1. RENZACCIO SI LANCIA NELLA MISSIONE IMPOSSIBILE: L’ATTACCO ALLA BUROCRAZIA DI VIA XX SETTEMBRE, CHE DA ANNI SOPPRIME SUL NASCERE TUTTE LE SPERANZE DI RIPRESA ECONOMICA 2. LA SANTA ALLEANZA CON CASSA DEPOSITI E PRESTITI: LO STRUMENTO PER PAGARE I 60 MILIARDI DEI DEBITI PA C’È GIÀ, MA A BLOCCARLO È STATA FINO A OGGI LA RAGIONERIA DI STATO 3. L’AFFONDO DI BASSANINI CONTRO I MANDARINI DEL TESORO E (LETTA): “NOI SIAMO PRONTI. VEDO RENZI MOLTO DETERMINATO, PUÒ RIMETTERE I BUROCRATI NEL LORO RUOLO” 4. DA MATTEO DEL FANTE A BERNARDO BINI SMAGHI: GLI AMICI FIORENTINI DI RENZI IN CDP 5. A PALAZZO CHIGI È PRONTA LA CABINA DI REGIA SULLE POLITICHE ECONOMICHE, UN VERO CENTRO DI POTERE “PER DECIDERE LONTANO DAI BUROCRATI CHE RALLENTANO IL LAVORO”

1 - LA SANTA ALLEANZA RENZI E BASSANINI PER SOTTOMETTERE LA BUROCRAZIA DEL TESORO
A spiegare nel dettaglio come Matteo Renzi potrà restituire in breve tempo tutti i debiti della Pubblica Amministrazione verso la aziende è stato il presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, in una intervista trasmessa ieri sera da "Porta a porta". L'ex ministro ha illustrato il meccanismo di garanzie che permette di sbloccare la procedura in maniera molto semplice, dando alle imprese la possibilità di scontare in banca gli importi grazie all'intervento della Cdp.

Giancarla Rondinelli, della redazione di Bruno Vespa, ha chiesto quindi a Bassanini: "Voi avevate presentato questa proposta già al governo Letta. Era stata accettata, salvo poi venire bloccata dalla Ragioneria dello Stato per una questione burocratica. Perché adesso dovrebbe andare in porto?".

Il presidente della Cdp ha lanciato a quel punto, col suo stile felpato, l'affondo contro le strutture del Tesoro: "Può andare in porto perché mi pare che il governo Renzi sia molto determinato a risolvere questo problema, che è un problema fondamentale per l'economia del Paese.

E' intollerabile che ci siano imprese che falliscono non perché sono mal gestite ma perché non vengono pagate dallo Stato. Vedo Renzi molto determinato ed è la determinazione della buona politica che può rimettere i burocrati nel loro ruolo". La dichiarazione di guerra ai mandarini di Via XX Settembre è partita, la cabina di regia di palazzo Chigi sugli affari economici è pronta.

Ecco cosa scrive Maria Teresa Meli sul "Corriere della sera" di oggi: "Renzi sta preparando a Palazzo Chigi ‘una cabina di regia'. Non quelle ‘robe collegiali da Prima Repubblica' che servivano da cassa di compensazione per accontentare gli alleati riottosi o polemici. No, un vero centro di potere dove decidere delle politiche economiche, della riforma delle pubblica amministrazione, della sburocratizzazione del Paese, senza perdersi in chiacchiere. E, soprattutto, per decidere ‘lontano dai burocrati che rallentano il lavoro'".

2 - PAGAMENTO DEBITI DELLA PA, IL PREMIER RILANCIA LA SFIDA: «DALLA CDP 60 MILIARDI»
Umberto Mancini per "Il Messaggero"

«La Cassa depositi e prestiti ci aiuterà in 15 giorni a sbloccare i 60 miliardi di debiti della Pubblica amministrazione e a lottare contro il credit crunch». Matteo Renzi conferma la sfida. Ma è un rebus tutto da sciogliere. In effetti l'accelerata impressa dal premier ha colto di sorpresa sia il Tesoro che la Cdp. Tant'è che il ministero dell'Economia Piercarlo Padoan ha preso tempo: «Il meccanismo per saldare va ancora precisato».

