita in Europa, in un'alleanza composta non solo dai sovranisti, ma anche da una componente moderata di centro».
Dovrà sgomitare. Al centro c'è un po' di affollamento ultimamente.
«Sto parlando e parlerò con tutti. Ma prima di valutare eventuali alleanze devo capire quanti siamo».
Ha sempre avuto un rapporto con Berlusconi e Gianni Letta. Prima di lasciare il Movimento si è consultato con loro?
«No, è stata una scelta personale. Ho solo avvisato Di Maio».
Perché Di Maio non ha prestato ascolto alle sue lamentele?
«Mi prestava ascolto, ma diceva: "Sai, devo tenere a bada tutte le anime del Movimento"»
Un Movimento che adesso si spaccherà?
«Non credo. Ci sarà una forte diversità di opinioni ma nessuna spaccatura».
Lei potrebbe avere il profilo giusto per una casella ministeriale con Draghi?
«In tutta franchezza, non sono mai entrato in politica pensando di fare il ministro. Ho solo il desiderio di svolgere attività politica per dare un contributo al futuro dell'Italia».
Conte sogna la leadership del centrosinistra?
«Sicuramente ambisce alla leadership del Movimento 5 stelle. E forse al Movimento farebbe anche bene».
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