rosa parks

L’EROINA DELL’ORGOGLIO NERO ROSA PARKS: “VOLEVO VEDERE MIO NONNO AMMAZZARE UN UOMO DEL KU-KLAX-KLAN” - IL RIFIUTO DI LASCIARE UN POSTO A UN BIANCO SUL BUS? “STRATTONATA PER TUTTA LA VITA, NON POTEVO PIÙ SOPPORTARE”

Paolo Mastrolilli per “la Stampa

 

«Volevo vederlo uccidere un uomo del Klan». Di tutte le persone al mondo da cui uno si aspetterebbe un pensiero così violento, Rosa Parks è l’ultima che verrebbe in mente. Eppure è proprio lei che lo ha scritto, in un diario molto personale. Questo testo fa parte di una raccolta inedita di documenti che diventeranno pubblici oggi, e costringeranno gli storici a riesaminare la figura della sartina dell’Alabama che rifiutando di cedere il suo posto su un autobus accese la scintilla del movimento per i diritti civili in America.

Dieci anni fa, la Howard G. Buffett Foundation aveva acquistato per quattro milioni e mezzo di dollari 7500 manoscritti e 2500 fotografie, che Rosa aveva custodito nella sua casa di Detroit fino alla morte, avvenuta nel 2005. Quindi Buffett ha deciso di cederli in prestito alla Library of Congress, che ieri li ha esposti e domani, in occasione del 102° anniversario della nascita della Parks, li metterà a disposizione degli storici. 
 

ROSA PARKSROSA PARKS

Pensieri e ricette di cucina

Per i ricercatori si tratta di un tesoro, perché contiene lettere e diari mai visti prima, che però erano così importanti per Rosa da portali con sé durante tutta la vita. Pensieri scritti dove capitava, dal retro del programma per una celebrazione religiosa, alla carta formale usata nel 1999 per inviare un messaggio a papa Giovanni Paolo II, dopo il loro incontro.

 

Note intime e vicine alla sua anima, che contengono le ricetta preferite, ma anche riflessioni che sembrano prefigurare proteste che abbiamo visto di recente. Novità così significative che gli storici già dividono i suoi scritti a metà: quelli noti, inclusi nell’autobiografia, che offrono la sua immagine pubblica; e quelli usciti adesso, che rivelano i suoi sentimenti più autentici, e spiegano anche dove trovò la forza per sfidare il sistema.

 

Un primo episodio racconta quando era bambina in Alabama, e di notte faceva la guardia alla casa assieme al nonno: «Il Ku Klux Klan imperversava nel paese, bruciando le chiese dei negri, le scuole, bastonando e uccidendo. Mio nonno, che aveva un’apparenza molto caucasica [perché era figlio del proprietario bianco di una piantagione, ndr], stava in piedi ad aspettare che gli uomini del Klan venissero nella nostra casa. Teneva il fucile sempre a portata di mano. Le porte e le finestre erano chiuse con pannelli di legno inchiodati dall’interno. Io restavo sveglia con lui. Volevo vederlo ammazzare un klansman. Aveva dichiarato che il primo che fosse entrato sarebbe sicuramente morto».

ROSA PARKS BUSROSA PARKS BUS

 

Un appunto del 1955 parla di Emmett Till, un adolescente nero ucciso in Mississippi perché aveva corteggiato una donna bianca. Sono parole che sembrano anticipare i problemi e il clima che abbiamo rivisto l’estate scorsa a Ferguson, dopo la morte di Mike Brown per mano di un poliziotto bianco: «Questo caso potrebbe essere moltiplicato molte volte nel Sud. Nella mia vita ho conosciuto negri che sono stati uccisi dai bianchi, senza alcun arresto o investigazione. È costume tenere queste cose coperte».
 

Frustrazioni e violenze

ROSA PARKS FOTO SEGNALETICAROSA PARKS FOTO SEGNALETICA

Sono le frustrazioni, le violenze che il 1° dicembre 1955 l’avrebbero spinta a rifiutare l’ordine di lasciare il suo posto a un bianco sul bus di Montgomery con cui tornava a casa dal lavoro: «Sono stata strattonata per tutta la vita, e ho sentito che a questo punto non potevo più sopportare. Noi ci calmiamo con il balsamo della tentata indifferenza, accettando il falso sentiero segnato della orribili restrizioni delle leggi Jim Crow [quelle sulla segregazione, ndr]. Ma è ora di guardare a Jim Crow per il criminale che è. Uno può sopportare il dolore, la delusione e l’oppressione fino a un certo punto. La linea fra la ragione e la follia sta diventando sempre più sottile».
 

Fra i documenti ci sono anche lettere personali che descrivono la sua vita, il rapporto con il marito, le difficoltà a trovare lavoro che li spinsero a emigrare a Detroit: «Mi manchi, devi raggiungermi al più presto. Entro l’inverno dovrai essere qui a scaldarmi i piedi». Ci sono la ricetta per i pancake con il burro di arachidi, e i pettegolezzi scambiati con l’amica d’infanzia Galatas, su come il fidanzato voleva i suoi capelli lunghi. Tutto contribuirà a ridefinire la sua figura, come questa nota intitolata solo Closing: «Oh, man, cosa ti chiede di fare Dio: comportarti secondo giustizia, amare la pietà, e camminare umilmente con lui».

 

OBAMA COME ROSA PARKSOBAMA COME ROSA PARKS

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