E già perché Renzi, nel suo discorso al Senato e con la dichiarazione di ieri sera a Ballarò, ha fatto capire che il percorso utilizzato fino ad ora potrebbe radicalmente cambiare. Con la Cdp chiamata a svolgere un ruolo da protagonista. Il percorso attuale, va ricordato, prevede invece un ruolo centrale della Ragioneria la quale, dopo la certificazione dei debiti da parte delle amministrazioni e le verifiche di rito, sblocca le risorse.

Non prima però di aver concordato con l'ente locale il piano di recupero di quanto dovuto. Regioni e Comuni devono infatti restituire all'Economia le somme anticipate. Gli uomini del Tesoro ricordano che sono stati già «liberati» circa 27 miliardi e che per quest'anno altri 20miliardi torneranno alle imprese che lavorano con lo Stato. Ancora poco, sostengono alcuni, rispetto alla montagna di soldi incagliati, circa 90 miliardi secondo Bankitalia. Per altri, ovvero i tecnici del Tesoro, un risultato più che soddisfacente visto che i debiti scaduti dovrebbe sfiorare «solo» quota 60 miliardi.

In attesa di avere un'interpretazione autentica, alla Cdp scaldano i motori e rimettono in pista la proposta del presidente Franco Bassanini che è più articolata del procedimento in vigore. Semplificando al massimo, il piano Bassanini dovrebbe basarsi su una sorta di garanzia pubblica per le fatture non pagate dagli enti locali. I quali, una volta ottenuta questa certificazione, potrebbero andare in banca a «scontare» le stesse fatture per pagare i fornitori.

Qualora poi la Regione o il Comune non fossero in grado di rispettare gli impegni con gli istituti di credito, cosa più che possibile, spetterebbe alla Cassa intervenire, tappando i buchi e chiudendo i conti. In questo modo le imprese che vantano il credito nei confronti della Pubblica amministrazione avrebbero i soldi, mentre la Cassa - sempre nella proposta Bassanini - si accorderebbe con gli enti locali, fissando nei dettagli i paletti per la restituzione di quanto anticipato, magari dilazionando i tempi e con un tasso d'interesse conveniente.

Si tratta in sostanza dello stesso meccanismo previsto per la concessione dei mutui che ha, come noto, impatto zero sul debito pubblico e che garantisce un rientro assicurato. L'idea ovviamente piace alle banche. «Siamo disponibili - ha detto il presidente dell'Abi Antonio Patuelli - a rilevare i crediti verso le pubbliche amministrazioni vantati dalle imprese a patto che vi sia la garanzia dello Stato a livello internazionale». Patuelli ritiene che circa il 40% delle sofferenze siano riconducibili proprio ai ritardati pagamenti delle Pa.

3 - GLI AMICI FIORENTINI IN CDP LAVORANO AI DEBITI DELLA PA
Francesco De Dominicis per "Libero"


C`è una fitta rete di relazioni dietro il piano sblocca debiti della pubblica amministrazione messo sul tavolo dal premier, Matteo Renzi. Una rete fatta di agganci democrat alla Ragioneria dello Stato e di «amici fiorentini» nella Cassa depositi e prestiti. Il nuovo Primo ministro ha annunciato di voler accelerare i pagamenti della Pa alle imprese. Un piano da 40-50 miliardi di euro che l`ex sindaco intende realizzare con il coinvolgimento della Cdp.

Nella spa del Tesoro, Renzi può contare su un paio di «amici» fiorentini di peso. Anzitutto, il direttore generale, Matteo Del Fante; e poi il dirigente responsabile dei progetti speciali, Bernardo Bini Smaghi, peraltro fratello di Lorenzo, considerato «renziano» e in corsa per il ministero dell`Economia, poi assegnato «via Quirinale» a Pier Carlo Padoan. C`è da dire che il progetto di Renzi sui debiti della Pa trae origine da una idea di Franco Bassanini (presidente Cdp) e dell`economista Marcello Messori.

