1- SOTTO LO SCANDALO LAVITOLA-TARANTINI, LA TEMPESTA TRA I MAGISTRATI DI BARI 2- IL PROCURATORE CAPO LAUDATI IN ROTTA DI COLLISIONE CON IL PM SCELSI CHE AVEVA IN MANO IL FASCICOLO SU TARANTINI. E ALLA FINE GLIELO AVEVA DI FATTO SOTTRATTO 3- CONTEMPORANEAMENTE, DALLA PROCURA DI NAPOLI HANNO MANDATO LE INTERCETTAZIONI CHE RIGUARDEREBBERO LAUDATI ALLA PROCURA DI LECCE, COMPETENTE SUI REATI DEI MAGISTRATI BARESI, TANTO COME PERSONE OFFESE CHE COME INDAGATI 4- LA GUERRA SCELSI-LAUDATI SULLE INTERCETTAZIONI DEL CASO BERLUSCONI-D'ADDARIO (DISTRUGGERLE O DEPOSITARLE?) RISCHIA DI ESPLODERE NELLA PROCURA SALENTINA 5- SI SALVI CHI PUÒ, PERCHÈ QUANDO I PROCURATORI E I PM SI ACCAPIGLIANO TRA LORO, DI SOLITO CI FINISCONO TRAVOLTI I POLITICI E I GIORNALISTI (MICA IL CSM) 6- TRAVAGLIO: "CHE FIGURA: L’UTILIZZATORE FINALE S’È RIDOTTO A UTILIZZATO FINALE”

1- DAGOREPORT
La tempesta tra magistrati era nell'aria da tempo, a Bari. Il procuratore capo Antonio Laudati, ex dirigente del ministero della Giustizia ai tempi di Clemente Mastella, nei mesi scorsi era entrato in rotta di collisione con il pm Giuseppe Scelsi, l'esperto magistrato dell'antimafia che aveva in mano il fascicolo su Giampi Tarantini. E alla fine glielo aveva di fatto sottratto, come ha scritto a luglio Scelsi in un un lungo memoriale di accuse a Laudati, finito alla prima commissione del Csm.

Contemporaneamente, dalla procura di Napoli hanno mandato stralci delle intercettazioni che riguarderebbero Laudati alla procura di Lecce, competente sui reati che riguardano i magistrati baresi, tanto come persone offese che come indagati. La guerra Scelsi-Laudati sulle intercettazioni telefoniche del caso Berlusconi-D'Addario (distruggerle o depositarle?) rischia quindi di esplodere nella procura salentina. Si salvi chi può, perchè quando i pm litigano tra loro, di soliti ci finiscono in mezzo i politici e i giornalisti.


2- SILVIOMAT, UN OBOLO PER TUTTI
Marco Travaglio per "il Fatto quotidiano"

Gli storici del futuro, se vorranno capire qualcosa di questi 17 anni di regime berlusconiano, non potranno prescindere dalle intercettazioni che immortalano pensieri, parole, opere e mignotte del gaglioffo tristemente noto come "il presidente del Consiglio". Un posto d'onore lo meriteranno quelle contenute nel mandato di cattura per estorsione al premier contro Gianpi Tarantini, il pappone presidenziale, la gentil consorte e l'ultimo statista reclutato da Palazzo Chigi: Valter Lavitola. Bilancio di una vita.

A 36 anni, nel mezzo del cammin della sua vita, Gianpi ne stila un bilancio lusinghiero e soprattutto trasversale: "Io a 20 anni stavo in barca con D'Alema e gli altri a 90 anni ancora dovevano fare quello che io avevo fatto in due anni, da 18 a 20. A 30 stavo a dormire a casa di Berlusconi, io". Una vita, una Bicamerale. Amor patrio. Nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia, memore dei moniti del capo dello Stato, il premier tiene a esternare tutto il suo patriottismo e le sue virtù civiche: "A me l'unica cosa che possono dire è che scopo.

Tra qualche mese me ne vado per i cazzi miei da un'altra parte... via da questo Paese di merda, sono nauseato". Una presa di coscienza un po' tardiva, ma encomiabile: in 17 anni di cura berlusconiana, la famosa "rivoluzione liberale", l'Italia che già non era granché è diventata una merda. E lui, modestamente, lo nacque. La Volpe di Arcore. Mesi fa, stufo delle intercettazioni, B. annunciò di avere "smesso di chiamare la gente al telefono" (gli avvocati non avevano osato spiegargli che lui non è mai stato intercettato quando chiama, ma quando riceve chiamate: gli intercettati sono i delinquenti che lo chiamano e, curiosamente, posseggono il suo numero).

Poi arriva Lavitola e gli risolve, dietro lauto compenso, il problema. O almeno così dice, regalandogli sim card e cellulari "sicuri" per parlare con lui. Una volta B. chiama Lavitola con una scheda Wind intestata a un certo Ceron Caceres, ignoto cittadino peruviano (che sarà presto sottosegretario). Naturalmente la telefonata viene intercettata all'istante e spiega, fra l'altro, il QI del nostro premier. Avvocati double face.

Anche la categoria degli avvocati della Real Casa fa un'ottima figura. Il gip dispone che gli arrestati non possano incontrare i difensori, nella certezza che li userebbero per concordare "versioni di comodo". Tarantini è difeso da Giorgio Perroni, che assiste pure B., Previti, Mora, Berruti, Del Bue e Messina. Più che un avvocato, un portafortuna.

Silviomat. Il primo che passa batte cassa, e B. scuce. Sabina Began, l'ape regina, s'è "sistemata per tutta la vita", in una villa che "pare casa Onassis". Ruby e le Olgettine, s'è perso il conto. Mora 4 milioni (meno gli 800 milioni detratti da Fede).

Lavitola 400 mila euro. Tarantini solo 100 e s'interroga: "E che, l'unico coglione de ‘sta storia so' io?". Lavitola: "20 mila euro al mese più l'affitto" per la stamberga in via Veneto "non sono pochi". Ma Gianpi piange miseria: "Mica posso mandare mia moglie a vendere le borse. Vado là e dico: Preside', non c'ho una lira, sono disperato, mi vuoi mantenere come Cristo comanda, senza rotture di coglioni?

Se gli chiedo 3 milioni quello dice sì. Come abbiamo fatto finora? Abbiamo trovato 4-5 cazzate da dirgli e ci ha sempre dato tutti i soldi che volevamo". Ricatto Quotidiano. Lavitola ha scoperto il pin del Silviomat: "Teniamolo sulla corda... pressiamolo su quelle cose là". Cose per non dire mignotte a domicilio, perché "l'ha capito tutto il mondo che sono puttane".

Basta dire al processo di Bari che l'aveva capito anche B., e sono guai pure per lui: "Ci sono telefonate - rivela Gianpi - tra me e le ragazze che dicono che hanno ricevuto soldi da lui". Pover'ometto, che brutta fine. E che scadimento: da imputato a vittima di reati altrui. E che figura: l'utilizzatore finale s'è ridotto a utilizzato finale.

 

antonio laudatiscelsitarantini daddario Berlusconi fotografato il 31 maggio 2009 davanti all'ingresso dell'hotel Palace di Bari, alle sue spalle Patrizia D'Addario

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