"MI HANNO INGANNATO. MA QUALE OMOFOBIA, IO HO DATO RIFUGIO A GAY CACCIATI DI CASA" - IL GOVERNATORE DEL LAZIO FRANCESCO ROCCA RESPINGE LE POLEMICHE PER LA REVOCA DEL PATROCINIO AL GAY PRIDE: "NON C'È STATO NESSUN ORDINE DALL'ALTO. AVEVO ACCORDATO LA RICHIESTA DI PATROCINIO MA AVEVAMO CHIESTO DI EVITARE DI ASSOCIARE IL LOGO DELLA REGIONE AD ASPETTI CHE POTESSERO LEDERE LA SENSIBILITA' DI ALTRI CITTADINI MA HANNO VOLUTO STRUMENTALIZZARE LA NOSTRA ADESIONE FACENDOLA PASSARE PER UN SOSTEGNO ALLA PRATICA DELL'UTERO IN AFFITTO, CHE E' ILLEGALE"
Estratto dell'articolo di Paolo Russo per “la Stampa”
«Ma quale omofobia e ordini dall'alto, la revoca del patrocinio al Gay Pride dipende solo dal fatto che hanno voluto strumentalizzare la nostra adesione facendola passare per un sostegno alla pratica dell'utero in affitto, che oltre ad essere illegale è basata sullo sfruttamento delle donne povere».
Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, è arrabbiato con gli organizzatori ma non vuole nemmeno che lo si arruoli nelle schiere di chi ostacola i diritti Lgtb.
Presidente, perché questo ripensamento repentino sul patrocinio al Gay Pride? La Regione Lazio lo ha sempre sostenuto.
«Ho ricevuto una lettera con richiesta di patrocinio molto cortese da parte degli organizzatori. Ho deciso sul principio di accordarlo perché trovo che il Gay Pride sia una giornata di tutti, non una manifestazione politica. Ma nella lettera di risposta c'era scritto chiaramente di evitare di associare il logo della Regione ad aspetti che potessero ledere la sensibilità morale di altri cittadini».
Quali sarebbero questi aspetti che avrebbero potuto urtare i cittadini laziali?
«Mi riferisco alla pratica dell'utero in affitto. Ogni altra motivazione che mi viene attribuita è strumentale e fa parte della ideologizzazione di questi temi che non mi appartiene.
Ma l'utero in affitto è una pratica illegale in Italia perché basata sullo sfruttamento delle donne più povere. E lo dico per esperienza diretta».
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Ma perché un dietrofront a 5 giorni dal Pride? Si vocifera di un ordine giunto dai piani alti del suo partito, Fdl…
«Ma quali ordini. È stata la dichiarazione di Mario Colamarino, portavoce del Roma Pride, a farmi imbestialire. Avevamo concesso in buona fede il patrocinio e lui ne fa una strumentalizzazione vergognosa, affermando di apprezzare il fatto che la regione avrebbe, leggo testuale, "deciso di sottrarsi alla trappola dei pregiudizi ideologici, prendendo le distanze politiche da quanti in Parlamento vorrebbero rendere la nascita delle nostre figlie e dei nostri figli reato universale, perseguendo la gestazione per altri". Questo quando avevamo chiesto proprio il contrario, ossia di non associare la regione a pratiche illegali che non rientrano nelle finalità del Pride».
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Come fa a dirlo?
«Perché parliamo di una manifestazione che dovrebbe essere a favore dell'inclusione e del rispetto dei diritti Lgtb mentre la maternità surrogata riguarda tutti: in 7 casi su 10 a farvi ricorso sono coppie eterosessuali. Mi arrabbio perché è una manipolazione alle spalle di chi per primo ha aperto a Roma una casa per ragazzi Lgtb cacciati di casa dai genitori».
Nel manifesto per la "queeresistenza" però si fa riferimento al diritto di iscrivere i bambini nati da maternità surrogata nei registri comunali. Una cosa che va a loro difesa, non a sostegno della Gpa.
«Quei bimbi nascono per partenogenesi? Non prendiamoci in giro per favore».
Qualche altro sindaco di destra però ha assunto posizione omofobe nel passato recente.
francesco rocca alla prima seduta del consiglio regionale del lazio
Non teme così di accodarsi anche lei?
«Ma quale omofobo. C'è la massima volontà di includere. Ma il confronto per farci fare progressi sul piano dei diritti va de-ideologizzato. Il manifesto dice: "Vogliamo una legge che regolamenti la gestazione per altri". Rivendicano l'utero in affitto. E questo non a che vedere con i temi del Gay Pride».
Ma del diritto dei giovani transg a essere iscritti nei registri scolastici con i nomi che si sono scelti cosa ne pensa? C'è chi ancora lo nega.
«C'è un ordinamento giuridico che non lo vieta e un dibattito aperto che deve portare al rispetto dell'identità di genere. E ritengo giusto non ci siano discriminazioni. Ma l'utero in affitto è una forma di sfruttamento al pari della prostituzione. Negli Stati Uniti la Gpa costa 140 mila dollari, in Ucraina 50 mila. È una pratica per ricconi a danno delle donne povere. La revoca del patrocinio dipende solo da questo».