Un`operazione complessa che mette in gioco la Cassa in un mix di garanzie statali e di cessioni di crediti delle aziende che permette l`incasso presso le banche, mentre lo Stato non dovrebbe contabilizzare debito pubblico o deficit corrente. Tutto in discesa? Non proprio. Finora l`idea di Bassanini ha trovato più di un ostacolo alla Ragioneria generale dello Stato. Il numero uno è un ex Banca d`Italia, Daniele Franco, ed è arrivato a guidare i conti pubblici nel 2013 per iniziativa dell`ex ministro Fabrizio Saccomanni, anche lui in arrivo da via Nazionale.

La Ragioneria detta legge sui pagamenti e su tutti i flussi delle amministrazioni alle aziende. Renzi conta di superare l`ortodossia contabile e la burocrazia, facendo leva, in particolare, su una sponda interna alla stessa Ragioneria: il numero due è Alessandra Dal Verme, cognata dell`esponente Pd, Paolo Gentiloni, «renziano» della prima ora il negoziato non è semplice. Si tratta di mediare e soprattutto di convincere Franco, ma senza strappi che avrebbero conseguenze pericolose. Nella sua relazione programmatica, Renzi ha detto di voler rottamare la burocrazia, ma dichiarare subito guerra ai guardiani delle casse pubbliche non gli conviene.

 

Franco Bassanini e Linda Lanzillotta Franco Bassanini e Linda Lanzillotta RENZI E PADOAN RENZI E DELRIOAntonio Patuelli Lorenzo Bini Smaghi Paolo Gentiloni logo cassa depositi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni donald trump - immagine creata con grok

DAGOREPORT – CHE FINE HA FATTO IL FANTOMATICO "PONTE" CHE MELONI SOGNAVA DI CREARE TRA USA E UE? PRIMA DEL VERTICE BY MACRON, LA DUCETTA AVREBBE AVUTO LA TENTAZIONE DI CHIAMARE TRUMP, MA POI CI HA RIPENSATO. PERSINO LEI HA CAPITO CHE DALL'"IMPERATORE DEL CAOS" AVREBBE RICEVUTO SOLO ORDINI, VISTO CHE CONSIDERA I PAESI EUROPEI SOLO DEI VASSALLI - DAVANTI A UN PRESIDENTE AUTORITARIO CHE DIFFONDE MENZOGNE E RIBALTA LA REALTÀ (“ZELENSKY È UN DITTATORE MAI ELETTO. L’UCRAINA NON DOVEVA INIZIARE LA GUERRA. L'EUROPA HA FALLITO”), SIAMO SICURI CHE L’ANTIPATICO GALLETTO FRANCESE MACRON E L’EUROPA MATRIGNA (CHE COMPRA BTP E DA' 209 MILIARDI DI PNRR) SIANO PEGGIO DI UN INAFFIDABILE AFFARISTA TRAVESTITO DA PRESIDENTE?

donald trump bin salman zelensky putin xi jinping

DAGOREPORT - CHE COSA FRULLA NEL CAPOCCIONE DI DONALD TRUMP? QUAL E' IL SUO PIANO PER UN NUOVO ORDINE MONDIALE, A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA? - L'AFFARISTA FATTOSI PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI È CONVINTO CHE RILEGITTIMANDO LA RUSSIA DI PUTIN COME POTENZA MONDIALE, MOSCA SI SLEGHI DALL’ABBRACCIO COL SUO NEMICO N°1, LA CINA, E MOLLI L’IRAN AL SUO FATAL DESTINO - MA IL TRUMPONE LA FA TROPPO FACILE, AL PUNTO DA PROVOCARE PERPLESSITÀ IN UN ALLEATO DI FERRO COME IL SAUDITA MOHAMMED BIN SALMAN (NON E' UN CASO CHE RIAD OSPITI IL VERTICE PER LA PACE IN UCRAINA, ANZICHE' NELLA NEUTRALE SVIZZERA) – IL DIALOGO IMMAGINARIO TRA IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA E “THE DONALD” E TUTTE LE VARIABILI CHE TRUMP NON PRENDE IN CONSIDERAZIONE: DALLA REAZIONE CINESE ALLA DEPORTAZIONE DI DUE MILIONI DI PALESTINESI, DALLE SPACCATURE NELL’ISLAM A TAIWAN, PASSANDO PER L'EUROPA...

