matteo salvini ritardi treni

SALVINI È SUL BINARIO MORTO. E PROVA A USCIRNE EVOCANDO IL COMPLOTTO – NELL’ESPOSTO CHE FERROVIE HA PRESENTATO ALLA DIGOS SI IPOTIZZANO EPISODI DI SABOTAGGIO PER I PROBLEMI A 396 TRENI NEGLI ULTIMI CINQUE GIORNI: “NON SI PUÒ ESCLUDERE LA FINALITÀ DI DESTABILIZZARE, ANCHE A LIVELLO ISTITUZIONALE E GOVERNATIVO, IL GRUPPO FS” – MARCELLO SORGI: “HA UN CHE DI RIDICOLO L'ESPOSTO PRESENTATO DALLE FERROVIE. È EVIDENTE CHE A MUOVERSI DIETRO LE QUINTE È SALVINI, NON PIÙ IN GRADO DI REGGERE IL DOPPIO ASSEDIO COME MINISTRO DEI TRASPORTI E COME SEGRETARIO DEL PARTITO…”

1 - «ROTTURE SOSPETTE, QUALCUNO VUOLE DESTABILIZZARE FS E ISTITUZIONI»

Estratto dell’articolo di Andrea Ducci per il “Corriere della Sera”

 

MATTEO SALVINI IN TRENO

Disalimentazione della linea elettrica. Guasto al deviatoio. Rottura della rotaia. Dietro i termini tecnici dell’esposto di Ferrovie dello Stato, depositato ieri nella mani della Digos di Roma, c’è un universo di treni in ritardo, deviati, o peggio, cancellati.

 

Nella denuncia che verrà trasmessa alla procura della Repubblica si contano problemi, più o meno seri, alla circolazione di ben 396 treni negli ultimi cinque giorni. Tanto che Ferrovie chiedendo l’avvio di un’indagine indica nero su bianco il timore che si tratti di un sabotaggio, con obiettivi anche di natura politica.

 

stefano donnarumma - piano industriale fs - foto lapresse

Il passaggio chiave della denuncia è, del resto, esplicito: «Non si può escludere in radice l’ipotesi che si tratti di una situazione connessa ad attività interne e o esterne volutamente mirate a colpire gli asset aziendali con la finalità di destabilizzare, anche a livello istituzionale e governativo il gruppo Fs ed il relativo management». […]

 

Ma il politico nel mirino è di immediata intuizione. In queste ore il destinatario di attacchi e inviti alle dimissioni, così come nell’ottobre scorso in occasione del tilt ferroviario nello snodo di Roma, causato da un chiodo malamente piantato da un tecnico, è Matteo Salvini, nella sua veste di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

 

MATTEO SALVINI E I RITARDI DEI TRENI - VIGNETTA DI NATANGELO

Al netto delle speculazioni politiche resta la gravità di quanto sospettato e denunciato dall’azienda guidata da Stefano Donnarumma: l’idea cioè che ci sia una «mano» esterna o interna a generare il susseguirsi di guasti e problemi tecnici. Già all’indomani dell’incidente, che lo scorso 3 ottobre ha bloccato la circolazione di mezza Italia, è stato avviato da parte di Fs un monitoraggio e un processo di osservazione per ricostruire l’accaduto.

 

Oltre ad avere subito revocato la ditta esterna, dove lavorava il tecnico che ha causato il guasto, Fs ha poi licenziato due dipendenti per non avere provveduto alle manutenzioni […]

 

I controlli da qualche mese sono, insomma, più puntuali e dunque, fanno notare da Fs, imputare il ripetersi dei guasti alla «negligenza» non appare una spiegazione sufficiente.

 

L’idea di un disegno mirato «per colpire asset aziendali» è suffragata «dagli orari in cui si sono verificati alcuni problemi (la mattina o la sera, a ridosso dei picchi di traffico, ndr)», così come la tipologia dei guasti e «la loro frequenza».

 

RITARDI DEI TRENI ALLA STAZIONE TERMINI DI ROMA

Nell’esposto Fs riassume quanto accaduto tra sabato scorso e ieri. In sintesi, i problemi sono avvenuti sempre sulla rete alta velocità e in tre casi (ore 7.11 dell’11 gennaio tra Milano Centrale e Milano Lambrate) per una «disalimentazione della linea elettrica», stesso problema è capitato nello snodo di Roma sia alle ore 18.10 del 14 gennaio sia alle 5.10 di ieri mattina.

 

Il 14 gennaio si è scoperta una rottura sulla direttissima Firenze- Roma, mentre alle 7.05 del 13 gennaio si è guastato un deviatoio sull’alta velocità Roma-Napoli. Troppi episodi e troppo frequenti che, secondo Fs, «destano più di qualche interrogativo».

 

2 - IL CAPITANO E L'ARMA DEL COMPLOTTO

Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “la Stampa”

 

I CHIODI DEGLI ALTRI - MEME BY EMILIANO CARLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA

Ha un che di ridicolo l'esposto presentato dalle Ferrovie dello Stato per denunciare una sorta di sabotaggio che avrebbe portato ai disservizi che in questi giorni hanno paralizzato la rete in tutta Italia: un complotto. […]

 

È evidente però che a muoversi dietro le quinte è Salvini, non più in grado di reggere il doppio assedio come ministro dei Trasporti (ieri avrebbe dovuto rispondere alla Camera, ma non s'è presentato) e come segretario del partito. All'interno del quale la questione del terzo mandato sollevata da Zaia rischia di diventare un detonatore per tutta l'area nordista, il core business di una Lega che sul piano nazionale stenta.

 

LUCA ZAIA MATTEO SALVINI

Ieri è stato reso noto che Salvini sì è assicurato il controllo di tutti i marchi del partito, con o senza il suo nome, e anche del simbolo di Alberto da Giussano, da sempre iconico per il Carroccio. È chiaramente un modo di avvertire i suoi avversari interni che chiunque ambisca a sostituirlo al congresso del prossimo marzo, dovrà fare i conti con lui, in un certo senso "proprietario" del partito, oppure rassegnarsi a migrare sotto altre insegne.

 

matteo salvini - piano industriale fs - foto lapresse

Ma credere di risolvere una questione politica adoperando il codice civile è un'illusione. Cosa potrebbe fare Salvini, con la somma di problemi che lo affligge e dopo il declino degli ultimi tempi, anche in caso di riconferma nel suo ruolo di leader? E quale potrebbe essere la reazione dei maggiorenti del partito, se davvero adoperasse l'arma della "proprietà" dei marchi per costringerli a venire a patti?

 

Salvini non si rende conto che la risposta più probabile a una mossa del genere diventerebbe la frantumazione della Lega in tanti rivoli. In un certo senso è ciò che ha ventilato Zaia, minacciando di mettere su una coalizione locale veneta a difesa della possibile candidatura al suo posto di un uomo (o una donna) di Fratelli d'Italia, come chiede Meloni. […]

stefano donnarumma - piano industriale fs - foto lapresse stefano donnarumma matteo salvini giorgia meloni roberto gualtieri inaugurazione piazza pia roma foto lapresse matteo salvini - piano industriale fs - foto lapresseMEME SUL CAOS TRENI E SALVINI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…