sala renzi

SALA PARAGURU TRA RENZI E GENTILONI – MATTEO LO VUOLE TESTIMONIAL AL CONGRESSO, MA IL SINDACO NICCHIA: SI VUOLE RIFARE UNA VERGINITA’ SUPERPARTES. PER QUESTO SI BUTTA SUL PREMIER – SEDUTI ACCANTO AL FUNERALE SOZZANI, VERTICE NELLA CASA DI BEPPE A BRERA

 

Maurizio Giannattasio per il Corriere della Sera

 

RENZI SALARENZI SALA

Prove di disgelo tra l' ex premier Matteo Renzi e il sindaco di Milano Beppe Sala. I due siedono vicini alle messa in ricordo di Franca Sozzani in Duomo, poi ognuno per la sua strada. Salgono su due auto diverse ma l' indirizzo è lo stesso: la casa privata di Sala nel cuore di Brera.

 

IL FACCIA A FACCIA

Un' ora di colloquio per ricucire un rapporto che si è logorato negli ultimi mesi. Ossia dal giorno dopo la sconfitta del referendum costituzionale e le dimissioni di Renzi da presidente del Consiglio. Visioni opposte. Se l' ex premier puntava a elezioni anticipate, Sala con il suo pragmatismo ribatteva dalla prima pagina del Corriere della Sera che il governo Gentiloni deve arrivare a scadenza naturale perché ci sono questioni cruciali da affrontare, se Renzi punta di nuovo alla poltrona di premier, Sala consiglia di «stare fermo un giro».

 

matteo  renzi giuseppe salamatteo renzi giuseppe sala

Fino all' ultima dichiarazione: «Non ho ancora deciso per chi votare alle primarie del Pd. Voglio prima ascoltare i programmi e sentire quello che ognuno di loro può dare a Milano». Parole non gradite a Renzi, grande sponsor prima di Expo, poi di Sala, del modello Milano e del patto per Milano, ma che dal punto di vista di chi ricopre una carica istituzionale, come il sindaco di Milano, sono difficilmente contestabili. Senza dimenticare che dal giorno dopo il referendum ci sono stati cambiamenti politici tali che potrebbero minare anche la tenuta della coalizione che governa la città.

 

Fatto sta che al di là delle divisioni, i due hanno bisogno uno dell' altro. La corsa di Renzi per la leadership non può fare a meno dei territori, a partire da Milano, una delle poche grandi città insieme a Bologna e Firenze, che ha votato sì al referendum costituzionale.

RENZI FAZIO RENZI FAZIO

 

Sala, da parte sua, sa benissimo che la tenuta della sua squadra non può fare a meno di un rapporto solido e robusto con il Pd, partito di maggioranza relativo e asse portante della coalizione. La «stretta di mano» sarebbe arrivata su un terreno intermedio: la posizione del sindaco deve essere diversa da quello di un leader politico, deve essere, istituzionalmente, super partes e garantire così la tenuta del governo cittadino e il bene della città.

giuseppe salagiuseppe sala

 

Ma nello stesso tempo Sala non può fare a meno dell' apporto del Pd per portare a termine la legislatura. La speranza, neanche troppo sotterranea dei renziani, è che quando si avvicinerà il congresso del Pd, Sala possa essere un testimonial importante della mozione Renzi. E qualche segnale d' ottimismo arriva anche dal fatto che su almeno uno dei punti di frizione dei mesi scorsi Renzi e Sala abbiano la stessa posizione, ossia la data delle elezioni.

 

Le frasi di Renzi sabato sera a Che tempo che fa («Le elezioni sono previste nel 2018. Punto. Se Gentiloni vorrà votare prima lo deciderà lui») vanno nella stessa direzione di quelle scritte da Sala al Corriere . Come andrà a finire lo si capirà meglio nelle prossime settimane.

 

L' ARRIVO DI GENTILONI

gentiloni e renzigentiloni e renzi

Partito Renzi, oggi arriva a Milano per la prima volta il premier Paolo Gentiloni. Dalla staffetta di governo alla staffetta milanese. Una presenza, quella del presidente del Consiglio, fortemente auspicata da Sala: sul tavolo non c' è solo la candidatura di Milano a ospitare la sede dell' Ema, ma anche capire quali garanzie arriveranno dal governo sulla realizzazione del Patto per Milano. Proprio quello firmato a settembre da Matteo Renzi.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni donald trump emmanuel macron

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI NON AVEVA ALCUNA VOGLIA DI VOLARE A PARIGI AL VERTICE ORGANIZZATO DA MACRON PER L’UCRAINA (E SI VEDEVA), MA HA DOVUTO ABBOZZARE – IL TOYBOY DELL’ELISEO HA APPARECCHIATO UN TAVOLO CON TUTTI I PRINCIPALI LEADER EUROPEI (PIÙ IL BRITANNICO STARMER, PRIMO CONTRIBUTORE DI KIEV, DOPO GLI USA) E LA DUCETTA NON POTEVA DISERTARE – A CONVINCERLA È STATO ANCHE IL PRESSING DELLA "FIAMMA MAGICA", CHE LE HA FATTO NOTARE CHE NON PRESENZIARE L’AVREBBE ISOLATA COMPLETAMENTE. MEGLIO PARTECIPARE, E MARCARE LA PROPRIA DISTANZA AGENDO COME “DISTURBATRICE” TRUMPIANA. E COSÌ È STATO – IL PIANO DI TRUMP: RIAVVICINARE PUTIN ALL’ORBITA EURO-ATLANTICA PER LASCIARE SOLO XI JINPING...

