SALVINI NON SA PIU’ COSA INVENTARSI PER ALLUNGARE LA CRISI FINO ALLE ELEZIONI IN FRIULI (PER FORTUNA, ARRIVANO DOMENICA) – L’ULTIMA MINCHIATA DEL LUMBARD PER BLOCCARE UN GOVERNO DEL PRESIDENTE E’ FARE “NON UNA MARCIA, MA UNA PASSEGGIATA A ROMA” - DALLA CAMICIA NERA A QUELLA VERDE?
Giorgio Gandola per la Verità
«Il mandato a Roberto Fico è una presa in giro». Matteo Salvini comincia a cogliere il senso del vecchio motto andreottiano, il potere logora chi non ce l' ha, e scarica tutta la sua contrarietà sul capo dello Stato. Poi butta lì una frase in stile bossiano che potrebbe costargli la bocciatura pelosa degli indignados in servizio permanente: «Vorrà dire che ci faremo una passeggiata su Roma». In realtà un veleno sottile scorre dentro le vene del centrodestra, che questa settimana sarà costretto a rimanere alla finestra dalla decisione di Sergio Mattarella.
Il capo dello Stato, irritato per l' indecisionismo doroteo di Silvio Berlusconi (un giorno con Salvini, il giorno dopo contro il governo Salvini-Di Maio) ha ricominciato a guardare a sinistra e ha chiesto a Fico di passare da quelle parti a cogliere affinità e proposte per un eventuale governissimo con il coinvolgimento degli ormai eterni sconfitti.
Questo avviene paradossalmente fra una vittoria consolidata e una vittoria annunciata del centrodestra unito (Molise e Friuli Venezia Giulia) nelle due tornate regionali di aprile. Proprio nelle ore successive all' exploit di Donato Toma a Campobasso, l' alleanza che ha vinto le elezioni il 4 marzo si trova messa in disparte, strategicamente all' angolo, dalle mosse del protocollo istituzionale.
Ma le reazioni dei protagonisti sono molto differenti. Da una parte Berlusconi sottolinea il «rispetto per la scelta del presidente»; una frase attendista che lascia aperte tutte le porte, anche quella che conduce a un accordo con Matteo Renzi. Dall' altra Salvini, più diretto e verace, spara alzo zero da Cividale del Friuli, già geograficamente posizionato per lanciare la volata finale a Massimiliano Fedriga.
«Un governo 5 stelle-Pd? I dem hanno perso in Italia, hanno perso in Molise e se ci date una mano straperderanno domenica in Friuli Venezia Giulia. Non voglio vedere Renzi, Serracchiani e Boschi al governo nei prossimi cinque anni. Gli italiani hanno le idee chiare, sinistra e Pd sono state cancellate dalla faccia della terra. Io penso che il partito democratico per dignità non possa far parte di nessun governo. Non è giusto, non è normale, non è rispettoso».
Poi il leader della Lega forse si accorge di essere andato lungo con la frizione e corregge: «Bisogna rispettare sempre le indicazioni del presidente, ma farò di tutto perché non accada questa presa in giro. Si potrebbe fare la stessa cosa che avete fatto voi con la ricostruzione dopo il terremoto. Se quelli con cui dovreste ricostruire cominciano a litigare e non si mettono d' accordo, alla fine possiamo tirarci su le maniche e provare a fare da soli».
matteo salvini giovanni toti al papeete di milano marittima 2
Lo aveva detto tre giorni fa: la pazienza è agli sgoccioli. La Lega non è mai stata così vicina a uno strappo con Forza Italia e il rischio di veder nascere un esecutivo di garanzia con la benedizione di Mattarella che odora di sacrestia (e con Berlusconi convitato di pietra) mette Salvini di pessimo umore. Il Cavaliere, più avvezzo a navigare fra i canali secondari della politica, preferisce stare sulle generali e auspicare ciò che il presidente della Repubblica non ha alcuna intenzione di concedere: un mandato al centrodestra senza 5 stelle e la ricerca della maggioranza in aula.
«Dal Molise parte un segnale nazionale importante: il centrodestra unito ha la capacità di raccogliere il consenso degli italiani per guidare le regioni e il Paese. Il messaggio degli elettori è stato chiaro, ora dobbiamo impegnarci con tutte le nostre energie per ripetere lo stesso successo in Friuli», spiega Berlusconi. Poi ecco la consueta stoccata ai grillini: «Dal Molise però esce anche battuto e fortemente ridimensionato il dilettantismo dei 5 stelle, rispetto al voto di protesta espresso dagli elettori alle politiche. I grillini si confermano del tutto non credibili per una funzione di governo». Amen.
Sulla stessa lunghezza d' onda Giorgia Meloni, anche perché Fratelli d' Italia è l' unico partito in crescita rispetto alle politiche di un mese e mezzo fa: «Il risultato è una indicazione chiara per il Quirinale; gli italiani vogliono un governo di centrodestra con un programma di centrodestra».
Adesso l' orizzonte è limpido. Mattarella vede due soli punti di caduta: un governo 5 stelle-Lega, ma per farlo partire Salvini dovrebbe salutare col fazzoletto bianco Berlusconi dal molo. Oppure un governo del «tutti dentro», un' arca di Noè istituzionale contro il voto degli italiani, ma con lo specchietto di facciata dei 5 stelle, il Pd rottamato e Forza Italia come stampella esterna. Quest' ultimo viene considerato un mostro da Salvini, che continua a sognare ciò che rischia di diventare una pia illusione.
matteo salvini da oggi nudo allo specchio del bagno
Anche ieri, prima della scarica di adrenalina per il mandato a Fico, aveva dichiarato: «I risultati parlano chiaro. In Molise ha vinto il centrodestra nettamente, i 5 stelle sono arrivati secondi. Smettano di dire io, io, io e mettiamoci a lavorare. Ma a guidare il governo siano i primi arrivati. Io però non dico Salvini o morte. Sottovoce tengo ad aggiungere: facciamo veloce, noi le idee le abbiamo chiare e il programma è pronto. Se qualcuno scende dal piedistallo e ci mettiamo da domani mattina alla scrivania a lavorare, diamo entro una settimana un governo agli italiani che risponde al loro voto. E poi per cinque anni lavoriamo per cambiare insieme il Paese».
Un discorso che ha un senso e che dopo il 4 marzo abbiamo sentito 1.000 volte. Ma è un progetto che non va da nessuna parte perché Luigi Di Maio non vuole Berlusconi e Berlusconi ha ripetuto in musica di non volersi sedere con Di Maio ad alcun tavolo, neppure a quello del bar a prendere uno spritz. «Il mandato a Fico è una presa in giro». È pure vero. Ma un motto che piace ai leghisti bergamaschi dovrebbe soccorrere Salvini prima che sia troppo tardi: «Non è necessario mangiarne tre fette per capire che è polenta».