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ROUBINI: ANCHE OBAMA AVEVA MESSO LIMITAZIONI AGLI INGRESSI DA PAESI ISLAMICI – L’ECONOMISTA RICORDA CHE I TERRORISTI DELL’11/9 ARRIVAVANO DALL’ARABIA SAUDITA, FUORI DAL BLOCCO DI TRUMP – LA RUSSIA NON CONCEDERA’ NULLA AGLI USA E CON LA BREXIT, LONDRA DIVENTERA’ “LITTLE BRITAIN” – TUTTI I PAESI EUROPEI SONO “NANI” SE NON SI UNISCONO, PURE LA GERMANIA
Federico Fubini per il Corriere della Sera
nouriel roubini circondato in uno dei suoi party da alcune ragazze new york
Nouriel Roubini capisce da dove vengano le convinzioni, ma non come possano sfociare su un nuovo equilibrio positivo per gli Stati Uniti e l' ordine internazionale. Crede a Donald Trump l' economista della New York University di origini iraniane diventato celebre per aver indicato fra i primi gli squilibri che avrebbero portato alla Grande Recessione, e da poco nominato consigliere speciale della fondazione italo-britannica MacroGeo. Ma proprio perché inizia a pensare che il presidente degli Stati Uniti farà ciò che dice, Roubini è profondamente preoccupato.
Alcuni dei suoi alleati ricordano che bisogna prendere Trump sul serio, ma non alla lettera. Perché lei lo prende alla lettera?
al smith dinner donald trump hillary clinton 7
«A un certo punto si è costretti a farlo. Durante la campagna fra i repubblicani ci spiegavano che si sarebbe moderato dopo aver vinto la nomination. Durante la campagna per la Casa Bianca ci dicevano che lo avrebbe fatto dopo le elezioni. Dopo le elezioni che avrebbe aggiustato il tiro una volta entrato in carica. Ora Trump è in carica, e non si è moderato per niente. Il suo discorso inaugurale è stato bellicoso. Chi temeva di avere a che fare con un nazionalista, sciovinista e protezionista non ne è stato rassicurato».
Come giudica il blocco a tutti i rifugiati e ai visti da sette Paesi a maggioranza musulmana?
«Gli Stati Uniti sono responsabili di buona parte del caos che ora regna in Medio Oriente, a partire dalle guerre finite male in Iraq e in Afghanistan. Anche in Libia hanno giocato un ruolo nell' intervento che poi non è riuscito a stabilizzare il Paese. Questi eventi hanno destabilizzato la regione e creato milioni di rifugiati che si rovesciano sulla Turchia, sulla Giordania, sul Libano e sull' Europa. Che l' America non ne accetti nemmeno pochi sul proprio territorio è, a dire poco, tragico».
Ma anche Barack Obama, con una popolazione dieci volte più vasta di quella del Canada, ha accolto dieci volte meno rifugiati siriani. C' è continuità?
«È vero, erano stati imposti dei limiti significativi anche con Obama. Ma questa è una misura molto più estrema. Tra l' altro il divieto di visto su sette Paesi musulmani motivato per ragioni di sicurezza esclude proprio i Paesi dai quali venivano i terroristi dell' 11 settembre, come l' Arabia Saudita. Nel complesso una decisione del genere creerà sentimenti negativi nel miliardo di musulmani presenti in tutto il mondo. Diventerà una leva su cui si appoggerà l' Isis per fare reclutamento».
Che tipo di alleanze internazionali pensa possa perseguire un presidente degli Stati Uniti di questo tipo?
«L' ordine economico e di sicurezza internazionale costruito dagli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale ha prodotto prosperità e ha evitato guerre mondiali per più di 70 anni. Ci sono modi costruttivi per affrontare i problemi attuali e per esempio gli Stati Uniti chiedono da tempo ai loro alleati europei nella Nato di spendere almeno il 2% del loro reddito nazionale per la difesa, come concordato. L' idea di fondo è di rinnovare l' alleanza e tenere sotto controllo la Russia, che resta una potenza imperiale anche nel suo stato di declino economico di questi anni».
Ha l' impressione che Trump continuerà su questa linea?
«No. Si direbbe che voglia altro, ma non è esattamente chiaro cos' altro potrebbe garantire un ordine internazionale stabile. Anche negli anni 20 e 30 del secolo scorso gli Stati Uniti erano diventati più isolazionisti, più unilaterali, più "America first", l' America prima di tutto. Allora questa svolta portò alla crescita di due potenze aggressive, la Germania e il Giappone, che finirono con il minacciare direttamente l' interesse nazionale americano».
Prevede il delinearsi di un' intesa di Trump con Mosca, magari ai danni dell' Unione europea?
«Ci sono tre potenze revisioniste che non accettano l' ordine costruito dagli Stati Uniti dopo la guerra: la Russia, l' Iran e la Cina. È ingenuo pensare di poter concludere un' alleanza proprio con la Russia, i cui interessi alla fine sono in conflitto con quelli americani. Difficile capire quale vantaggio avrebbero gli Stati Uniti nel lasciare che la Ue si disgreghi. Né mi è chiaro cosa potrebbe ottenere Trump mostrandosi gentile con i russi: Vladimir Putin non cederà su nulla. Stiamo giocando con il fuoco. Obama difese il posto della Grecia nell' euro, perché capiva il rischio di avere Stati falliti o privi di ancoraggio alla periferia d' Europa».
Non può esserci un calcolo razionale nel pensare che gli Stati Uniti, indipendenti energeticamente e nelle tecnologie, oggi non hanno bisogno del resto del mondo?
«La lezione degli anni 30 è che il protezionismo è distruttivo per tutti. Pensi di difendere posti di lavoro limitando le importazioni, ma altri Paesi faranno lo stesso con il tuo export e il commercio mondiale collassa. Gli Stati Uniti sono una superpotenza con un' enorme quantità di attivi commerciali, industriali e finanziari in Asia, Europa, Medio Oriente, America Latina. L' idea che una nazione così ricca di aziende globali possa ritirarsi dal resto del mondo non ha senso».
Prevede una relazione davvero speciale con la Gran Bretagna in uscita dalla Ue?
«No. La Gran Bretagna diventerà Little England, una piccola potenza. Qualunque Paese europeo è un nano geopolitico, se l' Europa non parla con una voce sola. Anche la Germania» .