jd vance giorgia meloni

L'ANGOLO DEL BUONUMORE – OGGI IL "CORRIERE" VERGA UN ARTICOLO SURREALE, IN CUI SCOPRIAMO CHE “IL MANTRA DELLA MELONI” È "LA DEMOCRAZIA BASATA SUL FREE SPEECH” (DITELO AI GIORNALISTI NON APPECORONATI QUERELATI DAL GOVERNO) – NON SOLO: GIORGIA MELONI “CONDIVIDE IN TOTO” IL DISCORSO DI JD VANCE, GIUDICATO DA TUTTI I LEADER EUROPEI (A RAGIONE) INQUIETANTE –  IL GRAFFIO FINALE: “SE IL NUMERO DUE DELLA CASA BIANCA NON HA CONVINTO LA NOSTRA PREMIER È NEI TONI E NEL REGISTRO DI AGGRESSIVITÀ”. PROPRIO LEI, CHE SBROCCA UN GIORNO SÌ E L’ALTRO PURE...

forza italia marina pier silvio berlusconi antonio tajani martusciello barelli gianni letta gasparri

DAGOREPORT - SE IN FORZA ITALIA IL MALCONTENTO SI TAGLIA A FETTE, L’IRRITAZIONE DI MARINA E PIER SILVIO È ARRIVATA ALLE STELLE: IL PARTITO È DIVENTATO ORMAI UN FEUDO DOMINATO DAL QUARTETTO  DA TAJANI-BARELLI-MARTUSCIELLO-GASPARRI - DOPO AVER SPADRONEGGIATO IN LUNGO E IN LARGO, NELLA SCELTA DEL GIUDICE COSTITUZIONALE ALLA CONSULTA È ARRIVATA UNA PESANTE SCONFITTA PER TAJANI - È DA TEMPO CHE LA FAMIGLIA BERLUSCONI NON SA DOVE SBATTERE LA TESTA PER RIUSCIRE A SCOVARE UN SOSTITUTO AL 70ENNE CIOCIARO, RIDOTTO IN UN BURATTINO NELLE MANI DI GIORGIA MELONI, CHE È RIUSCITA AD ANESTETIZZARLO CON LA PROMESSA DI FARE DI LUI IL CANDIDATO NEL 2029 ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA (CIAO CORE!) - OLTRE AL PARTITO E ALLA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE CON IMPERDONABILE RITARDO COGNITIVO HA COMPRESO CHE IL GOVERNO NON È UN’ALLEANZA MA UN MONOCOLORE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OCCORRE AGGIUNGERE UN ALTRO ‘’NEMICO’’ DI TAJANI: L‘89ENNE GIANNI LETTA. NELLA SUA AFFANNOSA (E FALLITA) BATTAGLIA PER PORTARE ALLA PRESIDENZA DELLA RAI LA SUA PROTETTA SIMONA AGNES, TAJANI E I SUOI COMPARI NON SI SONO SPESI, SE NON A PAROLE...

donald trump giorgia meloni almasri husam el gomati osama njeem almasri giovanni caravelli

DAGOREPORT - SERVIZI E SERVIZIETTI: IL CASO ALMASRI E' UN “ATTACCO POLITICO” ALLA TRUMPIANA MELONI? - COME È POSSIBILE CHE UN DISSIDENTE LIBICO, HUSAM EL-GOMATI, PUBBLICHI SU TELEGRAM DOCUMENTI E NOTIZIE DEI RAPPORTI SEGRETI TRA LA MILIZIA LIBICA DI ALMASRI E L'INTELLIGENCE ITALIANA, SQUADERNANDO IL PASSAPORTO DEL CAPO DELL’AISE, CARAVELLI? - CHI VUOLE SPUTTANARE L'AISE E DESTABILIZZARE IL GOVERNO MELONI POSTANDO SUI SOCIAL LA FOTO DEL TRIONFALE RITORNO A TRIPOLI DI ALMASRI CON ALLE SPALLE L'AEREO DELL'AISE CON BANDIERA ITALIANA ? - CHE COINCIDENZA! IL TUTTO AVVIENE DOPO CHE TRUMP HA DECAPITATO L'INTELLIGENCE DI CIA E FBI. UNA VOLTA GETTATI NEL CESSO GLI SPIONI DELL'ERA OBAMA-BIDEN, E' INIZIATO UN REGOLAMENTO DI CONTI CON I PAESI GUIDATI DA LEADER CHE TIFANO TRUMP? - VIDEO

guerra ucraina vladimir putin donald trump ali khamenei xi jinping volodymyr zelensky

DAGOREPORT – IN UN MESE, TRUMP HA MACIULLATO L’ORDINE MONDIALE: RIABILITATO PUTIN, ISOLATA LA CINA - CINQUE PREVISIONI CHE NON SI SONO AVVERATE SULL’UCRAINA CON L'ARRIVO DEL NUOVO INQUILINO DELLA CASA BIANCA: 1) MARK RUTTE, SEGRETARIO GENERALE DELLA NATO: “KIEV ENTRERÀ NELLA NATO, È UN PROCESSO IRREVERSIBILE”. ORA ANCHE ZELENSKY PARLA DI PIANO B – 2) NON SI FA LA PACE SENZA LA CINA. FALSO: TRUMP ALZA LA CORNETTA E PUTIN LO ASPETTA – 3) XI JINPING: “L’AMICIZIA CON LA RUSSIA È SENZA LIMITI” (MANCO PER IL GAS) – 4) L’IRAN S’ATTACCA AL DRONE: LA RUSSIA L'HA MOLLATA – 5) L’EUROPA, SOLITO SPETTATORE PAGANTE CHE NON CONTA UN CAZZO