mediaset matteo salvini marina berlusconi piersilvio giorgia meloni paolo del debbio mario giordano nicola porro

DAGOREPORT – MATTEO SALVINI ATTACCA MARINA BERLUSCONI, REA DI AVER LIQUIDATO TRUMP COME "BULLO", PERCHÉ A MEDIASET NON SE LO FILANO PIÙ: IL CLUB DEGLI ''AMICI DI GIORGIA'' (PORRO-DEL DEBBIO-GIORDANO, CAPITANATO DA SALLUSTI) LO HA ESTROMESSO DAI TALK DI RETE4 – L’INTERVISTA RILASCIATA DALLA CAVALIERA AL ''FOGLIO'' È UN MANIFESTO PER LA FORZA ITALIA GUIDATA DALL'INETTO TAJANI, MARCANDO COSI' LA SUA DISTANZA DA MELONI. E ANCHE DA CHI IN MEDIASET, SUONA OGNI SERA LA GRANCASSA ALLA DUCETTA (E INFATTI LE PAROLE DELLA FIGLIA PREDILETTA DI SILVIO BERLUSCONI HANNO INDISPETTITO IL POCO CORAGGIOSO PIER SILVIO…)

giorgia meloni vertice parigi eliseo emmanuel macron

DAGOREPORT- PER CAPIRE COSA È SUCCESSO AL VERTICE PARIGINO DI MACRON, BASTA VEDERE IL VOLTO INGRUGNITO DI GIORGIA MELONI - PER DARE UN SEGNALE A TRUMP DEL SUO STATO D’ANIMO ALLA ‘’CONVOCAZIONE’’ DEL PRESIDENTE FRANCESE, È ARRIVATA ALL’APPUNTAMENTO CON UN’ORA DI RITARDO, PER POI PRODURSI IN UNA FIGURA BARBINA QUANDO HA AFFERMATO DI NON ESSERE D’ACCORDO SULL’IDEA DI PROPORRE UNA VIA EUROPEA AL CESSATE IL FUOCO IN UCRAINA: L’UNIONE DA SOLA NON VA DA NESSUNA PARTE, QUINDI OCCORRE ‘’RAGIONARE’’ CON TRUMP. A QUEL PUNTO, LA PREMIER MUSK-ERATA SI È RITROVATA ISOLATA, CON I PRESENTI CHE IN CORO LE HANNO FATTO PRESENTE CHE, FINO A PROVA CONTRARIA, È IL PRESIDENTE AMERICANO CHE NON INTENDE “RAGIONARE” CON L'EUROPA (VEDI LE TRATTATIVE RUSSIA-USA IN CORSO A RIAD...)

giorgia meloni donald trump emmanuel macron

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI NON AVEVA ALCUNA VOGLIA DI VOLARE A PARIGI AL VERTICE ORGANIZZATO DA MACRON PER L’UCRAINA (E SI VEDEVA), MA HA DOVUTO ABBOZZARE – IL TOYBOY DELL’ELISEO HA APPARECCHIATO UN TAVOLO CON TUTTI I PRINCIPALI LEADER EUROPEI (PIÙ IL BRITANNICO STARMER, PRIMO CONTRIBUTORE DI KIEV, DOPO GLI USA) E LA DUCETTA NON POTEVA DISERTARE – A CONVINCERLA È STATO ANCHE IL PRESSING DELLA "FIAMMA MAGICA", CHE LE HA FATTO NOTARE CHE NON PRESENZIARE L’AVREBBE ISOLATA COMPLETAMENTE. MEGLIO PARTECIPARE, E MARCARE LA PROPRIA DISTANZA AGENDO COME “DISTURBATRICE” TRUMPIANA. E COSÌ È STATO – IL PIANO DI TRUMP: RIAVVICINARE PUTIN ALL’ORBITA EURO-ATLANTICA PER LASCIARE SOLO XI JINPING...