SCHIERA-MONTI - TRA IL CARROCCIO CATORCIO E IL LODEN DI SUDARIO MONTI, IL BANANA HA SCELTO IL PORTAFOGLI E I SUOI AFFARI - SE PRIMA SILVIO VEDEVA MONTI COME L’USURPATORE DEI POTERI FORTI, ADESSO, INSIEME AL BRANCO DEI PIDIELLINI CHE TEMONO DI DOVER CAMBIARE MESTIERE, LO INCENSA - E FORSE PER PRIMA SE NE ACCORGERÀ LA GIÀ TRABALLANTE SINISTRA...

Ugo Magri per "la Stampa"

In cento giorni, che spettacolare metamorfosi. Nei confronti del Prof, il Cavaliere è passato dalla minaccia sfrontata all'abbraccio un po' peloso. C'è sempre il sospetto che Berlusconi «bluffasse» tre mesi fa, quando sosteneva che «noi possiamo staccare la spina in qualunque momento».

Neppure adesso sembra veramente sincero in questo suo appoggio che si spinge a immaginare «Monti forever», presidente del Consiglio non solo in questa ma pure nella prossima legislatura, fino al lontano 2018... Chi può escludere che certe lusinghe siano finalizzate a ottenere qualcosa in cambio? E di cose da chiedere, Berlusconi ne avrebbe una quantità. Se così fosse, prepariamoci a un crescendo rossiniano, macché a Palazzo Chigi, Monti «for President», successore ideale di Napolitano che il Pdl sarebbe entusiasta di sostenere... Questione di giorni e di «do ut des».

All'inizio non era affatto così. Bruciava la fine ingloriosa del quarto governo Berlusconi, i tecnici accolti come salvatori della Patria, a guidarli quel Monti che tra gli orfani di Silvio evocava per assonanza la «bestia nera» Tremonti, additato quale responsabile di tutte le loro disgrazie, e perfino un po' l'«outsider» Montezemolo. Tra l'altro il governo era nato nella più totale discontinuità, nemmeno una figura come Gianni Letta vi aveva trovato posto per fare da trait d'union con il recente passato.

Si aggiungano le prime misure di austerità adottate dal nuovo governo, in particolare la resurrezione dell'Ici sotto forma di Imu, che smontava una solenne promessa del Cavaliere nella campagna elettorale 2008: in fondo è umano che il centrodestra trangugiasse con disgusto l'amara medicina, celando appena il maldipancia dietro espressioni come «senso di responsabilità» e via giustificando.

Monti ha davvero rischiato di cadere verso metà gennaio, quando nel Pdl (non Alfano, non i capigruppo, bensì tra gli ex di An e presso un signore che sta di casa ad Arcore) è sorta la tentazione di gridare «muoia Sansone con tutti i filistei». Era in ballo il decreto sulle liberalizzazioni, con la rivolta di tassisti, di farmacisti e di tutte quelle categorie che sono il retroterra sociale del centrodestra. Bossi ci aveva aggiunto del suo, mettendo Berlusconi davanti all'aut-aut: «Scegli tra Monti e la Lega».

Il Cavaliere aveva barcollato, anzi sul momento (giurano in via Bellerio) avrebbe risposto «okay, elezioni entro due mesi», salvo rimangiarselo il primo febbraio e sostenere pubblicamente che far cadere il governo «sarebbe da irresponsabili». Quel giorno si è formalmente chiusa l'alleanza del Pdl col Carroccio.

E per un puro caso, che non sfuggì alle cronache più maliziose, la sera stessa il Professore venne omaggiato da una trionfale accoglienza nella sede romana di Canale 5 al Palatino, con interviste culminate nell'onesto riconoscimento del premier al Predecessore: «Fu per merito suo se entrai in politica, quando Berlusconi nel ‘94 mi fece con la Bonino commissario europeo». Il Cavaliere estasiato ai suoi: «Ve l'avevo detto che è un genio...».

Adesso non solo tra i generali, ma perfino nella truppa berlusconiana il presidente del Consiglio va per la maggiore. Osvaldo Napoli, uno dei più accesi, confessa: «Devo fare autocritica, quello che lui sta facendo è essenziale e solo lui poteva farlo». Tra gli scettici resiste impavido Rotondi, l'ex-ministro: «Per stare appresso a Monti, Silvio si è cacciato in un guaio perché Bossi lo mollerà, Bersani e Casini non se lo fileranno, e lui farà la fine di Martinazzoli» che nel ‘94 perse le elezioni. Pesa le parole colui che guida il gruppo tuttora più numeroso alla Camera dei deputati, cioè Cicchitto: «Monti ha esordito con una manovra per diversi aspetti non condivisa dal Pdl.

Tuttavia ha varato la riforma delle pensioni, dove il centrodestra non era riuscito per le resistenze della Lega; e sta facendo cose che qualunque governo ragionevole dovrebbe fare... Se adesso ci piace di più? Sulle scelte di fondo Monti non cozza contro la nostra visione, la convivenza è possibile. Semmai vedo le sue ricette meno in sintonia con quelle della sinistra. Affari loro...». Per i «berluscones», Monti non è più l'Usurpatore; se poi con le sue ricette rigoriste seminasse zizzania nel campo avversario, come fece Craxi nel referendum sulla scala mobile, anche il Professore si trasformerebbe agli occhi del centrodestra nel nuovo invincibile supereroe.

 

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